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martedì 24 dicembre 2024
La nuova programmazione settimanale del Cinema Spazio Uno di Firenze
13-04-2023
Ecco la programmazione del Cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10) che da giovedì 13 a mercoledì 19 aprile 2023 proietterà i seguenti film:
"L'APPUNTAMENTO" di Teona Strugar Mitevska La regista macedone (già autrice della riuscita favola contro il patriarcato "Dio è donna e si chiama Petrunya") rivela, domanda dopo domanda, il passato che unisce i suoi due protagonisti. E lascia che il gruppo dei partecipanti al gioco si erga a giudice, giuria e boia. "L'Appuntamento è un film che gode di ottime interpretazioni e che poggia su strutture teatrali audaci e in costante incontro e scontro con quelle che sono proprie invece del cinema, dando vita ad una visione registica assolutamente personale, riconoscibile, perciò degna di nota. Ancora una volta è una riflessione sul sentimento d’appartenenza e poi la condizione d’isolamento profondo e di alienazione conseguente la sanguinosa guerra fratricida dei Balcani avvenuta tra il 1992 e il 1995. Un conflitto capace, come tutti i grandi scontri della storia, di scuotere, animare e generare nel popolo oltreché sconforto emotivo e abbandono, anche e soprattutto ferite e cicatrici, tanto fisiche, perciò ben visibili sui corpi, quanto annidate e celate nell’anima, queste ultime se possibile si configurano immediatamente come ancor più segnanti e dolorose rispetto alle prime. Teona Strugar Mitevska porta nuovamente sullo schermo la condizione della donna affrontandola da una diversa prospettiva sia storica che sociale, ed è su questo che riflette, consapevole di un proprio sguardo da cineasta estremamente particolare poiché legato al teatro -o cinema- da camera, così come a quel gusto così sprezzante, paradossale, e dell’assurdo che già aveva contraddistinto il suo precedente e acclamatissimo lungometraggio "Dio è donna e si chiama Petrunya". In un luogo dove ogni pietra urla il trauma che ne ha segnato gli abitanti, il rituale dello speed date ha il sapore dello humor acido e surreale che serve a rispettarlo. È una storia vera.
"STRANIZZA D'AMURI" di Giuseppe Fiorello Giuseppe Fiorello debutta alla regia con un mélo giovanile coraggioso, indubbiamente generoso, civile, dalla parte dei ragazzi. All’origine di "Stranizza d’amuri" c’è il delitto di Giarre, duplice omicidio avvenuto nel 1982 in provincia di Catania. Le vittime erano due fidanzati, il venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola detto Toni di dieci anni più giovane, da tutti soprannominati “ziti” in senso dispregiativo: scomparsi da casa due settimane prima, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola ciascuno alla testa. La chiara matrice omofoba del delitto, commesso in un clima omertoso, suscitò commozione e indignazione in tutta Italia, tant’è che portò alla fondazione del primo circolo Arcigay. Il nipote di Toni, minorenne quindi impunibile, si dichiarò colpevole: sostenne che i due ragazzi lo costrinsero a sparare, ma due giorni dopo ritrattò affermando di essersi assunto la responsabilità su pressione dei carabinieri. È un preambolo necessario per capire la vocazione civile che sottende l’esordio alla regia di Beppe Fiorello, che questa storia l’ha rincorsa per anni prima di vederla sul grande schermo. E che in qualche modo si ritrova nelle prime scene del film, quando vediamo Nino, il nipotino Totò e lo zio impegnati in una battuta di caccia, che è anche un modo per capire come, nonostante l’età, ben presto i bambini imparavano a usare fucili. Ma non c’è l’elemento "crime", perché -come dichiara il titolo tratto dalla canzone di Franco Battiato (quasi un deus ex machina)- l’opera prima di Fiorello è soprattutto una storia d’amore. Di iniziazione all’amore, perché forse i due adolescenti protagonisti non sanno nemmeno cosa sia quel sentimento che stanno scoprendo semplicemente vivendolo. L’intento è manifesto: partire da una vicenda non per cercare i colpevoli o ricostruire gli eventi ma per raccontare uno spaccato sociale preciso: una Sicilia arretrata, patriarcale, feroce nonostante le disponibilità economiche, i sentimenti ancestrali, la solidarietà familiare in un’epoca “positiva” (la fine degli anni di piombo, il successo sportivo, l’enfasi sul cosiddetto “secondo miracolo economico”). Un mondo del passato rappresentato con grande onestà e immediatezza; una storia che ci ricorda cosa voglia dire essere maschio in una cultura mediterranea tradizionale.