In occasione del secondo appuntamento di Schermi Di Identità – la rassegna cinematografica sulle tematiche di genere promossa dal Comune di Firenze e dalla Regione Toscana e realizzata da Ireos comunità queer autogestita – lo Spazio Alfieri ha ospitato l’attrice Veronica Pivetti per una proiezione del suo primo film da regista, Né Giulietta Né Romeo. Una sala gremita di appassionati, curiosi e giornalisti ha avuto la possibilità di guardare la pellicola e partecipare a un interessante dibattito con la regista e la sceneggiatrice, Giovanna Gra. Tra gli interventi, anche quello dell’Assessore del Comune di Firenze Sara Funaro che ha sottolineato la bellezza di celebrare l’amore in ogni sua forma e l’importanza di realizzare festival e manifestazioni a riguardo.
Né Giulietta Né Romeo racconta la storia di Rocco, sedici anni, che si innamora di un altro ragazzo e decide di rivelare la propria omosessualità ai genitori. Deluso dalla loro reazione scappa di casa per partecipare al concerto del suo idolo, Jody McGee, giovane icona gay, accompagnato dai suoi fidati amici. Così madre e nonna lo inseguono in un viaggio esilarante in cui tutti impareranno a conoscersi e ad accettarsi.
Nel piccolo bistrot dello Spazio Alfieri, Veronica Pivetti ha risposto ad alcune domande, subito prima dell’inizio del film.
All’esordio come regista, da dove nasce la volontà di fare un film su questa tematica così discussa e attuale?
La scelta è stata molto semplice. Questo film mi era stato proposto come attrice e mi era piaciuto molto la sceneggiatura originale, contemporaneamente accarezzavo l’idea di affrontare la regia. Il soggetto originale nasce molti anni fa, a volte capita di avere un periodo di lavorazione molto lungo e, a un certo punto, io e Giovanna ci siamo ritrovate a lavorare insieme sulla sceneggiatura. Successivamente, ci siamo messe a lavoro per trovare un regista, ma alla fine abbiamo deciso che l’avrei diretto io. Abbiamo fatto quello che di solito fanno gli uomini nelle grandi società di produzione, abbiamo deciso! (ride)
Il film racconta di un giovane e del suo coming out, ma anche di adulti inizialmente incapaci di comprendere e accettare. Come si è preparata? Dove ha trovato gli spunti per raccontare questa storia?
Il film è tratto da una storia vera. Sono tutte persone esistenti o esistite che, in un modo o nell’altro, hanno fatto parte della mia vita e di quella di Giovanna. Abbiamo preso spunto da loro e li abbiamo uniti tutti nella stessa famiglia, per cui non è stato difficile sapere come trattare l’argomento. Addirittura alcune battute sono state dette per davvero, le abbiamo prese da un taccuino in cui Giovanna annotava le parole di parenti e amici.
Secondo lei cosa bisognerebbe fare per abbattere questo muro di pregiudizio e di intolleranza, ancora altissimo?
Basterebbe smettere di avere pregiudizi e avere un po’ di buona volontà. Ho deciso di fare questo film anche per parlare della situazione in Italia: è disastrosa ma lo è per colpa nostra, non perché il mondo è cattivo. È la gente che deve cambiare la testa, il singolo. Se una persona decidesse di non avere più quel pregiudizio, l’omosessualità sarebbe un tema trattabile con estrema naturalezza, ma ancora non lo è perché si impone degli schemi che non vuole superare. C’è un’enorme carenza di buona volontà.
Cosa vorrebbe dire a un giovane che vuole fare coming out con la famiglia ma non ci riesce?
Di non aver paura e di farlo lo stesso. Certo, c’è un mondo intero che non vuole, ma ci sono anche tantissime persone pronte ad accogliere e supportare, ci sono le associazioni, ci sono tantissime realtà in cui un giovane può trovare la forza. Spesso la famiglia non riesce ad accettarlo, la scuola non aiuta in alcun modo, ma bisogna avere coraggio e abbattere il muro. Bisogna farlo per la propria libertà. Anche se il mondo vuole limitarla a tutti i costi, noi non possiamo permettergli di toglierci la libertà.
Un’ultima curiosità, ma la professoressa Baudino ritornerà in TV?
Torna, torna. La scorsa settimana abbiamo cominciato a girare la settimana serie!
di Vincenzo D’Angelo