Esordisce alla Pergola di Firenze, proprio nella città toscana dove la storia prende vita, la tourneè del capolavoro di Aldo Palazzeschi riadattata dal drammaturgo fiorentino Ugo Chiti, Le Sorelle Materassi. A interpretarlo, sotto la regia di Geppy Gleijeses, troviamo Milena Vukotic e Lucia Poli, due grandi signore del cinema e teatro italiano, incaricate di essere all'altezza delle grande interpretazioni sia delle sorelle Gramatica, in un film del '44 diretto da Ferdinando Poggioli, sia di uno sceneggiato televisivo del '72 interpretato fra le altre dall'ottima Sarah Ferrati, rappresentazioni ancora vivide nelle menti degli italiani. Ad affiancare le due 'zitelle' troviamo Marilù Prati, altro volto noto del teatro nostrano, chiamata ad interpretare la minore delle tre sorelle, è la voce della ragione all'interno della famiglia.
Le vicende delle tre sorelle si svolgono nei primi anni del '900 nel sobborgo di Firenze, Coverciano,
Teresa e Carolina sono abilissime sarte e ricamatrici e vivono cucendo corredi da sposa e biancheria di lusso per la benestante borghesia fiorentina, mentre Giselda, respinta dal marito tempo addietro, si occupa dell'amministrazione dell'impresa. Ad affiancare le tre sorelle troviamo la domestica Niobe. La vita scorre in serena tranquillità fino all'arrivo di Remo, figlio di una quarta sorella morta ad Ancona. Affascinante, pieno di vita e spiritoso, qualità che stregano sin da subito “Zi Cà” e “Zi Te” risvegliando istinti sopiti da tempo in loro. Il giovane capisce ben presto che può sfruttare gli impulsi delle due vecchie signore per il suo tornaconto, e finisce per sperperare in quattro e quatrotto la ricchezza che le due anziane zitelle avevano accumulato con l'andare degli anni.
L'attacco in medias res con il sogno di Carolina dell'incontro delle due sorelle con il Papa ci fa capire subito il carattere delle due protagoniste: Zi Ca più ingenua e sognatrice mentre Zi Te più energica e senza peli sulla lingua. Contrapposta alle due ricamatrici, che differiscono per alcune sfumature ma alla fine sono molto simili, troviamo Giselda, caratterizzata da Chiti quasi come un personaggio quasi Pirandelliano portata sempre a svelare la verità alle due sorelle che volenti o nolenti sembrano non volerla vedere.
La scena con il Papa sarà l'unica che differisce come scenografia, con uno studiato gioco di ombre, poiché quella che si svilupperà nell'atto unico di un'ora e mezza è quella della casa delle sorelle. Sullo sfondo un groviglio di alberi dai toni grigi, la scena è amara e malinconica a fare da metafora della vita delle tre sorelle.
Ottima interpretazione dell'attore più giovane della compagnia, Gabriele Anagni, che riesce a trasmettere tutta la sua indole opportunistica e a volte anche violenta, come quando richiude le due zie per fargli firmare una cambiale per pagare i suoi debiti. Forse anche troppo calato nella parte quando alla fine dello spettacolo guarda con invidia gli applausi scroscianti che piovono sulle due attrici di cartello, rispetto alle minori ovazioni ricevute da egli stesso.
Ma le grasse risate e gli applausi arrivano soprattutto quando gli attori si esprimono con volgarità, forse dato dal fatto di un pubblico molto giovane per la presenza di molte scuole, il più grande esempio è Palle, amico di Remo sempliciotto ma molto simpatico, che strappa la risata più fragorosa della serata col suo “M'importa una s**a”.
A caratterizzare l'intera messinscena è la fiorentinità e lo spettacolo riscuote grande successo: gli attori abbandonano il palcoscenico sommersi da applausi.
I vestiti delle due zie a cura di Ilaria Salgarella, Clara Gonzales e Liz Ccahua risultano dimessi e ordinari simbolo di una vita monotona e dedita al lavoro, tranne in due occasioni: quando Remo le porta fuori a Fiesole dopo averle costrette a firmare la cambiale, e al matrimonio del nipote dove le due zitelle si vestono anch'elle da sposa in una scena quasi grottesca.
Di singolare importanza è l'episodio finale: Remo riaccompagna le due zie a casa dal proprio matrimonio. Questo è l'unico momento in cui vivono davvero e provano ad evadere dalla prigione della vita che si erano create. Lo spettacolo si conclude con le due zie che insieme a Niobe guardano malinconiche la foto del nipote.
Gian Lorenzo Almansi
Gian Lorenzo Almansi con questo articolo ha partecipato al concorso "Reporter a Teatro" indetto dal Portalegiovani del Comune di Firenze e dalla Fondazione Teatro della Toscana.