L’indagine artistica di Mariko Hori (giapponese di nascita e olandese di adozione) sul rapporto tra linguaggio e storia, è partita da un antico proverbio giapponese che propone una sorta di profezia sociale secondo cui i bottai si arricchirebbero quando il vento soffia. Il proverbio suggerisce che nel corso della storia, inclusa la nostra storia presente, si creino delle reazioni a catena tra eventi inattesi, sottolineando il ruolo dell'umanità in tali accadimenti. Nell'antica società giapponese, tale reazione a catena di cause e effetti portava un vantaggio utilitaristico: il profitto per la categoria dei bottai.
Ma perché il vento farebbe arricchire i produttori di botti? Quando il vento soffia, la polvere va negli occhi della gente. Se la polvere va negli occhi, alcuni potrebbero diventare ciechi. La tradizionale occupazione per un cieco nell’antico Giappone era il musico e il cantastorie ambulante suonando lo shamisen, uno strumento musicale a tre corde. Quindi più ciechi comprerebbero più shamisen. La pelle usata per creare questo strumento è spesso di gatto. Quindi se il numero di ciechi dovesse aumentare, verrebbero uccisi più gatti per ottenerne la pelle. E a catena, se i gatti venissero uccisi ci sarebbero più topi. E se i topi aumentassero, la popolazione dovrebbe tenere il proprio riso al sicuro, ben chiuso in barili di legno. Quindi molte persone dovrebbero ordinare molti barili. Ed è per questo che i produttori di barili si arricchirebbero grazie al “soffio di vento”.
Nella visione dell’artista questo proverbio ha illuminato il collegamento tra la potenza della natura e la socialità umana, il modo in cui l'umanità interpreta l'influenza della natura sulla vita della collettività, alterata e condizionata dall’elemento naturale, imprevedibile e imponderabile. L'esperienza della recente pandemia, con il suo carattere di catastrofe globale, invita a una nuova apertura e rispetto per l'equilibrio della natura, così come alla realizzazione di un profondo punto di contatto tra gli esseri umani e tutte le creature viventi.
Per calare questa riflessione nella dimensione fiorentina Mariko Hori ha chiesto la collaborazione dei cittadini e dei giovani artisti di Firenze che hanno risposto ad un appello lanciato via Instagram che recitava "If the wind blows in Florence..." ovvero “Cosa accadrebbe se il vento soffiasse a Firenze?”. Sono stati in tanti a rispondere a questa domanda, e grazie alle loro risposte Mariko Hori ha potuto articolare, nelle sale e nelle celle al primo piano del MAD, immagini, suoni e parole, che il pubblico potrà udire e leggere, trascritte, e che invitano a partecipare a questa riflessione collettiva che l’artista propone, sala dopo sala, creando e ricreando atmosfere e esperienze sensoriali con una particolare attenzione agli spazi tra gli spazi, il tempo tra i tempi, una costante nel lavoro artistico dell’artista.
“Una mostra che si avvale della collaborazione diretta di molti cittadini fiorentini e giovani artisti - sottolinea l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi - grazie all’intuizione di un’artista che l’ha pensata non solo per questo luogo specifico ma anche con questa conformazione ‘a misura di fiorentino’. Lo spazio MAD si conferma così un luogo culturale d’avanguardia capace di ospitare i migliori artisti della scena contemporanea contaminando anche la cittadinanza con esperimenti originali come quelli di Mariko Hori”.
“La mostra di Mariko Hori nasce da un lungo dialogo tra l’artista e Firenze – ha spiegato Valentina Gensini, direttore artistico di Murate Art District -. Mariko ha coinvolto cittadini e studenti dell’Accademia di Belle Arti in un dialogo creativo che ha contribuito alla generazione dell’opera nel corso della residenza. L’opera, suddivisa in quattro ambienti molto poetici, si arricchisce dunque della partecipazione della comunità al lavoro immaginativo dell’artista, che ci insegna a contemplare la natura nel rispetto dei suoi principi e nelle sue imperscrutabili conseguenze, motivo per cui l’invito dell’artista è rivolto al rispetto per l’ambiente e ad una capacità di ascolto nuova nei confronti dell’elemento naturale”.
“L’installazione “If the wind blows in Florence...” di Mariko Hori sviluppata interamente durante il periodo di residenza dell’artista al MAD -, spiega Renata Summo-O’Connell, curatrice della mostra - è partita da un antico proverbio giapponese ma si ispira alla vita, le culture e linguaggi della Firenze di oggi, in quella che è indubbiamente una nuova era dopo la pandemia. Mariko, nel lavoro ora esposto in quattro sale del MAD, ha coinvolto il pubblico, secondo la sua visione di arte inclusiva. Al centro di tutto, la sfida al rapporto tra natura e esseri umani, proponendo Firenze come punto di incontro tra comunità e culture, tra arte e vita”.
“Ho cercato di riesaminare questo proverbio in un contesto attuale parlandone con i cittadini di Firenze – ha spiegato Mariko Hori - rapportandolo alla nostra situazione contemporanea, cercando di comprendere anche cosa porti per il futuro questo inatteso eccezionale evento che è il Covid 19. Considero la pandemia una sorta di forte vento che soffia portando, tutto sommato, anche alcuni effetti benefici, come per esempio il dilatarsi del tempo e di alcune attività umane. Credo che tutto possa presentare almeno un aspetto positivo e che si possa trovare un aspetto benefico in qualsiasi evento”.
Mariko Hori
Nata a Hyogo, in Giappone, attualmente abita ad Amsterdam dopo aver vissuto a Belgrado, Serbia, negli ultimi anni. Mariko ha partecipato a numerose Biennali tra cui la Biennale di Nakanojo 2019 e la Settimana della Cultura 2019 a Plovdiv, Capitale Europea della Cultura, in Bulgaria; ha collaborato recentemente con Olfactory Oosterdok ad Amsterdam, e sarà presente alla Folkstone Triennale 2021. Mariko ha lavorato a lungo come architetto per poi realizzare che non occorreva costruire case ma piuttosto accrescere e veicolare la conoscenza e la comunicazione della storia attraverso l’arte. Da quel momento, Mariko è costantemente alla ricerca di atmosfere da ricreare nelle sue installazioni. Il progetto di Mariko per la sua prima residenza in Italia, la recente residenza Artegiro, è stato descritto dall’artista giapponese come un “pensare all’ambiente e al senso dell’esistenza, cercando una nuova architettura”. L’artista indica come oggetto del suo interesse “quell’aura particolare, quell’atmosfera di cui godono solo le cose che sono esistite da lungo tempo, che è costituita dal tempo, dallo spazio che scorre”, descrivendo questa atmosfera speciale come ‘un senso dell’esistenza’ (qualcosa al di là del significato concettuale), il MA 間 MA, parola giapponese che estende il concetto di spazio negativo oltre, per definire un continuum che abbraccia il tempo e lo spazio.