Città di Firenze
Home > Webzine > Giovani Reporter > Lavoro e impresa: “perché se qualcosa funziona è già vecchio”
mercoledì 01 maggio 2024

Lavoro e impresa: “perché se qualcosa funziona è già vecchio”

06-10-2014

Il Festival delle Generazioni non dimentica l’attualità e la crisi economica che viene spesso ribadita in labirinti di parole come PIL, produzione, tasse e una scia infinita che le segue ogni giorno, ma al contrario di coloro che vedono solo il peggio gli organizzatori mostrano di credere ancora nel futuro del Paese.

Quale mezzo migliore per incentivare le future generazioni se non quello di mostrare loro le storie di giovani imprenditori che sono riusciti a creare qualcosa di nuovo, a mettere in pratica quelle che all’inizio sembravano solo belle idee, ma che con tanta volontà e coraggio sono diventate solide realtà?

La manifestazione dal titolo “Dalla nuvola alla terra” che si è svolta venerdì 3 ottobre in Piazza della Repubblica ha fatto proprio questo, richiamando un gran numero di ragazzi e ragazze che probabilmente aspettavano proprio voci dissonanti rispetto a quelle fin troppo note. Non è più il tempo del “bamboccioni” o del “choosy”. A mostrare loro realtà alternative, nuove e vitali sono in gran parte persone che potrebbero benissimo essere amici, vicini di casa e che come tali non parlano dall’alto del successo ottenuto, ma da pari a pari. Sono le parole di chi nutriva mille dubbi, aveva idee e ha deciso di non arrendersi davanti alle paure. È quel “ce la potete fare anche voi” che faticava ad arrivare.

Imprenditoria è coraggio: coraggio di credere nelle proprie idee, di farsene promotori, di realizzarle e mantenerle vive – che come è stato ribadito più volte è la parte più difficile – e soprattutto di credere nel cambiamento; un cambiamento che viene dalla volontà di mettersi in gioco e rischiare.

Ad intervenire sono stati Mirko Trasciatti che guida Fubles, il sito dedicato agli appassionati di calcetto, soprattutto a quelli che sono spesso vittime dell’imprevisto dell’ultimo minuto; Giulio Gargani che ha unito terra reale e mondo virtuale creando Agrimé, un sito che ha messo in contatto gli estimatori del cibo sano e del km0 con una quindicina di aziende agricole tra Firenze e Arezzo, permettendo ai consumatori di acquistare prodotti salutari a prezzi contenuti e ai produttori di ridurre gli sprechi e valorizzare la qualità; i due fratelli Angela e Giuseppe Lo Pinto, creatori di ProSaber, hanno tirato su una start-up tecnologica che vuole facilitare la diffusione e la modernizzazione dei sistemi educativi; Le Cicogne è invece un progetto nato da un’idea di Monica Archibugi, studentessa e babysitter come tante, che per rispondere alla grande richiesta di tanti genitori ha deciso di creare un punto di incontro tra chi ha bisogno di una mano per i propri figli e chi vuole guadagnare qualche soldo, magari per poter affrontare più serenamente la vita universitaria. Al loro fianco alcune delle personalità che tentano ogni giorno di sviluppare le potenzialità innovative delle idee: Riccardo Luciani, Maurizio Milan, Marta Mainieri e Michele Padovani.

La parte finale dell’incontro è stata dedicata a quello che è il motore del festival, ossia l’incontro tra generazioni diverse, in quest’occasione con imprenditori e importanti figure di riferimento della cultura italiana: Sandro De Poli a.d. della General Electric; Dario Di Vico inviato del Corriere della Sera, oltre che uno dei fondatori del blog “La nuvola del lavoro” del Corriere della Sera; infine il cantautore, scrittore e poeta italiano Roberto Vecchioni.

I modelli ai quali guardano le nuove generazioni sembrano essere cambiati rispetto al passato, secondo quanto afferma Padovani. C’è un’eredità positiva che per paradosso si deve anche alla crisi: la voglia di fare impresa e di condividere. A pagare lo scotto sarebbero le vecchie mire manageriali fatte di guadagni facili, pochi rischi e scarsa partecipazione ai processi evolutivi e innovativi.

In questo cambio di rotta si evince di sicuro un recupero di modelli che hanno fatto grande la storia industriale, ponendo in risalto la volontà di essere partecipi se non anticipatori dei cambiamenti culturali e tecnologici, meccanismi di una società che guarda sempre all’orizzonte cercando di raggiungerlo, piuttosto che rimanere ancorata a dogmi e sistemi che inevitabilmente accusano i segni del tempo.

La scuola è stato un elemento centrale nelle riflessioni dei partecipanti, così come la cultura; due ambiti che vedono una netta tendenza ad un recupero della dimensione culturale non esclusivamente tecnologica e settoriale. Scoprire che il mondo imprenditoriale ritiene la formazione umanistica di grande importanza, quasi primaria si potrebbe osare affermare, è stata una vera sorpresa. Il motivo di tanta valorizzazione della riflessione, della parola e delle radici culturali? La risposta la danno a più voci: smontare la mitologia di uno sviluppo incondizionato, che deve invece fondersi con una cognizione più etica; solo il ricongiungimento tra arte, cultura e impresa eviterà di andare incontro a sterili innovazioni, quando non addirittura inutili. La storia su questo fornisce numerosi esempi.

Infine si è discusso di quello che è senza dubbio uno dei problemi maggiori del “fare impresa” attuale, vale a dire la mancanza di sostegno da parte di varie istituzioni (dallo stato alle banche). È stato fatto notare che le idee non mancano e non manca neppure la volontà di darsi da fare nelle nuove generazioni, ma molte delle imprese che a fatica si mettono in piedi nel giro di alcuni mesi falliscono, pertanto è assolutamente necessario che si trovi il modo di aiutare chi cerca di dare un futuro lavorativo alle prossime generazioni.

Per quanto complessa possa essere la questione del lavoro, dell’impresa e del progresso sociale non sono mancate idee e spunti. Se in futuro riusciranno a divenire delle solide realtà, come tutti speriamo, saranno dei fari importanti per un Paese che fa ancora fatica a rinnovarsi e a stare dietro ai cambiamenti. Cambiare non vuol dire divellere le proprie radici, chi pensa di agire in questa maniera dovrà affrontare gravi conseguenze in futuro, significa invece andare oltre la sola tradizione, cercando di riscoprirne gli elementi ancora attuali e rivitalizzarne altri che sembravano ormai destinati alla fine. In quest’ottica di cooperazione tra la vitalità delle nuove generazioni e le competenze di chi li ha preceduti, capaci di fare da guide, una ripresa culturale ed economica diventa una prospettiva più realistica.

Per ulteriori informazioni: www.festivaldellegenerazioni.it


di Luca Pollara