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sabato 20 aprile 2024

Antony & The Johnsons: ''the crying light'' al Politeama

31-03-2009
Se dovessi scrivere di Antony And The Johnsons dovrei raccontare di una sensazione personale. Basta che stia sulla mia comoda sedia ad ascoltare una voce impalpabile come quella di Anthony Hegarty, che mi batte il cuore e mi rientra lo stomaco, mi trema la mano e mi vengono fuori le lacrime anche se non avevo alcuna voglia di piangere. Si, soltanto per una voce così a metà tra l’uomo e la donna, una voce androgina che in quanto tale mi lascia in uno strano senso di sospensione emotiva. Quando lo ascolto perdo la cognizione dello spazio e non sento più la materia di cui sono fatta. Non sto parlando di un’ascesi mistica, non voglio esagerare, ma è davvero quello che certa musica può provocare.
Mentre scrivo sto ascoltando l’ultimo album “The Crying light”, all’inizio di ogni brano inizia un nuovo percorso di elevazione e se chiudo gli occhi sento davvero di salire ogni volta che quella voce emette i primi suoni lucidi accompagnata dal piano, come una coppia di ballerini, l’una abbracciata all’altro, e non si capisce chi accompagna e chi si fa trasportare, ma non importa, si completano…e non trattengo le lacrime.
Anthony And The Johnsons si possono raccontare partendo dalla figura leader di Anthony Hegarty, la voce. Nato a Chichester nel 1971, si trasferì con la famiglia ad Amsterdam e poi in California nel 1981. La sua passione per il canto si esprime già da piccolo quando partecipa al coro della sua scuola e crea una band dark-punk con i suoi compagni. Influenzato dalla sua infanzia da Kate Bush, Marc Almond e Boy George, col quale sì è confrontato per la sua diversità, il transgender Antony voleva distinguersi, voleva diventare un cantante e ci è riuscito benissimo con la sua voce, una Nina Simone del romanticismo. A Boy George dedicherà successivamente una canzone, You are my sister, nell’album I’m a bird now del 2005. Antony trova la sua identità esibendosi nel cabaret della scena drag newyorchese degli anni 80 con i Blacklips dichiarando da subito la sua omosessualità.
Antony recluta il batterista Todd Cohen, i violinisti Joan Wasser e Maxim Moston,  il bassista Jeff Langston, il pianista Jason Hart e il violoncellista Michele Schifferle, e il 1995 vedrà la nascita della band Antony And the Jhonsons, il cui nome sarà ispirato a Marsha P. Johnson, il travestito newyorchese che nel 1970 fondò la casa di accoglienza per travestiti STAR (Street Travestite Action Revolutionaries). Il gruppo evocherà la  tragica fine nel fiume Hudson dell’icona gay in River Of Sorrow, nell’album omonimo del 2000.
David Tibet dei Current 93 ascolta i Black Lips e decide di produrli nella sua etichetta Durtro per il nuovo album con il nome omonimo nel 2000. Sarà quest’anno che  vede alla luce l’Ep I fell in love with a death boy con una cover di Angelo Badalamenti e David Lynch e una dei Current 63.
A Lou Reed e Laurie Anderson non passa inosservato il cantante dalla grande mole fisica. Antony canta in un brano (The Raven) di Lou Reed e viceversa, il divo newyorkese canta in The Lake, Ep che sarà presente anche nel secondo album I’m a bird now del 2005, l’album scritto nel decennio a cavallo dei suoi 20 anni e che racconta la sua vita interiore.
E’ un periodo di vera gloria, Anthony canta con tutti, Anthony è cercato da tutti, collabora in molti brani, con Rufus Wainwright, in Old Wore’s Diet, con le Cocorosie in Noah’s Ark , con Devendra Banhart con Joan And The Police Woman in I Defy e poi ancora con i Current 93 in Idumea e in The Beautiful  Dancing Dust. Tra le sue collaborazioni non poteva certamente mancare Bjork. Con lei duetterà nell’album Volta del 2007 in due brani differenti, My Juvenile e The Duff Flame Of Desire. Ritorna ancora a collaborare con i Current 93 in The Snow Abides, ma il successo, la notorietà la ritrova ancora accentuata con la disco music degli Hercules And Love Affair. Come se non bastasse Antony duetta anche con Franco Battiato in Del Suo Veloce Volo con un italiano non tanto sicuro, ma compensato da una voce tanto pacata. E ancora, ha duettato con Marianne Faithfull in Easy Come, Easy Go.
Nel suo ultimo album Antony racconta il mondo con pianoforte, chitarra acustica e archi, non parla più di se stesso, descrive paesaggi differenti tutti in una aurea di romanticismo, in One Dove con un piano quasi timido e suoni di volpi e sottobosco (che un po’ ricordano i suoni delle Cocorosie), in Kiss My Name con suoni urlati, in Crying Light con una voce quasi sussurrata, in Another World ricreando un ambiente sofferto e pacifico insieme. “La luce che grida” vien fuori dalle melodie dei singoli brani e spiega la scelta della foto in copertina di Kazuo Ohmo, che con la sua silenziosa danza grida in una performance luminossissima…per il resto bisogna ascoltarlo e rimanerne stregati.

di Martina

Martina, scrivendo questo articolo su Antony & The Johnsons, ha vinto 2 biglietti omaggio per il concerto del 31 marzo 2009 al Politeama Pratese. L'iniziativa è stata realizzata da CartOne, la carta giovani dai 15 ai 29 anni che consente di ottenere sconti e agevolazioni per acquisti, viaggi, concerti e attività sportive.