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martedì 16 aprile 2024

''La luce della solitudine'' di Gianfranco Ferroni agli Uffizi

15-05-2015
Si apre la mostra "La luce della solitudine" dedicata a Gianfranco Ferroni nella sala delle Reali Poste degli Uffizi, che puo' essere visitata gratuitamente fino al 5 Luglio. La rassegna per immagini in scena a Firenze prende il proprio nome da una sua opera, quella che impera al centro della sala; il percorso costruito tuttavia pare ricalcare l’evoluzione della sua attività pittorica aprendosi con tratti impressionisti fino a sfociare nel più concreto realismo. La prima tela, posta sulla sinistra, infatti ricalca l’inquietudine, le urla e la voglia di combattere che viene espressa attraverso una sovrapposizione quasi totale delle cromie; colori che schizzano fino a far perdere la definizione dei contorni e dei volti che la abitano. Poi, passo dopo passo, scopri dei lievi accenni al cubismo, corrente che poi si annienta nella seconda fase, quella più rappresentata all'interno della mostra, in cui il colore si annienta per lasciare il posto alla realtà. Un presente che porta il pittore livornese a riflettere sulla storia del genere umano e sulla sua vita. E proprio da questa introspezione fà capolino lo spettro della solitudine che si manifesta con un’assenza di tinte e soggetti, elementi che di per sé attraggono lo spettatore con i loro naturali effetti speciali. A diventare protagonista è la natura morta, fatta da tavoli, sedie e molti altri oggetti che animano la nostra quotidianità e che lì, sulla tela, sembrano raccontarsi con una nuova voce per dimostrare la tranquillità che l’autore, nel punto finale della sua vita, aveva raggiunto. L’opera che maggiormente ha colpito il mio occhi vede un bicchiere e una bottiglia, elementi connessi tra loro, fluttuare nell’aria sorretti da una mensola di ombre; come due vecchietti, i "Due oggetti" vuoti stanno lì, sulla loro panchina, ad aspettare il momento giusto per dissolversi nell’infinito. Ferroni pone al centro delle sue opere la luce e le ombre, due componenti antitetiche, che si alternano per urlare una storia che parla di denunce sociali; l'arte con il suo pennello diventa uno strumento per attaccare la condizione dei lavoratori o il massacro degli ebrei, durante il periodo nazi-fascista. Proprio quest'ultima caratteristica ritorna nell'opera "Senza resurrezione", la sola in cui sono presenti delle persone. Il pittore si ritrae su una barella, dietro a lui, un'ombra meschina e degli spettri che si frappongono tra lui e la croce dove viene eretto un Cristo pagano, sacrificato come i deportati nei lager, e che, proprio come loro, non ha speranze.
"La luce della solitudine" è una mostra estremamente eterogenea che ricalca diversi linguaggi, cambiamenti di rotta che hanno seguito le vicende di Ferroni. Le linee si incontrano, nascono e poi si dissolvono in una calma dettata dalla rassegnazione.

Per maggiori informazioni: www.uffizi.firenze.it  
 
Martina Viviani