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martedì 23 aprile 2024

''Io che vivo di passione'', tête à tête itinerante con Antonin Artaud

15-10-2010
Giovedì 14 e venerdì 15 ottobre alle ore 21.00 a San Salvi, Claudio Ascoli mette in scena "Io che vivo di passione". l’attore-regista dei Chille ritorna ad uno dei suoi grandi amori, proponendo uno spettacolo itinerante nel segno di Antonin Artaud. Commediografo, attore teatrale e cinematografico (Giovanna d’Arco, Napoleon…), Antonin Artaud subì diversi internamenti manicomiali. Nel libro Il teatro e il suo doppio espresse la sua ammirazione verso le forme orientali di teatro, in particolare quello balinese, che gli ispirò le teorie esposte nei due manifesti del Teatro della Crudeltà. Per crudeltà Artaud non intendeva sadismo, ma rigore e stimolo al sacrificio di qualunque elemento non concordante al fine della rappresentazione. Riteneva che il testo avesse finito con l'esercitare una tirannia sullo spettacolo ed in sua vece spingeva per un teatro integrale, che comprendesse e mettesse sullo stesso piano tutte le forme di linguaggio, fondendo gesto, movimento, suono e parola. « Se il segno dell'epoca è la confusione, io vedo alla base di tale confusione una rottura tra le cose e le parole, le idee, i segni che le rappresentano... Il teatro, che non risiede in niente di specifico, ma si serve di tutti i linguaggi (gesti, suoni, parole, fuoco, grida) si ritrova esattamente al punto in cui lo spirito ha bisogno di un linguaggio per manifestarsi. Claudio Ascoli lavora sull'ultimo periodo creativo del poeta de "Il teatro e il suo doppio", quello che comunemente viene definito il "dopo Rodez", collegandosi in qualche modo con l'ultimo internamento manicomiale. Fu in quegli anni che Artaud scrisse, designò, elaborò pittigramma, recitò senza sosta alla ricerca di un possibile linguaggio e di quello che definì il Nuovo Teatro della Crudeltà. Memorabile (e tragica) la serata al Vieux Colombier, intitolata "Artaud le momo, tête à tête di Antonin Artaud" dove il termine tête à tête sta ad indicare contemporaneamente incontro e scontro con il pubblico: in essa il poeta finì ben presto con l'interrompersi, gettare in aria un centinaio di fogli ed andare via dal Teatro urlando: "Mi è parso che le cose che avevo da dire su quel punto non potevano, assolutamente più dirsi a parole, ci sarebbe voluto uno scontro, lo scontro vero, mentre mi sono visto ancora una volta in una sala di teatro, davanti a persone che avevano pagato il loro posto per assistere a uno spettacolo, e giunto al momento di iniziare, lo spettacolo non mi è sembrato possibile. E’ tutto. Avrei dovuto dire al pubblico: voi siete di troppo qui, e io sono di troppo davanti a voi a questo posto, come una specie di oratore ibrido; per strada, davanti a una barricata non sarei certo di troppo e d’altronde poco o molto siete tutti colpevoli dell’incrostazione delle istituzioni attuali avendo tutti qualcosa da proteggere, conservare, o salvare". Per informazioni: www.chille.it