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martedì 24 dicembre 2024

I vincitori del XXVII Premio Spadolini Nuova Antologia per tesi di laurea e dottorato

14-12-2024

Una data, quella del 14 dicembre, che il presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia Cosimo Ceccuti non ha scelto a caso, per celebrare i vincitori dell’annuale concorso dedicato a tesi di laurea e di dottorato che porta il nome del noto statista fiorentino: “Esattamente cinquant’anni fa – sono le parole del presidente Ceccuti -, il 14 dicembre 1974, Aldo Moro istituiva per Decreto legge il Ministero per i Beni culturali e ambientali, affidandone la guida a Giovanni Spadolini, che ne fu dunque Ministro fondatore. Di qui la volontà della Fondazione Spadolini di ricordare quella storica giornata, onorando al contempo la memoria del suo compianto “Professore” con la consegna di un premio interamente dedicato a giovani studiosi, ossia a coloro cui Spadolini ha inteso lasciare la propria eredità spirituale – attraverso i suoi scritti ed insegnamenti – e materiale, con l’apertura al pubblico della Biblioteca Spadolini, dove si è svolto appunto il Premio, e la messa a disposizione dei giovani del suo ricchissimo patrimonio librario.”

Dopo i saluti di benvenuto da parte delle istituzioni, la cerimonia è entrata nel vivo, con la lettura delle motivazioni e la consegna dei riconoscimenti alle miglior tesi di laurea e di dottorato sul tema “Storia culturale e politica dell’Italia contemporanea”:

A vincere l’assegno di ricerca di 1.500 euro ciascuno sono stati:

- Saverio Scavo, per la Tesi di Dottorato “Spagna e Italia tra centro e periferia: dalla crisi dello stato liberale alle dittature e agli “stati nuovi (1898-1930)”, Università di Bari, “Aldo Moro” e in co-tutela con l’Universitat de Barcelona.

- Federico Gestri, per la Tesi di Dottorato “I mezzadri e il ruralismo fascista. Società, economia e forme di resistenza nelle campagne toscane (1927-1943)”, Università degli Studi della Repubblica di San Marino

- Cristian Leone, per la Tesi di Dottorato “I movimenti nazional-patriottici alle origini del fascismo”, Università Guglielmo Marconi di Roma

- Greta Mazzilli, per la Tesi di Laurea “Il carteggio tra Enrico Barfucci e Aldo Palazzeschi (1935-1964)”, Università degli Studi di Firenze

Ha ricevuto il riconoscimento della Camera dei Deputati Bianca Ciccotosto, Laurea Magistrale “Il percorso politico-istituzionale di Pietro Ingrao: dalla Presidenza della Camera allo svolgimento del Pci (1976-1991)”, Università Roma La Sapienza.

A Serena Bonetti è andato il riconoscimento della Presidente del Senato della Repubblica, per la Laurea Magistrale “Una riforma autenticamente storica” Le commissioni Igiene e Sanità di Camera e Senato e l’origine del Servizio sanitario nazionale (1974-1979), Università degli Studi di Milano.

Angelica Grivel Serra ha ottenuto il riconoscimento speciale della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, per la Tesi Magistrale “L’alba de “Il Giorno”. Oltre l’editoria impura, attualità e visione. Gaetano Baldacci e Italo Pietra alla direzione del quotidiano di Enrico Mattei, il “petroliere senza petrolio”, Università degli Studi di Cagliari.

Nel volume di Giovanni Spadolini “Beni culturali. Diario, interventi, leggi” (Vallecchi Editore), si trovano due pagine particolarmente interessanti con l’appunto e le riflessioni di Spadolini, datate 13 dicembre 1974, vale a dire la sera prima della nascita ufficiale del Ministero, che di seguito riportiamo:

“È venerdì, e 13. Ma non sono superstizioso: anzi considero il 13, per non poche esperienze della mia vita, come un segno di fortuna. È convocato il Consiglio dei ministri del bicolore Moro-La Malfa che deve varare lo schema di provvedimento di urgenza destinato a costituire, pleno jure e non con la finzione del senza portafoglio, il ministero per i Beni culturali e per l’ambiente: denominazione che riflette, allo stato degli atti, la fusione fra i due tronconi realizzata col passaggio dal quarto al quinto governo Rumor.

In parecchi colloqui sia con Moro sia con La Malfa, è stata decisa la via del decreto legge: l’unica che ci ponga al riparo dai rischi, troppo gravi in questo tormentato settore, di nuovi insabbiamenti, di ulteriori rinvii. D’altra parte il presidente Moro aveva esplicitamente accennato alla procedura d’urgenza nel discorso di investitura alle due Camere, il 2 dicembre: rivolgendo un saluto al nuovo titolare, appunto a chi scrive, “al quale viene affidato – con l’impegno di una normalizzazione legislativa, tanto urgente quanto l’eccezionalità dell’esigenza richiede – il compito di presiedere ad un nuovo ministero incentrato sulla gestione dei beni culturali, ivi compresi quelli inerenti allo spettacolo, e sulla tutela dell’ambiente.”

