Il debutto fiorentino delle Sorelle Materassi al Teatro della Pergola di Firenze è sold out. Il pubblico in visibilio ringrazia gli attori con fragorosi e calorosi applausi.
Lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo di Aldo Palazzeschi, che ambienta la vicenda nella Firenze degli inizi del Ventesimo secolo. Di questa opera Ugo Chiti, drammaturgo toscano, ne fa un adattamento libero asciugando la trama e caratterizzando i personaggi, anche quelli che nel libro, come Giselda, non sono in primo piano.
Il regista Geppy Gleijeses sottolinea l’atto unico di Chiti con pochi cambi di scene e la scenografia unica di Roberto Crea mette a fuoco la messinscena che si svolge all’interno dell’abitazione delle sorelle con un’apertura sullo sfondo di cui gli alberi nodosi simboleggiano la complessità degli animi delle due sorelle. Sorelle chiuse nel loro mondo tinteggiato da colori grigi e malinconici, accompagnato da musiche basse di Mario Incudine e i costumi dimessi di Ilaria Salgarella, Clara Gonzales, Liz Ccahua.
La scena si apre in medias res con l’incontro delle sorelle con il Papa. Diversamente dal romanzo, in questo colloquio Carolina e Teresa Materassi presentano al pubblico la loro famiglia. Si comprende subito che Teresa è una donna forte, schietta, volitiva, molte cose in lei mostrano un’esistenza coraggiosa e difficile e una femminilità sepolta da vesti dimesse. Eccezionale l’interpretazione di Lucia Poli, tanto fiorentina quanto il suo personaggio, che si mostra pungente e gelosa al punto giusto verso la sorella Giselda, che ha vissuto la propria femminilità, mentre Teresa no.
Sul palco la Poli, sorella del famoso Paolo Poli, dimostra la sua esperienza teatrale: rende alla perfezione la forza morale del suo personaggio, ma al tempo stesso la sua debolezza davanti alle richieste del nipote Remo. Carolina, invece, è più debole, spaurita. Interprete di questo personaggio è Milena Vukotic, conforme al proprio ruolo grazie alla sua corporatura minuta che le conferisce la giusta caratterizzazione ricordando quella del romanzo.
La Vukotic, che molti giovani conoscono per Un medico in famiglia, si mostra a suo agio sul palco conquistando il pubblico e mostrando la sua caratura di grande attrice di teatro, cinema e televisione.
Entrambe le sorelle sono abili ricamatrici di biancheria di lusso per la borghesia fiorentina, abituate a questa vita fin da giovani per riparare al male paterno. Entrambe zitelle, avevano donato anima e corpo al proprio lavoro. Con loro vive la terza sorella, Giselda, che era stata sposata con un uomo dell’alta società ma il matrimonio era finito in disgrazia, e ora è lei che tiene l’amministrazione del lavoro delle sorelle. Chiti la rende un personaggio pirandelliano: Giselda svela la realtà delle cose di fronte all’incapacità delle sorelle che non vogliono rendersi conto della dipendenza dal nipote Remo. È proprio per questo motivo che viene definita da Carolina e Teresa “invelenita”. Il personaggio è interpretato da Marilù Prati che mostra la giusta determinazione, ma con tratti di acidità e malinconia. Sandra Garuglieri, nei panni di Niobe, concede al pubblico un po’ di comicità e mentre nel romanzo è un personaggio materno, sulla scena è una donna tipicamente fiorentina.
Ultimo, ma non per importanza, interpretato da Gabriele Agnani, è colui che viene chiamato il “Rodolfo Valentino”, ma anche “l’erba cattiva che cresce ovunque”: Remo. Figlio di una quarta sorella morta ad Ancona, giunge a Firenze dalla due sorelle ancora bambino. Di indole non buona, riesce a conquistare Carolina e Teresa fino ad “addomesticarle” chiamandole addirittura “passerottine”. Le sorelle lo accontentano in tutto: all’inizio tentano di opporsi ma poi cedono sempre essendo costrette a farlo, come nell’episodio delle cambiali dove Remo giunge addirittura a chiudere le zie all’interno di una cantina. Un gesto violento che simboleggia il carattere arrogante del giovane Rodolfo Valentino, ma che ricorda alle sorelle il comportamento del padre. Si sottolinea l’‘’addomesticamento” delle zie perché l’episodio termina con una ricompensa: Remo porta entrambe le zie fuori. Remo riempie le sorelle di debiti e poi decide di sposarsi con un’Americana.
Un matrimonio di interesse, una buffonata che però sancisce la crescita di quel, o meglio, del loro bambino: nel momento il cui si sposa lo hanno davvero perso. Di tutte e due le zie Chiti rispetta il sentimento provato per Remo: Carolina mostra un amore filiare, il nipote è colui che ha sempre desiderato ma non ha mai avuto, quasi l’uomo dei suoi sogni; Teresa invece riconosce la verità, ma la nasconde. Di grande rilevanza ha uno degli episodi finali quando, al ritorno dal matrimonio, Carolina e Teresa vengono accompagnate da Remo in macchina. Qui per la prima volta la due sorelle sembrano vivere davvero, ma il viaggio è breve. Lo spettacolo si conclude con Teresa, Carolina e Niobe che osservano malinconiche le foto del giovane aitante Remo e il pubblico le sommerge di applausi.
Sara Del Lungo
Sara Del Lungo con questo articolo ha partecipato al concorso "Reporter a Teatro" indetto dal Portalegiovani del Comune di Firenze e dalla Fondazione Teatro della Toscana.