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mercoledì 15 ottobre 2025

Edera Summer Camp: "Il futuro si sporca le mani" di Sara Corsini

12-09-2025
"Il futuro si sporca le mani. Come l’artigianato può salvare i giovani (e viceversa)" di Sara Corsini è l'articolo scritto all'Edera Summer Camp, il laboratorio gratuito di Edera Rivista e Informagiovani del Comune di Firenze per giovani su strumenti comunicativi e linguaggio giornalistico in programma dal 9 al 12 giugno 2025 al PARC Performing Arts Research Centre.

La città di Firenze ha da sempre intrinseco, nella sua identità, l’artigianato e infatti sono centinaia le botteghe storiche che conservano da generazioni i segreti di un’arte. Con la globalizzazione però queste piccole realtà rischiano di scomparire, schiacciate dal peso di colossi commerciali contro cui è impossibile competere. Nell’era del tutto e subito, investire in queste realtà “fuorimoda” è sicuramente controcorrente poiché sembra logico pensare che siano destinare a sparire. O forse no?

Sono molti i giovani che si interessano ogni anno a queste realtà: «Ho partecipato a degli incontri pensati per preservare l’artigianato fiorentino ed eravamo tantissimi, c’erano addirittura studenti che venivano da altre scuole e città - dice Elena, studentessa dell’Accademia delle Belle Arti. - Forse è però un mestiere che non viene tanto sponsorizzato». In più c’è da considerare il fattore economico. «È un lavoro che garantisce una retribuzione relativa, e magari i ragazzi preferiscono stare a casa, fare smartworking e guadagnare di più, sicuramente ci sono vie molto più semplici» dice Cosimo Salmista, giovane artigiano presso la Fonderia Art’ù. Nonostante questo, sono numerosi i giovani che vogliono imparare un mestiere manuale, a discapito della crescente digitalizzazione. C’è da chiedersi se esista dall’altra parte una reale apertura degli artigiani a tramandare il loro sapere. «È il segreto familiare che a volte esclude», ed è un peccato perché la scomparsa di un’arte è una perdita per l’intera comunità. Esistono però realtà “controcorrente”, che hanno basato la loro intera attività sull’insegnamento come dice Beatrice Gori della Scuola del Cuoio- «Noi siamo nati come scuola – spiega - abbiamo sempre lavorato per le generazioni future. Mio nonno fondò la scuola 75 anni fa per insegnare un mestiere a ragazzi con difficoltà e a orfani di guerra. Nel tempo poi abbiamo mantenuto questa parte sociale ma la scuola in sé è diventata un punto di riferimento per le nuove generazioni».

L’innovazione e la tecnologia possono essere alleate del mestiere, introducendo un nuovo modo di fare artigianato. La Fonderia Art’ù ha da pochi anni adottato un programma per la modellazione 3D, riuscendo ad avere contatti e commissioni da tutto il mondo. «È sicuramente il futuro. Bisogna riconoscere però che la modellazione 3D toglie spazio ad alcune figure storiche nell’ambito dell’artigianato e della fonderia, ma agevola molti processi. Noi così riusciamo ad avere commissioni da artisti dalla Mongolia, Oman e Qatar. Se qualcosa non limita il lavoro ma lo affianca, ben venga».

L’artigianato può essere anche una risposta pratica a problemi contemporanei lavorativi, come il burnout digitale. La riscoperta di un mestiere più manuale potrebbe costituire un antidoto a un mondo del lavoro sempre più alienante. «È un’attività di grande soddisfazione. Non nascondo che è molto faticoso e l’ambiente può essere inospitale, ma ti devi mettere sempre in gioco e non è mai monotono. Il creare da zero appaga molto a livello personale». Forse, quindi, l’artigianato non è soltanto una concreta opportunità lavorativa, ma anche un modo per ritrovare un legame con il tempo e con se stessi.