Sul finire del 1752, quasi al termine della collaborazione con il Teatro Sant'Angelo di Venezia e con la compagnia del capocomico Girolamo Medebach, Carlo Goldoni compone una delle sue commedie più celebri, la Locandiera, rimasta nei secoli uno dei pilastri del teatro italiano.
Non è certo la prima volta che sul palcoscenico della Pergola viene messa in scena quest'opera: infatti, diverse sono state nel corso del Novecento le rappresentazioni con attrici di grande spessore nelle vesti dell'affascinante protagonista Mirandolina, fra cui Rina Morelli nel 1953, Valeria Moriconi nel 1965, Carla Gravina nel 1979.
Adesso la Locandiera B&B è il punto d'arrivo di un lavoro di rivisitazione e modernizzazione dell'originale testo goldoniano ad opera della famosa attrice Laura Morante, nonchè interprete della protagonista Mira, del drammaturgo Edoardo Erba e del regista Roberto Andò.
Nel complesso i tre allestiscono una rappresentazione teatrale all'insegna di un humor nero, di intrighi, crimini e infatuazioni, che permettono al pubblico di trovare nello spettacolo un ritratto realistico dell'Italia di oggi, un paese con un passato incerto, desideroso di liberarsene per poi essere pronto a riniziare daccapo.
Laura Morante si tuffa a pieno nel proprio personaggio, che nel corso dei due atti compie una vera e propria trasformazione, rivelandosi l'opposto di ciò che il pubblico si aspettava: nel primo atto Mira è una donna spaesata e preoccupata a causa della situazione in cui si trova coinvolta. È all'oscuro di tutti gli strani affari del marito e rimasta da sola con la strana compagnia invitata dal coniuge, cerca di gestire la serata come meglio può, pur apparendo molto impacciata.
Nel secondo atto il personaggio di Mira evolve prendendo in mano la situazione e cominciando ad assumere le caratteristiche della Mirandolina goldoniana. Nella parte conclusiva della messinscena Mira diventa accorta e furba, molto di più di quanto ci si aspettasse all'inizio.
La Morante eccelle per la sua convincente performance fra i sette attori che incarnano i personaggi goldoniani, grazie anche al suo passato di attrice di cinema di cui vale la pena ricordare La stanza del figlio di Nanni Moretti e Ricordati di me di Gabriele Muccino. E comunque il cast dà ottima prova di sè.
Venendo alla trama ci troviamo in una vecchia villa in ristrutturazione da trasformare in un albergo, Mira viene coinvolta in un'ambigua cena organizzata dal marito con uomini d'affari a lei sconosciuti. Il marito alla cena non si è presentato (in scena non appare mai, ma abbiamo la certezza della sua esistenza grazie a una chiamata fra Mira e il marito nel finale); tocca a Mira per questo occuparsi dei bizzarri ospiti, soprattutto quando viene abbandonata in balia di sè stessa da Brizio, il contabile della società del marito e unica figura a lei familiare. Durante la cena, a rincarare la dose di dubbi nel pubblico, arriva uno sconosciuto, Riva, uomo di mezza età, molto misterioso che chiede insistentemente una camera per riposare la notte. Riva e Mira sembrano irresistibilmente attratti l'uno dall'altra, andando in contro ad una situazione al limite del lecito. La vicenda va avanti per tutta la notte e col procedere delle ore si rivela sempre più pericolosa e meschina. Mira piano piano si trasforma in tutto l'opposto rispetto a quello che ci aveva fatto credere, non è così ingenua e sprovveduta come sembrava fosse all'inizio della rappresentazione. Il tutto si risolve in un finale geniale, che lascia il pubblico a bocca aperta e mostra quanto possa essere cinica e manipolatrice una donna tanto impacciata e ingenua all'apparenza.
I costumi a cura di Alessandro Lai sono in linea con i giorni d'oggi, sono abiti ordinari nella non ordinarietà di ciò che accade e specialmente quello di Mira, nella sua semplicità, rende la protagonista molto elegante.
Le luci e le scene di Gianni Carluccio che articola lo spettacolo in due scene: una sala da pranzo con una cucina laterale e il corridoio del primo piano dell'albergo con le porte di varie stanze. Lo specchio presente serve a raddoppiare la prospettiva, creando un suggestivo gioco visivo per lo spettatore. Anche la musica di Hubert Westkemper serve a condurre lo spettatore nel gioco di questa particolare rappresentazione (Mira canta per due volte la canzone Pedro di Raffaella Carrà).
Alla fine il pubblico è entusiasta e sbalordito per come si conclude la complessa rete di intrighi e sospetti, pur essendo una drammaturgia dalla non facile comprensione e non adatta a tutte le età (da qui si vede il duro lavoro fatto dalla Morante, da Erba e Andò). Le parole pronunciate da Mira nel finale richiamano proprio il titolo goldoniano e la rappresentazione si chiude con un'esplosione di applausi, specialmente per la grande protagonista.
Fiorenza Bonini
Fiorenza Bonini con questo articolo ha partecipato al concorso "Reporter a Teatro" indetto dal Portalegiovani del Comune di Firenze e dalla Fondazione Teatro della Toscana.