"Quando i social ci vengono incontro. “Fuori dal mondo”: l’artigianato è in crisi ma non per giuliano ricchi" di Anna Casini. Questo articolo è stato scritto all'Edera Summer Camp, il laboratorio gratuito di Edera Rivista e Informagiovani del Comune di Firenze per giovani su strumenti comunicativi e linguaggio giornalistico in programma dal 17 al 20 giugno 2024 al PARC Performing Arts Research Centre.
Passando per piazza Santo Spirito vedrete una lunga fila di ragazzi spuntare fuori da un portone, il numero 12 per l’esattezza. Lì, come da ben 62 anni, troverete Giuliano Ricchi e il suo laboratorio di gioielleria. Un’affasciante immersione genuina nell’artigianato. Giuliano e Maria, sua moglie, accolgono con umiltà e cura ogni cliente, da Christian Dior e Nina Ricci alla ragazza di quartiere e il turista esotico. «Siamo fuori dal mondo» dice Giuliano; non intendendo la distanza dal centro città, ma la dilatazione del tempo, che lì è come congelato. Troverete strumenti per alcuni arcaici: laminatoio, lucidatrice, cera e bilancieri. Nessun computer, ma è grazie al digitale che l’attività ha successo.
Durante questi 62 anni di lavoro vi siete dovuti adeguare alle tendenze dei vari momenti. Come avete fatto e come riuscite tutt’ora a cavalcare l’onda?
«Sono i clienti che me la fanno cavalcare. Ad esempio, per un certo periodo facevamo un sacco di collanine, adesso è il periodo dei charms e ora vogliono quelli. Andiamo a momenti. Adesso tutti fanno a computer, anche i disegni, noi invece lavoriamo proprio come sessant’anni fa, ancora con seghetto e forbici, siamo fuori dal mondo. Ma nonostante ciò, ci sono sempre tante persone che apprezzano».
Spiegami un po’ che è successo. Perché tutto ad un tratto c’è la fila? A momenti arriva fino a piazza Santo Spirito!
«Diversi hanno iniziato a chiederci se potessero fare foto e video. Per me non c’è mai stato alcun problema, non c’è motivo di essere restii, tanto non mi copiano e se succede pazienza! Il primo è stato un ragazzo australiano poi sono seguiti tanti altri con numeri non indifferenti, diversi video da 1,2 milioni di visualizzazioni. La gente arriva: dentro siamo pieni e c’è fila fuori. Mi scoccia disturbare i negozianti vicini, qui c’è tanto lavoro e a volte sono costretto a mandar via le persone. Che dispiacere».
Sei un’eccezione alla tendenza: si dice, specialmente a Firenze, che l’artigianato va a morire. Cosa ne pensi?
«Che è vero, artigiani come me non ci sono più e i ragazzi interessati mancano. Questa cosa dei video e delle foto non è partita da me, io sono negato con i computer, ma è un nuovo modo per riscoprire l’artigianato. Questa mattina abbiamo fatto tanti braccialetti, sono arrivate tante persone. È una cosa che funziona».
Secondo lei, perché proprio voi? È fortuna o c’è qualcosa in più che vi distingue?
«Mah. Forse sarà anche un pizzico di fortuna. Siamo sempre gentili con tutti e pare che i turisti si sentano accolti. Tanti ragazzi vengono qui e queste sono soddisfazioni vere. Mi dispiace solo che siano arrivati un po’ troppo tardi per me, se solo fossi stato un po’ più giovane! Ah guarda, nel frattempo ho finito di fare un paio di orecchini!»
Molto umile da parte sua! Allora, un messaggio che si sente di dare a tutti questi giovani?
«I giovani secondo me sono bravissimi. Vedo che amano la bellezza, studiare e imparare. Non saprei cosa dire loro sinceramente. Tanti dicono “eh ma i giovani…”, invece no. I ragazzi sono persone in gamba! Il problema siamo noi adulti».