"La realtà del Cam (Centro ascolto uomini maltrattanti)" di Emma De Caroli. Questo articolo è stato scritto all'Edera Summer Camp, il laboratorio gratuito di Edera Rivista e Informagiovani del Comune di Firenze per giovani su strumenti comunicativi e linguaggio giornalistico in programma dal 17 al 20 giugno 2024 al PARC Performing Arts Research Centre.
Nato a Firenze nel 2009, il Cam (Centro ascolto uomini maltrattanti) è stato il primo centro a lavorare con uomini autori di violenza nelle relazioni affettive.
Grazie all’intervista alla psicologa Stella Cutini sono venuta a conoscenza delle modalità di azione che sono utilizzate.
“Non esiste un profilo tipico dell’uomo artefice di violenza e la maggior parte di coloro che si rivolgono al Cam sono di origine italiana, albanese e romena” spiega la dottoressa.
L’età media è compresa tra i 30 e i 50 anni, ma ci possono essere anche pazienti più giovani o anziani. Le loro richieste interessano principalmente l’azione di consapevolezza del proprio comportamento aggressivo nei confronti di donne e bambini. “Il compito del Centro è partire dalla definizione di cosa è o meno la violenza e che la responsabilità del comportamento è di chi la mette in atto” espone la psicologa.
Attraverso questo percorso, che può durare diverso tempo, il paziente, ormai in grado di riconoscere i propri episodi di violenza, può agire nel comprendere l’impatto che si è verificato sulle vittime e casomai cercare azioni riparative. Inoltre è essenziale creare un rapporto di fiducia con gli utenti che si basi sul riconoscimento del loro passato e che diventerà un elemento di prevenzione.
La strada intrapresa al Cam è organizzata attraverso una serie di colloqui di valutazione, e a seconda dei casi, l’uomo inizia un percorso di gruppo, di circa 10 mesi, seguito da due operatori in cui sono proposti temi legati all’assunzione delle proprie responsabilità.
Gli uomini si rivolgono volontariamente, su un mandato di un magistrato o ancora su consiglio dei servizi territoriali.
Molteplici sono i campanelli d’allarme che si possono notare in un partner violento: manipolazione, colpevolizzare la donna, atteggiamenti possessivi e gelosi, sbalzi d’umore, difficoltà nel gestire l’ansia, commenti sessisti o misogini… Alcune delle azioni per contrastare il fenomeno di violenza sono: tutela delle vittime, certezza delle pene e lavoro in rete coordinato.
Le conseguenze per la vittima sono numerose, non solo a livello fisico, attraverso vere e proprie lesioni, ma anche a livello psicologico (depressione, isolamento, non sentirsi mai al sicuro…). Le ripercussioni per un minore possono essere diverse e distruttive, ma sicuramente i bambini che assistono alla violenza subiscono un danno immediato.
L'obiettivo finale del Cam, in concordanza con l’articolo 16 della Convenzione di Istanbul, ha lo scopo di prevenire gli atteggiamenti violenti da parte degli uomini nei confronti di partner e figli.