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domenica 22 dicembre 2024
"Mediterraneum – Il diritto alla speranza", inaugurazione della mostra al Mandela Forum
12-02-2019
Martedì 12 Febbraio 2019, presso il Nelson Mandela Forum di Firenze, è stata inaugurata la mostra "Mediterraneum – Il diritto alla speranza" con le fotografie di Massimo Sestini nelle operazioni di salvataggio in mare della Marina Militare nel 2014.
La mostra (permanente) è a conclusione dell’anno di attività che l’associazione Nelson Mandela Forum ha dedicato al centenario della nascita di Nelson Mandela, eroe della lotta all’apartheid, primo presidente del Sudafrica eletto a suffragio universale, nonché Nobel per la Pace nel 1993, scomparso nel 2013. Massimo Sestini è un fotografo fiorentino famoso per le sue foto aeree, in primis quelle delle barche dei migranti che tentano di raggiungere, pieni di speranza, l’Italia.
E’ proprio la speranza, come si evince anche dal titolo della mostra, il filo conduttore dell’esposizione delle foto di Sestini. E’ la speranza tenacissima, viva, potente che guida i migranti verso il nostro Paese, e che li espone al rischio mortale della traversata del Mediterraneo. E’ la speranza di toccare le coste italiane senza fare naufragio, ed è la speranza di trovare qualcuno che, sfasciata la barca e in balia delle onde, li salvi dalla fine.
Il percorso, che comprende diverse foto, è un’installazione permanente. Come ha dichiarato Sestini, dobbiamo “guardare quelle foto con gli occhi coi quali i migranti guardavano Sestini”, che ha passato ben due anni sulle navi della Marina Militare italiana e che ha testimoniato la grande solidarietà che si è creata tra il personale militare e i migranti, che è “difficile da capire se non si è lì con loro”.
Il fotografo ha ricordato che i soggetti ritratti non sono solo poveri in fuga dalla fame e dalla miseria, ma anche professionisti, medici, ingegneri, dentisti che, pur di scappare da una situazione di pericolo, di guerra, di minaccia alla loro vita, sono pronti a giocarsi la vita in una traversata devastante, per ricominciare da zero in un Paese che conoscevano solo sulle carte geografiche.
Prima che cominciasse la mostra, mentre il coro "Sesto in Canto", insieme al coro dell'Istituto "P.Calamandrei" e del Liceo "A.M.E. Agnoletti” interpretava magistralmente canti sudafricani in onore di Madiba, abbiamo avuto la possibilità di intervistare il CEO della Nelson Mandela Foundation, Sello Hatang. Il dialogo è stato tutto in inglese, lo traduciamo di seguito.
- Guido Calosi: “Quali sono le attività della Nelson Mandela Foundation rivolte ai giovani?”
- Sello Hatang: “Grazie davvero per l’opportunità di questa intervista. Aiutiamo i giovani in molti modi, in primis combattendo l’alienazione dei giovani. In Sudafrica la povertà, soprattutto quella giovanile, è forte e Mandela diceva spesso che i giovani oggi hanno sfide davanti a loro molto più complesse di quelle che affrontò lui. Cerchiamo di avvicinare i giovani alla promozione dei diritti umani, al rispetto della Costituzione, assicuriamo loro l’accesso all’educazione. Uno dei progetti sui cui investiamo e ci battiamo di più riguarda proprio l’educazione. Povertà e disuguaglianza continuano a minare il futuro dei giovani, ma, finché possiamo, dobbiamo fare del nostro meglio per combatterle e integrare al meglio i giovani nella società.”
- Calosi: “Va sottolineato poi l’importante e bel legame che c’è tra la Mandela Foundation e Firenze, e che ci fu tra Madiba e Firenze. Questa mostra che si tiene al Mandela Forum è una bella rappresentazione di questo legame: quali sono i contatti tra il messaggio di Mandela e i temi di questa mostra?”
- Hatang: “Viviamo in tempi difficili, in cui sempre più persone vogliono costruire muri per impedire alle persone di raggiungere una meta: questi muri non hanno successo contro lo spirito umano. E’ nello spirito umano fuggire dalla povertà, dalla guerra, dalla fame per cercare un posto migliore in cui vivere. Mandela poneva sempre alla base delle relazioni umane un valore che noi come Fondazione promuoviamo e difendiamo: la solidarietà umana. Dobbiamo riconoscere che tutti siamo esseri umani, che nessuno deve esser tenuto fuori perché diverso. Questa mostra rappresenta il senso di responsabilità, di solidarietà per chi è bisognoso di libertà dalla povertà, dalla repressione, e ci dà un senso di speranza. Queste foto sono fantastiche perché mostrano che le persone che sono oppresse e che si sentono represse hanno occhi che continuano a brillare di speranza. Auspico che questa mostra serva ad aprire nuove porte di speranza e alla speranza.”
Francesco Pastorelli, membro del Consiglio direttivo del Mandela Forum, ha dichiarato: “Personalmente ritengo che le parole del C.E.O. della Nelson Mandela Fundation, Sello Hatang, abbiano colto in pieno il senso della mostra negli auspici dell'associazione.
Il sig. Hatang ha evidenziato il fatto che questa mostra, assieme al lavoro che verrà sviluppato dal National Geographic in un docu-film, consente di ridare a queste persone, che troppo spesso per noi sono solo numeri, fredde statistiche che ascoltiamo distrattamente, un volto, un nome, una storia, a ricordarci che sono esseri umani, che siamo noi. Dall'altro sono migranti che hanno sperato e creduto fortemente in un futuro migliore e ce l'hanno fatta, sono stati salvati. Ne possiamo trarre quindi un messaggio positivo. Ecco, l'auspicio dell'associazione è proprio che la mostra ci ricordi l'importanza della nostra umanità e ci spinga ad avere fiducia e speranza in un futuro migliore ed in un mondo più equo mantenendo vive le nostre coscienze e saldi i nostri valori. Con questo ci auguriamo di aver dato il nostro piccolo contributo a “essere l'eredità” di Mandela, quel “be the legacy” che è il motto del centenario che ci lasciamo alle spalle ma che si proietta dritto davanti a noi nel futuro”.
Indubbiamente il percorso fotografico è di quelli che non lasciano indifferenti: i volti di uomini, donne, bambini stremati dalla fatica, provati dal terribile viaggio, pieni di voglia di ricominciare e di speranza scuotono la coscienza di chi li guarda. La potenza delle immagini fa sì che ognuno prenda coscienza di quei fatti, di quelle tragedie, e non dimentichi che, pur diversi per religione, etnia, sesso, cultura, siamo tutti esseri umani. Fa sì che ognuno non ci pensi due volte a tendere la mano a chi ha bisogno.