Solo il 2% del nanoparticolato (PM 01) è attribuibile ai
termovalorizzatori; al contrario il
60% proviene dal
traffico, il 19% dall’industria, il 10% dagli impianti di produzione di energia, il 7% dalla combustione domestica, il 2% da altri fattori. A dirlo è
uno dei pochissimi studi esistenti sulle nanoparticelle, realizzato in
Inghilterra. E, considerando tutte le sorgenti inquinanti nella piana fiorentina,
l’apporto di un termovalorizzatore rappresenterebbe all’incirca l’1% di quanto produce il solo traffico dei motori diesel. Queste le conclusioni, corredate da altri importanti dati diffusi da dirigenti e tecnici dell’
Arpat (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente in Toscana) durante un’audizione della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale. Secondo i dati diffusi dall’Arpat nella nostra regione il
76% dei rifiuti finisce in discarica, mentre
solo l’8% prende la strada della termodistruzione;
le medie europee sono del 44% per le discariche e del 20% per la termodistruzione.