Era l’annuncio, ufficiale, della formula del decreto legge che il governo aveva deciso di inserire fra i capisaldi qualificanti della sua azione al fine di corrispondere, con un provvedimento di emergenza concordato con i partiti della maggioranza e non contrastato pregiudizialmente dall’opposizione, ad una situazione di assoluta e drammatica emergenza, situazione che investiva tutta l’area dei beni culturali sottoposta ad una generale erosione e degradazione.

In quel Consiglio dei ministri la discussione fu rapida, l’adesione pressoché unanime. Avevo scritto una lettera personale ad Andreotti per superare talune perplessità che egli mi aveva confidenzialmente manifestato. Gui chiedeva tempo per gli archivi: le resistenze dell’amministrazione degli Interni erano fortissime. Per lo Spettacolo mi bastava l’impegno di massima, codificato nell’articolo 1: la creazione dei Beni culturali non sarebbe mai riuscita se fosse partita dalla titolarità, adombrata ad un primo tempo dal presidente Moro, dello Spettacolo e Turismo (il dicastero che all’ultimo momento era andato a Sarti). I tre consigli superiori avrebbero considerato un’unificazione, che fosse partita dallo spettacolo, come una profanazione delle regole di obiettività e di severità scientifica: la sola ombra del turismo, di una valorizzazione “turistica” e strumentale dei beni culturali, tipo regime spagnolo o greco, avrebbe suscitato la legittima, spietata reazione del mondo culturale. Chi aveva dimenticato gli strali di un Bianchi Bandinelli?

Il comunicato diramato alla fine della seduta fu scarno ed essenziale. Rileggiamolo. Sono previste, per il nuovo dicastero, “le attribuzioni finora spettanti al ministero della Pubblica istruzione, in materia di Antichità e Belle Arti e di Accademie e Biblioteche, e quelle già di competenza della presidenza del Consiglio dei ministri per la discoteca di Stato. Altre competenze saranno successivamente attribuite in materia di spettacolo e di archivi di Stato.

Il ministero inoltre, ferme restando le competenze regionali, promuove, sentite le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le iniziative necessarie per la protezione del patrimonio storico e artistico della nazione, per la protezione dell’ambiente, con riguardo alle zone archeologiche e naturali, fatte salve le attribuzioni delle altre amministrazioni statali interessate e l’intesa per le attività produttive con i ministri competenti.”

I giornali non uscirono per due giorni. Qualcuno, malizioso, disse che l’ex-direttore di giornale aveva favorito lo sciopero per evitare polemiche sulla formula del decreto legge (l’unico precedente era quello di Einaudi, ai tempi della Costituente, per il ministero del Bilancio, istituito con decreto legislativo).

In realtà solo il 16 i giornali riprodussero, abbreviato, lo schema di comunicato. Qualcuno si meravigliò che avessi corso il rischio, calcolato anche quello, di perdere i venti giorni abbondanti delle vacanze parlamentari di Natale e Capodanno per la conversione del decreto. I tempi si stringevano paurosamente, ed erano molti a scommettere, e a desiderare, che avrei perso la partita.

 All’uscita di Palazzo Chigi, mi limitai a ringraziare Malfatti “per la leale e operante collaborazione”. Nella fissazione di talune competenze marginali con ministeri finitimi, prevedo di dover affrontare in futuro battaglie terribili, tali da rendere ancora più “minaccioso” il fatto di una spontanea cessione da parte della Pubblica Istruzione di due importanti e qualificate direzioni generali come le Antichità delle Belle Arti e le Accademie e Biblioteche. Aggiunsi che si creava un “principio di razionalità e di efficienza” in un settore essenziale. Non mancai di aprire alle regioni (di cui conoscevo tutto il travaglio e tutte le tensioni in materia). Per la storia, per quella futura, rivendicai la competenza del nascente ministero sull’area dello spettacolo, da assorbire e aggregare dopo aver depurato l’atmosfera, chiarito le competenze, fissato il confine tra cultura e non cultura in cui tutto quell’ambito (il turismo era ormai tutto o quasi sfera delle regioni). Non un ministero si aggiungeva, ma uno strumento di unificazione di competenze disperse, e quindi di semplificazione, si creava. Superato il primo gravissimo ostacolo il resto sarebbe venuto da sé.”

La giornata celebrativa si è conclusa nel pomeriggio, alla Villa “Il Tondo dei Cipressi” – già dimora di Giovanni Spadolini – con la chiusura dell’esposizione storico-documentaria dedicata alla nascita del Ministero per i Beni culturali. 

Per maggiori informazioni: www.nuovaantologia.it