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domenica 19 maggio 2024

I Martedì al cinema con Palazzo Strozzi: recensione ''I Tenenbaum'' di Wes Anderson

13-05-2014

Nuovo appuntamento con il Cinema Odeon di Firenze e con il ciclo di film dedicato alle mostre in corso a Palazzo Strozzi. Martedì 13 maggio 2014 la sala si riempie per "I Tenenbaum" di Wes Anderson, un film che ci guida nell'approfondimento dei temi centrali della mostra "Questioni di  famiglia - vivere e rappresentare la famiglia oggi".
La trama si scioglie come il racconto di un bizzarro romanzo, con una voce narrante che ci propone la storia di Royal ed Etheline Tenenbaum e dei loro figli Chas, Margot (figlia adottiva) e Richie. Piccoli prodigi della finanza, della drammaturgia e del tennis, perfetti al limite dell'assurdo, una volta cresciuti cominceranno a riportare i segni del divorzio dei genitori, di un padre assente e della mancanza di una figura ispiratrice. Drammatica, ma presentata con sottile ironia la condizione di Chas (Ben Stiller), rimasto vedovo con due figli, pieno di fobie, soffocante ed iperprotettivo, di Margot (Gwyneth Paltrow), così apatica e depressa da non sembrar reale, e quella di Richie (Luke Wilson), che porta con sè il segreto amore per la sorella adottiva. Oltre alle storie dei singoli, quello che colpisce è che questa famiglia non è mai unita, neanche quando, per la malattia (o meglio per la messa in scena della malattia) del padre, si trovano di nuovo a convivere sotto lo stesso tetto. La cinepresa di Wes Anderson ci mostra tutta la precarietà dei legami familiari, la stessa che l'artista Courtney Kessel cerca di trasmettere nel video "In balance with", in mostra a Palazzo Strozzi, dove la ricerca di un equilibrio stabile con la figlia si rivela sempre deludente; ci apre misteri e segreti dell'animo umano e li tira con sè nell'immaginazione fino ad estremizzarli, guadagnandosi i sorrisi del pubblico. Un regista che sfiora con leggerezza i problemi di una famiglia che solo la formalità dei legami definisce come tale e che, pur nel dinamismo di una pellicola cinematografica, viene quasi immortalata in un immobile, strano, ambiguo e paradossale ritratto. Fatti, parole e sentimenti di questo nucleo dissolto ci lasciano divertiti, sorpresi e spiazzati nel loro essere così anti-affettivi ed anti-familiari, così diversi dalla  precisione e compostezza dei ritratti del maestro tedesco Thomas Struth, anch'essi parte della mostra "Questioni di famiglia". Difficile non simpatizzare per questo assaggio di stranezze e stravaganza, per l'immutabilità dei personaggi, per la continuità degli abiti indossati, quasi fossero costumi di scena, e per la maestria con cui Anderson rende frizzante un'atmosfera che sembra ripetersi e non cambiare mai. Soltanto la fine della pellicola porta con sè un primo embrione di cambiamento, e forse un ulteriore slancio sarà possibile dopo l'estremo saluto a Royal. Quel che è certo è che tutto avverrà nell'inconfondibile stile dei Tenenbaum.

"In ogni famiglia c'è una pecora nera. In questa lo sono tutti"

di Enrica Pulcinelli