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domenica 19 maggio 2024

Inaugurazione della mostra ''Ladies for human rights'' presso il RFK Center

05-03-2014

Mercoledì 5 Marzo, presso il Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights Europe, è stata inaugurata la mostra "Ladies for human rights" dell' artista Marcello Reboani, curata da Melissa Proietti. Una mostra itinerante e dinamica, che, attraverso ritratti originali ed esclusivamente realizzati con materiali di recupero, omaggia donne straordinarie che si sono battute per ideali, valori e cause umanitarie. Si parla di donne, diritti umani, diritti negati e di quanto possa essere fatto a riguardo, magari seguendo l' eccezionale esempio delle icone che Reboani ci propone, magari quello di donne "comuni", tanto ordinarie quanto eroine nelle piccole cose del quotidiano. Nei loro volti si legge la volontà dell' artista e del RFK di lanciare un incentivo all' azione e alla partecipazione, quel "piccolo impulso di energia" auspicato dallo stesso Robert Kennedy. La mostra mira ad accendere i riflettori su tematiche mai fuori moda, mai troppo di moda e che necessitano di un' accurata sensibilizzazione. Su questo punto concordano le donne che sono intervenute durante la conferenza. Sarah C. Morrison, Console generale degli Stati Uniti a Firenze, ci fornisce un affresco di vita vissuta come donna diplomatica nel mondo, guidata da un forte desiderio di cambiamento. Contribuisce a questo incontro ribadendo l' importanza del ruolo politico della donna a livello internazionale e portando come esempio Ellen Johnson Sirleaf, prima donna eletta come capo di stato in Africa. Inoltre, Sarah C. Morrison ricorda gli enormi progressi avvenuti negli ultimi 10 anni in Afghanistan grazie al fondamentale ruolo dell' educazione e dell' istruzione e all' impegno di instancabili attivisti. Cristina Giachi (Assessore del Comune di Firenze alle Pari Opportunità) ha invece sottolineato la necessità di mantenere una viva e continua attenzione su questi temi, uscendo dai luoghi comuni che affollano dibatti sterili, che, al contrario, dovrebbero essere fertili e in grado di produrre comunicazione, diffusione e di conseguenza cambiamento. Inevitabile la trattazione del tema del femminicidio, un fenomeno di rilevanza e diffusione macroscopica, che molto spesso si rivela fine a se stesso, nel momento in cui continuano ad esserci donne che muoiono per il solo fatto di essere donne. Si tratta di un tema che esiste e che molto spesso si colloca ai vertici dell' agenda politica e mediatica, ma a cui dobbiamo approcciarci da una diversa angolazione : svincolati dagli stereotipi di vittime e carnefici, liberi da uno sguardo prettamente ideologico e politico e consapevoli dell' aspetto culturale e sociale di questo fenomeno che attraversa l' intero tessuto civile anche nei suoi contesti più inaspettati ed elevati.  Fautrice di una nuova visione del tema violenza è anche Alessandra Pauncz, Presidente dell’Associazione Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti, che sottolinea la necessità di ampliare ed estendere lo sguardo su questa questione come ad un problema che deve trovare accoglienza, comprensione e soprattutto soluzione. E la soluzione sta proprio in un' inversione paradossale del modo di parlare della violenza, non allontanandosi, ma avvicinandosi ad essa, nonchè nell' affiancare a campagne "zero tolerance" altre che evitano una radicale polarizzazione tra bene e male. Non solo un progetto terapeutico, ma un processo continuo, che viene alimentato e che si autoalimenta. Margherita Michelini, direttrice del carcere Mario Gozzini, ci parla invece dell' istituzione delle carceri, dalla nascita con una logica esclusivamente maschile, fino alla riforma del 2005 che ha introdotto un regolamento specifico per istituti e sezioni femminili. Protagoniste della discussione sono sia le donne detenute, che devono attraversare un processo di rieducazione e risocializzazione, sia le operatrici penitenziarie che hanno debuttato in un ambiente lavorativo fino ad allora di ferreo monopolio maschile. Improvvisamente Sarah C. Morrison estrae dalla borsa un burqua, un simbolo che ci ricorda regole imposte alle donne dalla cultura stessa, carceri spesso affollate da prigioniere volontarie, spinte dal bisogno di sentirsi protette e di tracciare un netto confine tra uomini e donne, che ci ricorda che esistono mura e catene sociali saldamente radicate nella mente e nello spirito.
Parole chiave: comunicazione, condivisione, ascolto, progresso, continuità.
A moderare la conferenza è stata la giornalista Giulia Rossi, che ha fornito stimolanti spunti di riflessione.

Le opere saranno disponibili presso il RFK Center fino al 6 Aprile.

di Enrica Pulcinelli