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sabato 20 aprile 2024

''#DalìMeetsDante'', La Divina Commedia attraverso gli occhi di Salvador Dalì

06-07-2015
"Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita". Queste sono le parole con cui si apre la mostra #DalìMeetsDante allestita a Palazzo Medici Riccardi (via Cavour - Firenze), fino al 27 settembre 2015. I versi tratti dall'Inferno dantesco inducono lo spettatore a intraprendere un viaggio immaginario alla scoperta di tre mondi ultraterreni; tre tappe fondamentali che ricalcano altrettanti blocchi tematici, pensati per celebrare l'incontro tra la Divina Commedia e l'estro creativo del surrealista Salvador Dalì. 100 tele lungo il cammino che vengono affiancate da sei statue, tre delle quali conducono il pubblico verso l'uscita: ecco i numeri di un progetto imponente, che ha visto la sua nascita nel 1950 e oggi, in occasione delle celebrazioni per i 750 anni dalla nascita del Sommo Poeta, torna in scena proprio nella terra che gli diede i natali: Firenze.

#DalìMeetsDante non è una semplice rassegna ma piuttosto una passeggiata fantastica in grado di catturare la mente e condurla verso scenari sconosciuti. Virgilio ci aspetta davanti alle fiere per condurci dagli abissi dell'Inferno, il luogo della dannazione eterna regno, all'alba del Purgatorio, dove si espiano i peccati abitato; il fedele compagno ci lascia solo alle porte del Paradiso dove la nostra anima con Beatrice riesce a scoprire la luce divina. Durante il nostro pellegrinare ci scontriamo inevitabilmente con moltissimi personaggi che, grazie al potere dell'iconografia, si rivolgono direttamente in camera, prendendo vita per recitare i versi che Dante scrisse per loro. Caronte, gli ignavi, i lussuriosi, Virgilio, Beatrice, le tre sante, ecco solo alcuni dei nomi in scena. Protagonisti da ascoltare che sono stati realizzati mixando la tecnica ad acquerello con dei tratti di penna; la combinazione tra questi due elementi fa subito saltare all'occhio la precisione e la maestria di chi li ha ritratti e allo stesso tempo profumano d'innovazione, quella sorta di aria fresca che connota fin dai primordi l'opera di Dalì e che, in questo caso, rivive attraverso un linguaggio che passa dall'ironico al dolce, dal grottesco al sublime lasciando intatta l'immediatezza formale. Il pittore spagnolo, contrariamente a quello che si potrebbe ipotizzare, non si limita a illustrare la Divina Commedia, ma si spinge oltre per fornire una sua libera interpretazione del Poema stesso. Per raggiungere questo scopo mescola la cultura e la memoria con il proprio percorso artistico per dar vita a una versione del tutto inedita in grado di trasmettere, negli occhi di chi guarda, emozioni forti e spesso in contrasto tra loro. La scrittura di Dante vive così nel 2015 attraverso la visionarietà di Dalì che la arricchisce di elementi rappresentativi come le figure molli; attraverso gli orologi si pone l'obiettivo di scardinare la classicità delle forme e le regole imposte della forma per aprirsi e diventare specchio di una società in continua trasformazione e della memoria intesa come elemento caratterizzante e elastico. Accanto alla deformità ecco che torna la stampella, simbolo che riflette sia il sostegno, sia la debolezza che connota ogni essere vivente. Questa stessa fragilità torna anche nella rappresentazione delle gambe dei ragni, secche e esili che donano alle figure una certa instabilità; belle restano in alto per essere ammirate ma da un momento all'altro potrebbero cadere sotto il proprio peso. Quasi tutte le 100 illustrazioni hanno soggetti deformati che protendono verso l'alto, si allungano nel vano tentativo di conquistare ogni millimetro di bianco.

Per maggiori informazioni: www.thedaliuniverse.com 

di Martina Viviani