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giovedì 18 aprile 2024

Reporter a Teatro: ''Ingenuità, amarezza e opportunismo'' di Alessia Casati

13-07-2017
Approda alla Pergola di Firenze, dopo il debutto agostano al cinquantesimo Festival di Borgio Verezzi, lo spettacolo Sorelle Materassi, accolto da fragorosi e scroscianti applausi del numeroso pubblico presente in platea, nei palchi e nel loggione.
Riadattamento del drammaturgo toscano Ugo Chiti per conto del regista Geppy Gleijeses, la pièce vede protagoniste attrici di straordinario calibro come Milena Vukotic e Lucia Poli. La prima brilla non solo nel panorama teatrale, ma anche in quello cinematografico e televisivo come moglie di Paolo Villaggio in Fantozzi o di Lino Banfi in Un medico in famiglia, senza contare le importanti partecipazioni a film con registi di fama tra cui Fellini, Scola e Zeffirelli.
Non è da meno Lucia Poli acclamata attrice fiorentina, che spicca sul grande e piccolo schermo, e sorella dell'idimenticato Paolo Poli. Accanto a loro Marilù Prati, interprete e autrice e adattatrice di testi teatrali.
Tre sorelle, abili ricamatrici e zitelle a tempo pieno in una Firenze degli inizi del XX secolo, Carolina (Milena Vukotic), Terersa (Lucia Poli) e Giselda (Marilù Prati) vivono una routine giornaliera tranquilla fino all'arrivo del nipote Remo, figlio di una quarta sorella morta, che scombina tutti gli equilibri. Zi' Ca' e Zi' Te' stravedono per il nipote, sono legate a lui da quell'amore che non hanno mai provato per un uomo, al contrario di Zia Giselda che, abbandonata da un marito dissoluto, prepotente e incapace di lavorare, capisce subito l'indole egoista e opportunista di Remo.
Lo spettacolo, asciutto nella successione delle scene, risulta ricco nei particolari. Chiti ha infatti scelto di ridurre la trama del romanzo di Palazzeschi concentrandosi sulla caratterizzazione delle tre sorelle fin da subito, quando in medias-res hanno un colloquio con Papa e si presentano parlando di sé stesse. Accanto ad una Teresa energica, volitiva ma anche ingenua, una Carolina credulona, spaesata e fragile che si contrappone all'altra sorella Giselda che, nella riduzione teatrale di Chiti, diventa una sorta di personaggio pirandelliano che svela la verità a coloro che non vogliono o non possono vederla, ovvero le sorelle.
Anche il rapporto con il nipote, Remo, è estremamente fedele al testo di Palazzeschi: un affetto non solo materno ma anche qualcosa di più da parte di Carolina e Teresa, un sentimento che le porterà ad essere accondiscendenti anche troppo e a perdere tutto ciò che hanno accumulato lavorando duramente. Remo persona prepotente, manipolatrice e a tratti anche violenta non si farà scrupolo a rovinare le zie.
L'atmosfera amara e malinconica, che si respira per tutto lo spettacolo, è alleggerita dall'interpretazione quasi macchiettistica di Sandra Garuglieri nel ruolo di Niobe, la fedele domestica, che indulge a una fiorentinità un po' becera e che invece nel romanzo ha un comportamento assai più materno e comprensivo.
Il regista Geppy Gleijeses sposa appieno le scelte del riadattamento di Chiti costruendo attorno alle due ricamatrici una casa-prigione che rispecchia la loro paura di affacciarsi alla vita esterna, dove non si sentirebbero sicure e protette.
La scenografia unica, ideata da Roberto Crea, riflette la scelta di ridurre Sorelle Materassi ad un solo atto suddiviso in più scene che ogni volta sottolineano la situazione amara, grottesca o ironica, dello stato d'animo di Carolina e Teresa, due donne, che hanno sempre soffocato la loro femminilità.
I costumi volutamente dismessi di Ilaria Salgarella, Clara Gonzales e Liz Ccahua, assieme alle luci di Luigi Ascone rendono il tutto ancora più malinconico, triste, tanto che spesso non sappiamo se ridere o piangere come nella scena della festa di nozze di Remo con l'americana Peggy, con le sorelle vestite da verginelle, o in quella della macchina, quando le due zie chiedono al nipote di correre a tutta velocità. Evidente allusione a quella vita che loro non hanno vissuto e che ormai è impossibile da raggiungere dal momento che Remo rallenta perché arrivato a destinazione.
Particolare empatia nasce tra le attrici e il pubblico femminile presente in sala, a cui verrebbe spontaneo intervenire nell'azione per aprire gli occhi delle due sorelle velati da un amore non corrisposto per il nipote. Un'ora e trenta volata via come il vento, che lascia un sorriso stampato sulle labbra e la consapevolezza del rispetto che ognuno dovrebbe avere per sé stesso.

Alessia Casati

Alessia Casati con questo articolo ha partecipato al concorso "Reporter a Teatro" indetto dal Portalegiovani del Comune di Firenze e dalla Fondazione Teatro della Toscana.