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giovedì 18 aprile 2024

''Gianfranco Ferroni agli Uffizi''. Una mostra per scoprire l'artista livornese

14-05-2015
E' aperta al pubblico da Venerdì 15 Maggio fino al 5 Luglio la mostra La luce della solitudine. Gianfranco Ferroni agli Uffizi nella sala delle Reali Poste (ingresso libero).
A cura di Vincenzo Farinella l'esposizione ruota attorno all'opera dal titolo "Senza Resurrezione", donata dal pittore livornese alla galleria fiorentina e alla sua incisione su rame.
"Quest'evento è una buona occasione per rinnovare la riflessione su uno degli artisti più lirici del Novecento italiano - ha detto Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi - forse poco conosciuto e per questo poco considerato. Il titolo della mostra La luce della solitudine è preso in prestito da una sua stessa opera: "È del tutto palese che la luce (e, per naturale conseguenza, il suo contrario) sia da sempre determinante nelle opere di Ferroni. A mutare è semmai la relazione ch’essa instaura con le ombre e col buio a seconda del suo periodo di produzione".
La mostra ospita 34 delle sue maggiori opere, "scelte cercando di seguire due punti di vista - dice il curatore Vincenzo Farinella - uno è stato cercare le opere di maggiore qualità, le più emozionanti; l'altro tentare di realizzare un'antologia rappresentativa dell'artista. L'esposizione è organizzata seguendo un percoso circolare e in ordine cronologico (dal 1956 al 1998), che permette al pubblico di seguire passo passo l'itinerario pittorico di Ferroni nelle sue diverse fasi, alla fine del quale è curioso mettere a confronto la prima e l'ultima opera. Guardandole ci si accorge come nel tempo l'animo dell'artista sia cambiato, e con esso il suo modo di essere espresso."
Il primo dipinto infatti, Le donne di Marcinelle, ispirato al tragico disastro nella miniera di Marcinelle in Belgio, "è un urlo. I colori e le tecniche sono violente. Proprio a dimostrazione della sua volontà di rimanere legato alla realtà". Mentre l'ultima opera è quasi l'opposto: Due oggetti in uno spazio vuoto, sembrano quasi dissolversi nel nulla, "una totale immersione in una prospettiva di superamento del mondo".

Al centro dell'esposizione l'opera più importante (venduta e poi riacquistata dal Ferroni), Senza resurrezione, dipinta per la Biennale di Venezia nel 1968, la "biennale della contestazione"; la tela infatti fu in quell'occasione esposta verso il muro e quindi vista da nessuno proprio come forma di protesta per le violenze segli studenti che manifestavano in occasione dell'inaugurazione.
Oggi, grazie alla generosità di Arialdo Ceribelli, amico del curatore della mostra, il dipinto entra a far parte stabilmente della collezione degli autoritratti degli Uffizi.
Si tratta di un dipinto monumentale, un'opera di denuncia, che ruota attorno al tema della sopraffazione e dei soprusi di cui è vittima l'uomo: in particolare riecheggiano le memorie dell'olocausto, filtrate attraverso il ricordo di alcune grandi scene di compianto dei secoli passati come la Morte della Vergine di Caravaggio e la Deposizione di Cristo di Rembrandt.
Ferroni si ritrae supino su una lettiga, la posizione rievoca immediatamente quella del Cristo morto del Mantegna.
"La mancanza di colori, aggiunge poi Farinella, spiega il voler evitare facili effetti e rimanda a quell'altra grande opera di denuncia che è Guernica di Picasso. Il titolo, "Senza resurrezione", sembra volere escludere la speranza di tempi nuovi".

Accompagna l'esposizione il catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, che contiene testi di Vincenzo Farinella, Antonio Natali e Giacomo Giossi.

La mostra è visitabile dal martedì alla domenica, in orario 10-17.

Ulteriori informazioni sul sito www.uffizi.firenze.it

di Irene Giuffrida