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sabato 02 novembre 2024
La storia dell’ex Istituto Ortopedico Toscano e del suo fondatore "Piero Palagi"
03-12-2021
Inizialmente denominata “Villa Margherita”, già dimora dei Conti Serristori edificata intorno al 1421, come risulta dalle registrazioni nel primo catasto fiorentino, la magione ed i vasti appezzamenti di terreno circostanti, nonché i numerosi edifici esistenti nelle sue immediatezze, furono oggetto negli anni di numerosi passaggi di proprietà. Utilizzata come sede di un convalescenziario nel 1630, durante la peste, la Villa poté godere intorno al 1632 di un importante restauro anche grazie ai rimborsi che l’allora “Magistrato della Sanità” volle riconoscere ai proprietari a titolo di sdebitamento per “l’ospitalità”.
Il secolo successivo vedrà poi la costruzione di due ali laterali di altezza inferiore rispetto all’edificio principale, il quale andrà a costituire, in un tempo molto successivo, il corpo centrale dell’ex Istituto Ortopedico Toscano.
Bisognerà tuttavia aspettare il 1917 affinché la Villa, acquistata grazie a numerose donazioni dall’ Istituto Ortopedico Toscano in sostituzione di un immobile sito in via Ponte alle Mosse, precedentemente donato delle signore Matilde Forti Orvieto e Alice Orvieto d’Ancona per l’assistenza agli invalidi e ai mutilati di guerra, inizi a delinearsi in quel contesto nosocomiale di eccellenza ortopedica, nel quale troverà status definitivo nella prima metà del secolo scorso, assumendo il nome del suo fondatore (Istituto Ortopedico Toscano Piero Palagi)
Trasformata definitivamente in ospedale dall’ingegner Ugo Giovannozzi, l’antica “Villa Serristori”, che comprendeva 12 ettari di terreno, due case coloniche, nonché 59 ambienti escluse le pertinenze di passaggio, corridoi, etc, fu inaugurata il 19 marzo 1924, e la sua direzione affidata al prof. Piero Palagi, allora titolare della cattedra di Chirurgia Ortopedica presso l’ Università degli studi di Firenze.
Piero Palagi, classe 1879
Come testimonia il fortuito ed insolito ritrovamento del suo Diploma, rinvenuto dietro un quadro acquistato in un mercatino rionale e successivamente consegnato in amicizia al dr. Paolo Scarsella, attuale Direttore del Centro Multidisciplinare di Terapia del Dolore in quello stesso Presidio Ospedaliero (il quale ne ha fatto successivo dono alla Usl Toscana Centro) si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1902.
In tale documento si può leggere: “ In nome di S.M. Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, per Grazia di Dio e per Volontà della Nazione, Noi Soprintendente del R. Istituto di Studi Superiori, Pratici e di Perfezionamento in Firenze, Visto l’attestato finale degli studi percorsi e degli esami sostenuti dal sig. Piero Palagi, figlio di Alfonso nato in Bibbiena Provincia di Arezzo, lo proclamiamo Dottore in Medicina e Chirurgia e gli rilasciamo il presente Diploma perché possa esercitare l’arte salutare e valersene a tutti gli effetti di Legge”.
Figura nota nel panorama fiorentino della medicina a partire dalle prime decadi del 900, getta le basi della moderna chirurgia ortopedica, assicurandosi una chiara fama non solo fra i colleghi, ma arrivando talvolta ad entrare a pieno titolo nell’intercalare dialettale popolare. Non raro, infatti, per tutti quei fiorentini che hanno le tempie “imbiancate”, il ricordarsi frasi materne del genere: “se continui a fare lo sguaiato, vai a finire da Palagi!”
Già direttore durante la prima guerra mondiale dell’ Ospedale Militare di Udine, con il grado di Maggiore Medico, si fa precursore dello studio sugli esiti delle fratture di guerra non perfettamente guarite, sia per la complessità della lesione che per l’inadeguatezza dei mezzi di cura. Uno studio del quale continuerà ad occuparsi per molti anni a venire, insieme a numerosi altri luminari dell’ Ortopedia italiana, al fine di traslare il bagaglio scientifico acquisito nel momento della sciagura bellica sulla casistica civile (gravi infortuni sul lavoro, incidenti stradali, mutilazioni, etc).
A figure come la sua si devono inoltre le aperture di nuovi stabilimenti ospedalieri specializzati, nonché l’ampliamento di quelli già esistenti, piuttosto che la nascita repentina, e conseguentemente fiorente, delle “officine ortopediche”.
Riguardo questo proposito non fece certo eccezione l’ex Istituto Ortopedico Toscano. E’ infatti nell’immediato dopoguerra, anche e soprattutto a causa del cospicuo aumento dei degenti, che si rese necessario il primo di numerosi, successivi ampliamenti della struttura.
Fu proprio tra il 1962 e il 1966, raccogliendo la fertile eredità propositiva del professor Palagi, deceduto nel 1947, che il complesso ospedaliero concepì la sua vera, grande trasformazione a cura degli architetti Cardini e Raspollini, i quali progettarono i padiglioni mimetizzati nel verde sottostante la villa. L’opera, successivamente realizzata fra il 1967 ed il 1985 , fu concepita con i canoni tipici di un ospedale dell’epoca: ingresso generale, pronto soccorso, accettazione, 4 piani di reparti con 500 posti letto e un sesto corpo di fabbrica per il reparto operatorio ortopedico. Unica eccezione, il suggestivo ascensore inclinato a cremagliera che, come una funivia di montagna, scorre lateralmente alla vasta scalinata che unisce i vari padiglioni disposti a pettine.
Nell’aprile 2014 è stata inaugurata a monte del presidio ospedaliero una nuova palazzina di 2.000 metri quadrati, su due piani, che ospita la nuova Centrale Operativa del 118 Firenze-Prato.
Di recente ristrutturazione invece (nel 2019) il nucleo originario di “villa Margherita”. Un intervento architettonico di grande pregio che le ha permesso di tornare all’originale splendore e di diventare la sede della prima Clinica Odontoiatrica pubblica italiana.
Una struttura che attraversa trasversalmente la storia della città, dove ancora oggi, varcandone l’ingresso principale sapientemente restituito ai suoi fasti nobiliari, non è difficile lasciarsi suggestionare da quei quattrocenteschi corridoi dove, con un po’ di fantasia, si può immaginare di “incontrare” il professor Palagi e seguirne la camminata in prospettiva a passi veloci, con il suo camice che svolazza solenne nell’aria mentre si reca in visita ai propri pazienti; e magari osservarlo gettare un’occhiata furtiva proprio lì, su quella parete, dove ora campeggia il suo busto in bronzo ad imperitura memoria.