La pittura: la mia salvezza. Artista nella culla dell’arte di Alice Monini. Questo articolo è stato scritto all'Edera Summer Camp, il laboratorio gratuito di Edera Rivista e Informagiovani del Comune di Firenze per giovani su strumenti comunicativi e linguaggio giornalistico in programma dal 17 al 20 giugno 2024 al PARC Performing Arts Research Centre.
Firenze, Piazza del Duomo, 19 giugno 2024. Ai piedi del Duomo artisti, turisti e fiorentini. A chi la macchina fotografica copre il volto, a chi l’emozione offusca la vista, a chi invece piace utilizzare la tela per esprimere i propri sentimenti. Il rumore della città, le diverse lingue che si fondono in un brusio continuo disturbano colui che dipinge. Ma appena gli occhi si sollevano da terra, l’umanità scompare con le sue voci e i suoi frastuoni e, a prendere il sopravvento, sono i palazzi, le torri merlate, il campanile e la cupola. Arte ovunque lo sguardo si soffermi.
Tra i vari artisti di strada, con i loro cavalletti e i loro colori, che replicano le stesse immagini senza calore al solo fine di compiacere il turista distratto e rumoroso, uno riesce a distinguersi.
Alberto Simoncioni, turbato dal silenzio, avvolge i turisti intorno a lui e alle sue opere con parole trattenute, come sospese nell’aria, gli sguardi rapiti, le emozioni, le movenze lente del corpo che esprimono sensibilità e la mente che vaga al di sopra del mondo.
Da quanto tempo dipingi? E da quanto sei un artista di strada?
«Da sempre, all’età di 10 anni chiesi il mio primo cavalletto. Non ho mai frequentato scuole di pittura bensì botteghe d’arte per imparare la tecnica. Faccio l’artista di strada da circa un anno».
Prendere questa strada è stata una scelta dettata dalla passione o dall’esigenza di trovare un’occupazione?
«Entrambe le cose. Vivere dipingendo è sempre stato il mio sogno. Per 20 anni ho fatto il grafico in un’università privata. È durante la pandemia che ho ripreso a dipingere, mi faceva stare bene. Era un periodo difficile a lavoro. La pittura è stata la mia salvezza».
Cosa significa per un fiorentino essere un artista nella sua città?
«Il fatto di essere nato a Firenze ha contribuito molto ad avvicinarmi a questo mondo. Vivo in una città dove ogni angolo è arte. Fin da piccolo amavo girare per le strade del centro e soffermarmi a dipingere ciò che i miei occhi vedevano. La mia città mi ha dato tanta ispirazione».
Quali sono i momenti che ti hanno emozionato o dato maggior soddisfazione?
«Dipingo per esprimere ciò che sento. Quando una persona riesce a sentire quello che io provo e si commuove significa aver fatto un ottimo lavoro».
Da cosa la tua arte si differenzia rispetto a quella degli artisti che ti circondano?
«Capita spesso che le persone si accorgano del sentimento che metto nel realizzare i miei dipinti. Per me importante è l’unicità, che risulti facile comprendere da quale mano sia stata realizzata l’opera. Non realizzo fotocopie. Quando è un artista a interessarsi alle mie creazioni è una doppia felicità».
Alberto non compiace, non produce, esprime, semplicemente, quello che percepisce e che ama e lo racconta con ciò che più gli viene spontaneo: il disegno, la pittura.