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domenica 19 maggio 2024

''Rock Contest 2014'': intervista agli Any Dirty Party

18-11-2014
Giovedì 13 novembre si è tenuta al Tender Club la quinta vetrina eliminatoria del Rock Contest, concorso nazionale organizzato da Controradio per cantanti e band emergenti: ogni sera si esibiscono sei artisti e, per decisione di una giuria e del pubblico presente, due passano alle semifinali. Durante la quinta serata si sono esibite solo cinque band, invece delle tradizionali sei: i Nauti, Tutte Le Cose Inutili, Beyond The Garden, Any Dirty Party ed El Xicano.

La band romana Any Dirty Party è forse quella che ha proposto la musica meno "italiana" della serata. Duo composto da chitarrista e batteria, hanno eseguito alcuni brani in inglese dalla importante base punk, ibridata da una vena più melodica tipica del blues. Grande solidità musicale ed una forte presenza scenica sono le caratteristiche che hanno contraddistinto il loro set.

Dopo aver parlato con loro ho deciso di intervistarli e scoprire qualcosa in più sulle loro scelte artistiche.

"Ogni festa comincia con una sporca bugia.
Una bugia tra il rosa e l'azzurro.
Un uomo che va a una festa con la sua donna
e un altro che ci va da solo. O almeno così pensa.
In realtà, tra il rosa e l'azzurro, nessuno dei due uomini è solo.
E ogni dannata festa, come ogni dannata bugia,
è una dannata festa sporca".

Parlando con voi, avete definito la vostra musica come l'unione del blues anni '30-'40 col punk garage degli anni '90, vi siete sempre cimentati in questo oppure avete sperimentato altri generi?
Alessio (batteria): In alcuni dei gruppi in cui ho suonato prima degli Any Dirty Party, erano già presenti queste sonorità e queste influenze.
Renato (chitarra, voce): Io ho iniziato ad ascoltare musica e suonare il basso verso la fine degli anni '90, quindi le sonorità e l'approccio di quel periodo sono stati più o meno presenti nei pochi gruppi precedenti. Per gli Any Dirty Party ho ricominciato da zero, imbracciando la chitarra e iniziando a cantare; in modo molto istintivo ho ritrovato del blues e del rock and roll nelle cose che componevo e che scrivevo. Ora che ci penso, realizzo che coincidono con due fasi distinte della mia vita. Qualche anno di intervallo tra le due e qualche avvenimento hanno sicuramente contribuito a delineare la seconda fase.
A: Diciamo quindi che c'è stata qualche nota blues per entrambi, prima degli Any Dirty Party.

Cantate in inglese, pensate che l'italiano non possa rendere lo stesso effetto che volete per la vostra musica? Di solito che temi affrontate con i vostri testi?
R: L'italiano renderebbe anche meglio. Però è una lingua che pone diverse barriere oltre a quella geografica. Una di queste è la banalità: personalmente non mi sento in grado di superare questa barriera scrivendo una canzone in italiano. Un buon testo in italiano ha ovviamente più impatto di un buon testo in inglese qui in Italia. Ma per scrivere un buon testo in italiano serve talento, e io sono sicuro di non averlo. Non sono d'accordo con chi dice che l'inglese è musicale e l'italiano no. L'italiano sa essere molto musicale, ma servono una padronanza lessicale e una penna molto creativa e originale. Tornando agli Any Dirty Party, il problema della lingua non ce lo siamo mai posto: il rock and roll, il blues, il garage parlano americano dalla nascita... tentativi troppo radicali di imbastardimento mi suonano persino poco eleganti e fuoriluogo, inascoltabili per un purista come me. Detto questo, dedico alla scrittura dei testi moltissimo tempo. L'inglese ha una fonetica più pronta all'uso, ma sento sempre l'esigenza di ricercare un'altra metafora, un'altra parola. Spesso ripeto e correggo i testi mentre cammino per strada: il ritmo dei passi e lo stato generale di sovrappensiero causato dalle distrazioni esterne mi suggeriscono molte idee e metriche. I testi partono da tensioni, tensioni tra un me turbato per qualcosa e un possibile me in pace con la stessa. Quando c'è un vuoto tra me e qualcosa, cerco di metterci un ponte; quel ponte è una canzone. E' terapeutico, è esorcizzante.

Che importanza ha avuto per voi partecipare ad un concorso come il Rock Contest? Ne avete fatti altri prima?
R: Il Rock Contest è il primo a cui abbiamo partecipato. E' stato un palco molto emozionante, la presenza di ragazze e ragazzi, signore e signori, tutti molto attenti sotto al palco mi è arrivata fino allo stomaco.
A: E' stata una grande soddisfazione essere stati selezionati tra più di 600 bands da tutta Italia. E' uno di quei palchi che in 15 minuti ti emoziona e ti insegna tanto.

Avete qualche disco/EP in fase di pubblicazione?
R: Lo scorso aprile abbiamo registrato un E.P. all'outsideinside studio di Matt Bordin dei Mojomatics, tutto molto velocemente: in un giorno e mezzo registrazione e mixaggio... era quello che potevamo permetterci. Abbiamo registrato su nastro in presa diretta per catturare una certa tensione e restituire un suono caldo, come richiede la musica che suoniamo. E' stata un'esperienza unica; abbiamo ricordi molto vividi di quei momenti. Poi le 5 tracce sono state masterizzate da Carl Saff a Chicago. Al momento siamo in contatto con un'etichetta straniera per la pubblicazione, ma non possiamo dire di più riguardo a date e dettagli. Sicuramente l'E.P. uscirà su vinile.

Progetti futuri?
Scrivere ancora molte canzoni con gli stessi 3 accordi.

Pagina Facebook www.facebook.com/anydirtyparty‎ Soundcloud  www.soundcloud.com/anydirtyparty


Hanno passato il turno in semifinale la giovanissima band fiorentina Beyond The Garden e il cantante El Xicano.

Prossimo appuntamento con il Rock Contest Giovedì 20 Novembre al Tender Club in Via Alamanni, 4 ore 21.30.


a cura di Fiammetta Pibiri