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domenica 19 maggio 2024

''Carrie'' di Kimberly Peirce: un secondo film tratto dal romanzo di Stephen King

17-01-2014

Carrie (Chloe Moretz) è una liceale timida e chiusa in se stessa, oggetto di bullismo da parte delle coetanee che la coprono di insulti quando, nelle docce della scuola, viene per la prima volta a conoscenza delle mestruazioni. La madre, Margaret (Julianne Moore), è una bigotta e fanatica religiosa che mantiene il controllo sulla figlia tramite le punizioni e la preghiera. Esiste infatti una stanza in cui Carrie viene rinchiusa a pregare ogni volta che commette un peccato.
L'unico desiderio di Carrie è quello di essere come le altre ragazze; ma è un desiderio destinato a rimanere irrealizzato perché scopre di avere poteri telecinetici.
Secondo una regola non scritta i film remake devono fare i conti con l'originale. Se non avete visto il "Carrie" di Brian de Palma allora non rimarrete troppo delusi.
Nella versione del 1976, tratta dall'omonimo romanzo di Stephen King, Sissy Spacek aveva reso Carrie credibile nel suo isolamento e nella sua diversità mentre Chloe Moretz, nonostante il modo di vestire casto, i capelli arruffati e una posizione gobba, risulta troppo carina e quindi poco credibile nei panni del personaggio di King.
Nella versione di Kimberly Peirce spunta però un nuovo elemento: volendo ambientare la storia ai giorni nostri, Pierce deve scontrarsi con internet e il peso che esso assume nelle vite degli adolescenti; la solitudine di Carrie viene così estesa anche al mondo dei social network. Se nella versione del '76 l'episodio della doccia si sviluppava e si esauriva all'interno della scuola, adesso con l'implicazione delle nuove tecnologie l'atto di bullismo si apre al mondo intero, quando una delle ragazze riprende la scena con un cellulare, mettendola poi in rete. Punto di partenza di tutta la storia, questo episodio è la chiave di lettura di tutto il film, che in un crescendo di tensione, porteranno ad un finale tragico.

di Michela Monticelli