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domenica 19 maggio 2024

Reporter alla Pergola: ''I pilastri della società''

12-05-2014

Henrik Ibsens scrisse "I pilastri della società" (Samfundets støtter) nel 1877 ed oggi, nel 2013, i suoi temi risultano ancora attuali. Questo è il primo pensiero che  passa per la testa quando si assiste alla bella rappresentazione di questa opera, messa in scena al teatro della Pergola in una prima nazionale coprodotta da Teatro di Roma, Teatro della Pergola e Teatro Stabile di Torino
L'ambientazione non poteva essere più diversa: la società buona di una piccola città della Norvegia di fine ottocento. Eppure non è difficile ritrovare nelle trame del potere e negli scandali mediatici molti argomenti contemporanei. Viene da chiedersi se Ibsen fosse un visionario preveggente o se la storia si ripete ciclicamente e ogni società è afflitta dagli stessi mali a tutte le latitudini. E forse questa è la forza di un dramma, certo non facile, ma che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore.
La storia è complessa e intrecciata a più livelli ma si può riassumere così: il console Bernick (interpretato magnificamente da Gabriele Lavia) è il centro di gravità intorno al quale ruota tutto il mondo della piccola borghesia reazionaria che lo circonda. Lui e pochi altri suoi pari sono i "pilastri morali" sopra i quali si fonda la società. Ma dietro la patina superficiale di rigore e incorruttibilità si cela una vita costruita sulle menzogne, caso esemplare del marciume nascosto dietro ai comportamenti ostentatamente perbenisti dell'intera società. Tuttavia le apparenze rischiano di essere distrutte con il ritorno dall'America del fratello minore di sua moglie con la sua sorrellastra, al quale aveva addossato le colpe di un doppio crimine materiale e morale, compiuto oltre quindici anni prima. Alla fine, dopo molti tormenti interiori, il console decide di raccontare la verità a tutti i suoi concittadini, ma il finale ambiguo lascia l'amaro in bocca: confessa le sue menzogne, grazie alle quali ha ottenuto il potere e la ricchezza, ma sembra non pentirsene, anzi cerca una giustificazione: "Non intendo però farmene un rimprovero, perchè, credo, di potermi, ancora adesso, annoverare fra i più abili e i più operosi...quando gli animi si calmeranno si vedrà se ho vinto o perduto".
La vena ironica del dramma di Ibsen è sapientemente rappresentata dagli attori, che hanno strappato anche alcune risate attraverso gli atteggiamenti parossistici e a tratti ridocoli di certi personaggi, come il Professor Rorlund. Una menzione particolare va fatta per le sceneggiature e i costumi. L'interno di casa Bernick è costruito con attenzione e ricchezza di particolari ma quello che rende davvero realistica la scena è la ricostruzione perfetta degli abiti.
Nel complesso uno spettacolo piacevole e capace di far riflettere, anche se la lunghezza (quasi tre ore!) e i temi non lo rendono adatto a tutti. Un plauso a Lavia che ha contribuito in maniera decisiva al successo della rappresentazione, vestendo i panni del perfetto capitano d'industria/uomo politico del tempo.

Andrea Baroncini