Città di Firenze
Home > Webzine > Rugby in carcere: la meta è oltre
venerdì 19 aprile 2024

Rugby in carcere: la meta è oltre

11-03-2014

Il carcere di Sollicciano apre le porte al rugby con una nuova iniziativa che ha l'intento di avviare i detenuti alla pratica di uno degli sport con più valori in assoluto. Genitori del progetto sono il CSI, Centro Sportivo Italiano, e l'Opera Madonnina del Grappa, in collaborazione con la Società Firenze Rugby 1931 e la FIR, Federazione Italiana Rugby.
"Ho seguito passo passo questa bellissima esperienza - ha spiegato Stefania Saccardi - fin dal suo concepimento, quando ancora ero al comune di Firenze. Adesso siamo quasi in dirittura di arrivo e sono davvero orgogliosa di aver contribuito ad introdurre anche a Sollicciano la pratica di una disciplina come il rugby, una sorta di scuola di vita. L'importanza di questo sport infatti va ben oltre gli aspetti tipici legati alla pratica sportiva, come benessere e forma fisica. Oltre a consolidare altri principi sportivi, come integrazione e condivisione, insegna soprattutto a privilegiare il valore del gruppo rispetto al singolo, sviluppa il senso del sacrificio in favore del risultato di squadra.
Regole basilari nella vita
- ha concluso il vicepresidente - ma anche all'interno di una struttura come quella penitenziaria posso diventare preziosissime, prorpio in vista di un reinserimento sociale successivo".
L'iniziativa ricalca esperienze analoghe già avviate in altre strutture penitenziarie italiane (ad esempio in Toscana già sono presenti Porto Azzurro e la Casa Circondariale la Dogaia di Prato), ed è stata presentata martedì 11 marzo durante una conferenza stampa organizzata a Palazzo Strozzi Sacrati. Oltre alla vicepresidente Stefania Saccardi sono intervenuti il presidente del Comitato CSI di Firenze Roberto Posarelli, il consigliere nazionale FIR responsabile dei progetty su rugby e carcere Stefano Cantoni, il cappellano del carcere di Sollicciano Don Vincenzo Ruzzo, il consigliere di Firenze Rugby 1931 Francesco Gramegna e il presidente di Laboratorio Sportivo Claudia Cavaliere.
Lo sport è campo scuola di vita e, come in altri progetti sociali, non è fine a se stesso ma strumento di competenze trasversali, per vivere emozioni, instaurare relazioni e scoprire sè stessi. Il rugby è in questo caso lo sport più adatto, poichè non solo il "sostegno" è parte intrinseca della sua filosofia, ma è addirittura richiesto e "obbligato" dalle regole del gioco. L'aggressività non è bandita, bensì ritualizzata e incanalata, resa risorsa sul campo affinchè non venga agita in altri contesti.
Le regole e la disciplina sul campo non sono mai imposte, ma diventano automatiche e all'interno della squadra si condivide la fatica, le difficoltà e le gioia, nel rispetto delle regole e della disciplina per la costruzione di un obbiettivo comune: la Meta. Ed è per tutti questi motivi che il rugby è uno sport sociale e socializzante per definizione.
Non è impensabile che tutti questi valori traslino dall'interno del campo alla vita di tutti i giorni, come un bagaglio culturale attuabile nella vita quotidiana, ed è anche questo un obbiettivo, ovvero favorire il reinserimento nella società.
Firenze Rugby 1931 e Laboratorio Sportivo si dividerano rispettivamente la parte tecnica e quella progettuale e, l'attuazione di "Rugby in carcere: la meta è oltre", seguirà determinate tappe. Inizialmente avrà luogo un incontro tra due squadre di alti livelli all'interno della struttura penitenziaria, con l'obbiettivo di presentare il progetto e suscitare interesse. Successivamente, raccolte le adesioni, prenderanno il via gli allenamenti. Una volta che i detenuti avranno appreso le basi saranno organizzate partite esterne, con realtà fiorentine e toscane, con cui vi è la speranza di sviluppare relazioni e partnership.

Susini Matteo