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giovedì 18 aprile 2024

L'umanità si racconta con ''Human'' al Forte Belvedere

24-04-2015
Sono cento le opere di "Human" in mostra gratuitamente fino al 27 Settembre al Forte Belvedere. Calchi dalle sembianze umane, realizzate in metallo che affollano ogni angolo della meravigliosa struttura rinascimentale che quest’anno finalmente riapre a 360 gradi. Molte tra queste sono nel loro insieme estremamente simili a noi, altre invece ricalcano tratti geometrici per farci sentire il senso di cambiamento e la perdita di prospettive che anima la nostra generazione. Non un percorso segnato da tappe obbligatorie ma un viaggio da compiere nella più completa libertà per scoprire il presente e soprattutto il passato, momenti che diventano protagonisti grazie a figure che si pongono sul nostro stesso piano, che poggiano sui loro piedi e non su postazioni rialzate; credo che questo tentativo di avvicinare l’arte contemporanea al pubblico, qualcosa che normalmente si considera come estraneo e difficile, sia la chiave che determinerà il suo successo. Sono uomini come noi che si sparpagliano e si riuniscono, si nascondono o si perdono a guardare il panorama; e in questo loro muoversi cambiano posizione e da eretti si siedono, si accucciano o si piegano. Sono lì in silenzio per raccontare una storia che parla di dolore, quel sentimento che colpisce tutti se con la mente ci soffermiamo a ricordare i momenti bui che hanno segnato il genere umano. Basta pensare alle guerre, alle morti di ieri come a quelle di oggi per essere colti da un inspiegabile tristezza, la stessa che “Human” porta in scena. Un passato che al Forte Belvedere, complesso rinascimentale per eccellenza, trasuda da ogni angolo e che torna ancor più protagonista attraverso le opere di Antony Gormley, entrando in dialogo con il presente e l’ambiente che lo circonda. E proprio lì, su questa terrazza magnifica che accade una magia; quei pezzi di metallo ammirano la Città, i monumenti e le milioni di persone che ogni giorno la animano. Le stesse che ora, se le trovano davanti al loro cammino, come ostacoli che prima di superare ti fermi a guardare; proprio da questa costrizione nasce la voglia di continuare e scoprire. Inizi così un viaggio che ha come filo conduttore la scultura, una forma che in quel luogo perde la sua valenza puramente artistica per diventare il mezzo con cui indagare il nostro animo per tornare a rinascere.

Martina Viviani