Da alcuni anni l’India è il più grande produttore di film (oltre 900 all’anno) , fatta eccezione per alcune pellicole ( Lagaan, Monsoon Wedding) è anche il paese più assente dagli schermi italiani. La maggior parte dei film indiani costituisce quell’universo cinematografico conosciuto come Bollywood (dalla fusione delle parole Bombay e Hollywood): film lunghi 3-4 ore, dalle  sontuose scenografie, con  costumi sgargianti e  numeri di danza e canto. A fianco dei prodotti più commerciali si muovono anche autori indipendenti che propongono film d’autore ispirati alla realtà contemporanea. Per conoscere meglio la varietà di questo mondo arriva dall’8 al 12 dicembre al cinema Spazio Uno di Firenze, “River to River”, l’unico Festival europeo dedicato interamente al cinema indiano. Nella rassegna curata da Luca Marziali e Selvaggia Velo troveranno spazio anche cortometraggi, documentari e incontri  con alcuni protagonisti di rilievo tra cui il regista Goutam Ghose. I film in programma, molti dei quali anteprime europee, spaziano dalla commedia al noir, fino alla denuncia sociale, riflettendo la vastità di tematiche di una nuova generazione di giovani registi. Tra i recuperi dal passato sono da segnalare la serie televisiva di Sandokan, diretta da Sergio Sollima e interpretata da Kabir Bedi e La Trilogia di Apu del maestro Satyajit Ray.

di Andrea Palanti