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martedì 16 aprile 2024

''Territori instabili'', le opere di dieci artisti internazionali alla Strozzina

11-10-2013

Una spirale di angurie, sulla superficie del Mar Morto, Sigalit Landau all'interno del cerchio composto dalla frutta che viene progressivamente srotolato. L’artista e le angurie sono private della protezione dei vestiti e della buccia, come se il sale andasse a spargersi sulle ferite reali o metaforiche dei corpi in oggetto.
Dalla parte opposta, un altro schermo mostra l’artista nuda che rotea sul bacino, per oltre sette minuti, un hula hoop di filo spinato. Ci troviamo su una spiaggia a sud di Tel Aviv, Landau traspone sul proprio corpo le tensioni politiche e storiche della sua terra d’origine, trasformando la sua pelle in un confine che però non ripara dal dolore, un confine labile e violabile come tutti gli altri.
Si presenta così la mostra d’arte contemporaneaTerritori instabili, confini e identità nell’arte contemporanea”, che da venerdì 11 ottobre al 19 gennaio 2014 è ospitata dal CCC Strozzina a Palazzo Strozzi. Dieci giovani artisti internazionali, attraverso le proprie opere, forniscono differenti attitudini, modi di vivere e pensare il rapporto instabile tra identità, territorio e confine in unasocietà senza confini”.
La mostra a cura di Walter Guadagnini e Franziska Nori, raccoglie le opere di Kader Attia, Zanny Begg e Oliver Ressel, Paolo Cirio, Tadashi Kawamata, Sigalit Landau, Richard Mosse, Paulo Nazareth, Jo Ractliffe, The Cool Couple, Adam Broomberg e Oliver Chanarin.
Fotografie, video e installazioni danno lo spunto per riflessioni sull’idea di frontiera come scoperta o barriera, sull’ibridazione tra cosmopolitismo e rivendicazione territoriale.
Sigalit Landau e Paulo Nazareth pongono al centro della loro ricerca, il proprio corpo e la sua relazione con territori, confini e limiti. Le opere di Nazareth testimoniano una riflessione sulla sua figura di artista nomade, che gioca e scopre la sua identità multietnica attraverso azioni performative.
Kader Attia, riflettendo sul rapporto tra spazio esterno e identità, territori fisici e psicologici, propone una selezione di opere che portano il visitatore a muoversi in percorsi di frammenti di specchi, infranti e ricuciti. La frattura non è negata o nascosta ma diviene elemento costitutivo dell’opera, lo specchio infranto diviene proiezione di un’immagine deformata in cui non ci riconosciamo.
Simili a nidi di uccelli, ma anche a piccole abitazioni di fortuna, sono le opere di Tadashi Kawamata, che realizza un’installazione articolata in tre punti di Palazzo Strozzi, creando un forte contrasto tra materiali transitori e strutture permanenti, architettura storica e installazione contemporanea.
L’intera mostra offre svariati spunti di riflessione sul tema dei confini e delle identità, sorprendendo il visitatore con opere di elevato impatto visivo ed emotivo, il tutto amplificato da numerose attività speciali che permettono di vedere la mostra da una prospettiva diversa.
Per ulteriori informazioni: www.strozzina.org

di Giuliana D’Alterio