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giovedì 26 dicembre 2024
"L'immensità", il film di Crialiese con Penélope Cruz al Cinema Spazio Uno di Firenze
29-09-2022
Da giovedì 29 settembre a mercoledì 5 ottobre 2022 il film "L'immensità" di Emanuele Crialese, con Penélope Cruz, Luana Giuliani e Vincenzo Amato, arriva in programma al Cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10).
Roma, anni 70: Clara e Felice si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento. Non si amano più, ma non riescono a lasciarsi. A tenerli uniti, soltanto i figli su cui Clara riversa tutto il suo desiderio di libertà. Adriana, la più grande, ha appena compiuto 12 anni ed è testimone attenta degli stati d’animo di Clara e delle tensioni crescenti tra i genitori. Adriana rifiuta il suo nome, la sua identità... Adriana si fa chiamare Andrea e cerca il ragazzo che è in lei. Nata fanciulla, si scruta allo specchio nell'attesa febbrile di un segno da un altro mondo: un mondo alieno a cui reclama il suo corpo... È un approccio pop, quello che sceglie Emanuele Crialese per filmare la sua eroina, un corpo che piano dopo piano dispiega la sua storia e la sua impazienza. Adriana vuole essere un eroe subito per quella mamma bella come il sole; un sole che suo padre e il mondo vorrebbero spegnere come in una vecchia canzone di Celentano, un giovane "molleggiato" in pantaloni fluidi che passa in TV inventando una lingua nonsense che anticipa l'insensatezza gioiosa della vita come il cerchio di insensato dolore che stringe la famiglia di Adriana. Pubertà, passaggio all'età adulta, angoscia della sessualità, odio del proprio corpo e volontà di farlo sparire: "L'immensità" è il ritratto di un'adolescente alla ricerca di sé che non affonda nella carne ma nella psicologia della protagonista. La misteriosa fabbricazione del femminile e del maschile, la maniera di incorporare altri gesti e di vedersi acquisirli sono al servizio di un corpo in divenire.
"“L’immensità" è il film che inseguo da sempre: è sempre stato "il mio prossimo film", ma ogni volta lasciava il posto a un’altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro”: dall’universale al particolare, Emanuele Crialese abbandona il grande "Respiro" delle storie migratorie di "Nuovomondo" (2006) e "Terraferma" (2011) e ritorna con la mente, con la scrittura e con la restituzione su schermo ad una storia molto più intima, e personale, che evidentemente aveva bisogno di tempo (undici anni tra questo e il precedente film) per essere rielaborata e realizzata. Perché Crialese ragiona anche sull’innocenza di una generazione capace di dialogare, senza bisogno di parole, e innamorarsi, seppur appartenendo a ceti sociali differenti, e opposti. Inquadrando così l’ipocrisia e il bigottismo di una borghesia, quella degli adulti, costretta a classificare e dedita al tradimento, ma incapace di relazionarsi, temendolo, con il cambiamento.