La magia sta in sette note emesse da un flauto di bosso che quasi scompare nel palmo di una mano: sette note, calde, che erano esattamente quelle che gli Etruschi suonavano ed ascoltavano, le stesse note della scala diatonica moderna accordate con il ‘la’ di Mozart e di Verdi. Per far risuonare quel flauto etrusco (ed altri due un po’ più grandi, ricalcati su reperti antichi duemilaseicento anni) c’è voluto tempo, dieci anni di studi e prove, ed un’intuizione nata quasi per caso: quella di un’ancia battente da inserire all’imboccatura della strumento e che l’occhio attento di un musicista ha riconosciuto in una pittura murale di una tomba etruca a Tarquinia. Un’ancia come quella ancora oggi usata nei ‘launeddas’ sardi. Così quegli antichi flauti hanno ripreso vita: flauti particolari, capaci (unici al mondo) di emettere da una sola canna una nota fissa di bordone su cui ricamare fraseggi ed arpeggi. E sarà proprio la musica perduta e ritrovata di questi strumenti, suonati per l’occasione da Stefano “Cocco” Cantini, ad aprire quest’anno "TourismA", il salone internazionale dell’archeologia e del turismo culturale che dal 17 al 19 dicembre 2021 celebra al Palazzo dei Congressi di Firenze la settima edizione.