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venerdì 19 aprile 2024

Valeria Serofilli presenta a Firenze le sue due ultime pubblicazioni: ''Ulisse'' e ''Vestali''

11-09-2015
Due opere differenti, anche se scritte quasi in parallelo durante un soggiorno a Rodi. Pensate e realizzate autonomamente eppur non prive di molteplici rapporti ideali e formali, prima di tutto il comune richiamo all’Odissea. Sono le ultime due pubblicazioni della scrittrice Valeria Serofilli: la raccolta di racconti brevi "Ulisse" e la silloge poetica "Vestali", edite recentemente per i tipi dell’editore Ibiskos Ulivieri (anche se ‘Ulisse’ era già uscito nel 2014 come e-book). L’autrice le presenterà venerdì 11 settembre 2015, alle ore 17.00, alla Fondazione il Fiore di Firenze (Via di S. Vito, 7) in un incontro a cui interverrà anche Maria Giovanna Missaggia e durante il quale le letture dai due testi, a cura dell’autrice stessa e della presidente della fondazione ospitante Maria Giuseppina Caramella, saranno accompagnate da musiche di Giovanni Edoardo Sabia. L’ingresso è libero.

«In ‘Ulisse’ - spiega Valeria Serofilli - la dimensione epica è lontana: abbiamo storie di piccole odissee dei giorni nostri, odissee che vive soprattutto il cuore femminile nella trepidazione della precarietà di un legame affettivo (“Il sub”) o di una gestazione che potrebbe sfociare nell'infelicità di una vita (“Sirena”). Così in ‘Vestali’, in cui il tema dell'abbandono inteso come allontanamento dà luogo ad una Penelope che vive un'assenza/presenza, in quanto l'amore dà, l'amore toglie. Una Penelope-Vestale, cullata dal soffio del caldo Grecale o travolta dall'impetuoso Scirocco, assimilabile alla figura di tante eroine abbandonate delle Eroidi di Ovidio, da Arianna a Didone». Come sottolineato da Floriano Romboli nella sua postfazione a ‘Vestali’ intitolata “Sotto il segno di Ulisse”: «in questi versi della poetessa moderna si avverte l’eco dei lamenti di donne d’altri tempi rivolti agli amanti lontani, del tipo di quelli consegnati, per esempio, all’elegia amorosa di Ovidio nelle Heroides, che non casualmente principiano proprio con la lettera di Penelope allo sposo assente da anni: “Hanc  tua  Penelope  lento  tibi mittit, Ulixe/ nil rescribas attinet: ipse veni!” (vv.1-2: E’ tua moglie Penelope a inviarti questa lettera, Ulisse, tardivo a ritornare; non c’è bisogno che tu risponda: vieni di persona!); “Tu citius  venias, portus et ara  tuis! (v. 110: Torna al più presto, tu che per i tuoi cari sei porto e altare di salvezza!)».

Per ulteriori informazioni: www.fondazioneilfiore.it