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lunedì 23 dicembre 2024

"Mur", la presentazione del film di Kasia Smutniak al Festival di Cinema e Donne di Firenze

30-11-2023
Il muro al confine tra la Polonia e la Bielorussia, all'inizio era fatto solo di filo spinato e ora d'acciaio lungo 186 km, alto 5,5 e considerato il più lungo muro d'Europa per non far passare i migranti. Ed è proprio da qui parte il documentario di Kasia Smutniak, suo primo film da regista, che dopo un servizio del programma "Propaganda Live" decide di far ritorno sul luogo per approfondire la situazione al confine tra i due paesi.

Il film è stato presentato a Firenze al "Festival di Cinema e donne" al cinema La Compagnia, in presenza della regista e della sceneggiatrice Marella Bombini, la regista ha dichiarato: "Avevo un disperato bisogno di fare luce sulla situazione dei migranti respinti ai confini dell'Europa, tra Polonia e Bielorussia. Dopo il primo viaggio con Diego Bianchi, per un reportage per Propaganda Live ho pensato a cosa potessi fare, così sono partita" e anche detto che "Si continua a costruire muri, ma non si parla continuamente di muri. Ho fatto una ricerca su quanti ce ne sono in Europa e non è stato facile trovarli, perché semplicemente non vengono chiamati con il loro nome. Il titolo del film non lascia spazio all'interpretazione: Mur, tre lettere, significa quello che è. Una divisione di 186 chilometri, alta sei metri, in metallo, che cos'è se non un muro?"

Vicino al muro, c'è un bosco dove si rifugiano i migranti che vogliono attraversare il confine ma molti di loro, muoiono a causa del freddo e le organizzazioni umanitarie non possono accedere in quelle zone per via dei controlli delle guardie di frontiera e queste organizzazioni hanno accusato il governo polacco di usare due pesi e due misure perchè accolgono facilmente i rifugiati ucraini dalla guerra ma non gli altri migranti.
La regista, con uno zaino in spalla, un’amica cameraman Marella Bombini(anche sceneggiatrice) spesso con la telecamera nascosta, riprese fatte con i cellulari dove era impossibile portare la videocamera e l’aiuto di attivisti locali si spinge fino alla zona rossa per filmare il muro.

Dopo dieci giorni di viaggio, di esperienze e storie raccolte, dopo 120 ore di girato e 9 mesi di montaggio è nato "Mur" che in polacco vuol dire muro.
Un viaggio in mezzo ai boschi, in auto e a piedi, tra checkpoint della polizia, momenti di reale pericolo e ricordi che risalgono all’infanzia dell’attrice quando dalla finestra della casa della nonna vedeva un altro muro quello del cimitero ebraico.

L.P.