Palazzo Strozzi è il prestigioso luogo scelto per ospitare uno dei più
grandi eventi espositivi del panorama fiorentino attuale, la mostra "
L'uomo
del Rinascimento. Leon Battista Alberti e le arti a Firenze tra ragione e
bellezza", in programma
dall'11 marzo al 23 luglio 2006. Fortemente
voluta dall'
Ente Cassa di Risparmio di Firenze all'interno di una
politica di arricchimento culturale volta alla riscoperta delle tradizioni della
città, l'esposizione è curata da
Cristina Acidini, Soprintendente
dell'Opificio delle Pietre Dure e da Gabriele Morolli, Ordinario di Storia
dell'Architettura presso l'Università di Firenze.
Leon Battista
Alberti è la personalità che certamente più di ogni altra incarna gli ideali
dell'Umanesimo e
rappresenta l'uomo del Rinascimento attraverso i suoi
molteplici interessi e campi di studio che comprendono l'architettura, gli
scritti teorici, la matematica, la pittura, la fisica, l'archeologia e la
musica. Si presentava quindi molto difficile e ricca di ostacoli la
progettazione di
un evento come questo che si propone, attraverso la
presentazione di 170 opere di vari artisti, di rendere omaggio a una figura
straordinaria che ha rivoluzionato il modo di fare arte attraverso la
diffusione della prospettiva ed ha contribuito enormemente all'elevazione del
ruolo sociale dell'artista.
La mostra è suddivisa per sette nuclei
tematici ed è composta da una serie di opere tutte riconducibili ai principi
e alle teorie albertiane secondo i valori di "ragione" e "bellezza", come
suggerisce lo stesso sottotitolo della rassegna. "
Ogni opera ha la sua
ragione di essere in questo luogo e allo stesso tempo ha una sua precisa
bellezza" dichiara a questo proposito Cristina Acidini. Alcune sezioni,
grazie anche a supporti video, puntano ad approfondire la conoscenza delle
geniali realizzazioni dell'Alberti a Firenze come
Palazzo Rucellai e il
Tempietto del Santo Sepolcro nella chiesa di San Pancrazio. Accanto a queste
i
dipinti di Lippi, Botticelli, Beato Angelico e Fra'Carnevale, le medaglie
celebrative di Pisanello e Matteo de'Pasti, le straordinarie sculture di
Donatello tra cui la "Madonna Piot" e "Il banchetto di Erode" hanno come
filo conduttore comune quello di essere prodotti da artisti che in qualche modo
hanno senz'altro risentito della potente influenza della lezione di Leon
Battista Alberti. Opere prevalentemente pittoriche e plastiche dove
l'architettura diviene elemento fondamentale, arricchito in certi casi da
decorazioni policrome e soluzioni scenografiche. Questa concezione centrale
dell'architettura è inoltre ben sintetizzata sia dalla prima che dall'ultima
sala in quanto
la mostra si apre con due delle formelle provenienti dal
Campanile di Giotto identificative della duplice funzione dell'architetto che in
una traccia segni con il compasso e nell'altra dirige effettivamente i lavori di
costruzione, teoria e pratica che conducono alla limpida e armoniosa visione
prospettica della "Città ideale" di Urbino, con la quale si chiude la nostra
visita.
di Andrea Palanti