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venerdì 19 aprile 2024

La verità è scritta negli sguardi delle ''Donne del digiuno contro la mafia''

23-10-2014

La mostra gratuita dedicata alle “Donne del digiuno contro la mafia”, che resterà nella ex chiesa di San Pier Escheraggio fino al 9 Novembre, per poi volare a Roma, Milano, Londra e Berlino, è un vero e proprio racconto; una storia fatta di volti che ricordano un periodo delicato per l'Italia. Correva l'anno 1992, la mafia si sente il fiato sul collo e decide di uccidere chi sta cercando di arrestare il suo cammino, i magistrati che fanno parte del “pool antimafia” Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Poco dopo la loro morte, il 26 luglio del 1992 Rita Tria, una ragazza che a soli 17 anni, mossa dalla stessa voglia di giustizia, denuncia la propria famiglia, diventando testimone di giustizia, si toglie la vita. In occasione dei suoi funerali e di quelli dei due magistrati, la popolazione palermitana si raccoglie, protesta, fischia le istituzioni: qualcosa sta cambiando ma non tutti hanno il coraggio di manifestare pubblicamente il loro dissenso. Le prime a metterci la faccia furono un gruppo di donne, diverse per età e provenienza, che si conquistarono con la loro protesta bianca, l'appellativo di “donne del digiuno”. Così diverse, ma unite dallo stesso desiderio di giustizia, iniziarono uno sciopero della fame in Piazza Castelnuovo ed in molte vi passarono anche la notte. Ad abbandonare le  loro attività, la propria famiglia, non furono soltanto nomi noti come Pina Maisano Grassi, vedova di Libero, l’imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo, Simona Mafai, Maria Maniscalco, Michela Buscemi, Rita Borsellino, la sorella di Paolo, ma anche molte sconosciute che accorsero in loro sostegno da tutta Italia. Il loro grido di battaglia, un manifesto che apre la mostra, nel quale si leggono poche parole ma molti nomi, perché queste donne non si limitarono ad esprimere il loro dissenso ma attaccarono direttamente i colpevoli: “Iniziamo oggi pomeriggio con un presidio a piazza Castelnuovo uno sciopero della fame, come cittadine di Palermo, al di là delle appartenenze ad associazioni o partiti, che continuerà fino a quando il prefetto Jovine, il capo della polizia Parisi, il procuratore Giammanco, l’alto commissario per la lotta alla mafia Finocchiaro, il ministro degli interni Mancino, non si dimetteranno".
Come però molto spesso avviene, queste eroine vennero lasciate sole dai media; pochi articoli, nessun segno sui libri di scuola, nessun servizio televisivo. A rendere omaggio al loro gesto ci ha pensato ventidue anni dopo il fotografo palermitano Francesco Francaviglia che dopo aver rintracciato qualcuna di loro ed aver ascoltato la storia, ha immortalato i loro volti. Sullo sfondo nero, grazie ad un gioco di dissolvenze, ciò che emerge sono gli occhi; sguardi che parlano allo spettatore, che raccontano la rabbia ed il terrore che si viveva in Italia in quel momento, proprio come un film e lo fanno attraverso un linguaggio universale, non fatto di parole ma di espressioni. Accanto alle rughe, ai capelli bianchi, i loro sguardi stanchi, propri di chi in vita ha lottato tanto ed ora si gode il meritato riposo. A colpire il pubblico la forza magnetica della loro anima combattiva che prepotente esce dalle foto per ricordarci di non abbattersi mai e combattere per i propri ideali. Il fotografo le ha riunite questa volta non sotto un cielo stellato ma dentro dei musei per far entrare la loro testimonianza nella storia, un storia che per lungo tempo le aveva dimenticate.
Per informazioni: www.polomuseale.firenze.it

Martina Viviani