La Mirandolina tratteggiata da Carlo Goldoni nel lontano 1753 diventa semplicemente Mira nell’elegante commedia di Edoardo Erba, dove è Laura Morante a vestire gli abiti moderni di una Locandiera B&B diretta da Roberto Andò.
La Morante si ritrova coinvolta in una strana cena organizzata dal marito con due ambigui uomini d’affari all’interno della grande villa che in pochi giorni sarebbe diventata una locanda. Il marito non si è presentato e l’unico appiglio di Mira ( il contabile della società ) scompare di scena a circa metà cena, dunque è lei che deve gestire questi uomini misteriosi di cui non conosce fini e motivi per i quali si trovano nella sua villa. L’unico uomo a cui si affiderà la protagonista arriva poco dopo la scomparsa di Brizio e si presenta come un uomo stancato dal proprio lavoro che ha solo bisogno di una stanza per riposare. All’interno della scena sono presenti anche due giovani e belle attrici, che accompagnano gli uomini misteriosi. Mira e l’uomo sconosciuto, che si presenta come “Riva” e si spaccia per un amico del marito, con il passare della sembrano irresistibilmente attrarsi sempre di più, dunque lei si appoggia ad egli per cercare di uscire da una situazione al limite del lecito. Con il procedere della notte il gioco si fa sempre più pericoloso, i due uomini sembrano innervosirsi sempre di più, come farà Mina a uscirne salva? Ma che parte ha in realtà? Davvero è così ingenua come ci ha fatto credere oppure il vero fine misterioso lo a lei e non i due uomini d’affari?
Laura Morante, già nota per le famose interpretazioni di Giulia Ristuccia in “Ricordarti di me” di Gabriele Muccino e di Paola in “La stanza del figlio” di Nanni Moretti , interpreta perfettamente il ruolo di Mira, riuscendo con battute ricche del giusto sarcasmo, a strappare molte risate al pubblico presente. La sua performance è si alza rispetto alle altre e oltre che risate strappa molti applausi, meritatissimi. Anche gli altri personaggi hanno conservato in parte, i loro ruoli; ecco così che il Conte d’Albafiorita diventa Albi grazie all’interpretazione Bruno Armando, Fabrizio è Brizio interpretato da Vincenzo Ferrara, Roberto Salemi è Poli, ispirato al Marchese di Forlipopoli, Danilo Nigrelli impersona invece Riva piuttosto che il Cavaliere di Ripafratta e le due dame, Giulia Andò e Eugenia Costantini, sono rispettivamente Orte(nsia) e Deja(nira).
I personaggi ricordano dunque quelli goldoniani, anche se riadattati a un tempo diverso e dunque con usi e costumi diversi. Più in generale, l’intera commedia gioca sulla “Locandiera” di Goldoni, che viene sollecitato nella mente dello spettatore, ma in modo sottile e intelligente, in modo che egli non distolga lo sguardo dal tema della commedia, che riguarda il presente.
È interessante come un testo tanto famoso sia stato letteralmente sconvolto, riscritto e riadattato con il desiderio di rispecchiarsi con i problemi di un’Italia di oggi, ridisegnando situazioni e personaggi.
Uno spettacolo teatrale raffinato, simile a una pellicola cinematografica per la fluidità con cui la storia prende forma, per le musiche avvolgenti che sottolineano l’atmosferadi mistero che pervade l’intera pace e anche per le scenografie di Gianni Carluccio, che trasformano il palcoscenico in un ambiente in cui lo spazio assume varie dimensioni.
Le musiche svolgono un ruolo molto importante, accompagnando perfettamente gli attori e dando loro respiro e un ritmo da seguire.
Questo spettacolo assume le caratteristiche di un thriller e riesce a mantenere costante una certa tensione nella sala, spezzata però costantemente da battute scherzose. C’è dunque una costante alternanza tra questi due stili, che ci permette di definire quest’opera come “commedia-thriller” e soprattutto un capolavoro per quanto riguarda l’originalità nello sconvolgimento e nel riadattamento.
Niccolò Virgili
Niccolò Virgili con questo articolo ha partecipato al concorso "Reporter a Teatro" indetto dal Portalegiovani del Comune di Firenze e dalla Fondazione Teatro della Toscana.