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sabato 02 novembre 2024
"Superstar", la mostra su Barbie all'Informacittà di Firenze
08-04-2022
Da venerdì 8 aprile fino al 28 maggio 2022 lo spazio di Informacittà – L'arte di comunicare (via San Gallo, 121r - Firenze) si tinge nuovamente di rosa con la collettiva "Superstar - L'arte celebra la regina delle bambole", la mostra che omaggia la celebre Barbie della Mattel. Alta, bella, bionda, curvilinea, eternamente giovane, a più di sessantanni non conosce né rughe né concorrenza. Barbara Millicent Roberts ha incarnato i sogni e le aspirazioni di intere generazioni di bambine che non devono necessariamente diventare mogli e madri, ma possono crearsi una carriera e seguire ambizioni e fantasie sempre coronate da successo. Barbie non è una principessa da salvare o il bambolotto da accudire, ma è la ragazza della porta accanto, un nuovo paradigma di donna.
Non a caso la sua creazione (correva il 9 marzo del 1959) nasce dalla fortunata intuizione di Ruth Handler, moglie del cofondatore del marchio Mattel, per donare alla figlia un gioco che le permettesse di immaginarsi adulta, un modello che mettesse la donna al centro del mondo, relegando il suo compagno Ken al ruolo di accessorio, esattamente come abiti e scarpe.
La bambola più famosa del mondo ha travalicato rapidamente il mondo del giocattolo per farsi fenomeno di costume: è stata celebrata, studiata ma anche giudicata. E, nonostante i cambiamenti, Barbie è rimasta sempre sul podio, fino a farsi mito, filosofia e non semplice oggetto.
A celebrarla come musa e a portarla nel mondo dell'arte, ci ha pensato Andy Warhol, nel 1986, consacrandola a un'icona pop di femminilità. Altri artisti hanno seguito il suo esempio, trovando nelle sue forme perfette, in quei piedini sempre in punta e nel suo mondo di plastica rosa di lussi, frivolezze e lustrini, il simbolo del gioco per eccellenza, dove tutto è concesso, tutto è eccesso e meraviglia. Proprio come nell'arte, dove tutto può diventare sogno, gioco e leggerezza.
Nella collettiva Superstar. L'arte celebra la regina delle bambole, il percorso parte proprio da Andy Warhol, di cui troneggia il manifesto della sua mostra al MOMA che aveva come immagine la sua Barbie ritratta nel 1986. Dal maestro della Pop Art alla contemporaneità è un attimo. Le artiste chiamate in causa per raccontare Barbie sono tutte e donne e molte appartengono all’universo della street art.
Il percorso espositivo corre su due binari grazie a una rara collezione di documenti che presenta cataloghi d’epoca, giochi, figurine e grazie alle opere create appositamente per la mostra che omaggiano la figura della mitica bambola, tra cui spicca Garbitch (Be pop), il lavoro site specific realizzato da Rakele Tombini. Non potevano mancare le fantomatiche Lediesis con la loro SuperBarbie che fa l’occhiolino e con una sporta della spesa come una comune casalinga; Zelda Bomba che rappresenta una Barbie mistica, dotata del terzo occhio; C-Ska che propone una bambola pronta ad indossare costumi che diventano stati d’animo; Miss Quark con una serie di lavori sull’icona che prendono spunto dal celebre logo, fino alle opere che parlano di attivismo con il collettivo delle Darehood, di erotismo con JD Blackcap e di consapevolezza e libertà con Carla Bru.
La narrazione di Barbie è affidata anche alla gemiale scultrice e scenografa Rakele Tombini, che con il suo progetto Garbitch (Be pop) ha trasformato gli spazi di Informacittà in una vera e propria casa di bambola per un’installazione composta da oggetti riciclati dal sapore pop, ironico e provocatorio in cui troneggia una confezione gigante di Barbie. Vuota perchè lei è uscita dalla sua scatola senza mettere a posto casa, lasciando in giro gli accessori da bagno, gli articoli sportivi, il cambio di abiti. Se vuoi puoi essere tu ad occupare il suo posto e diventare la regina della festa!
Le curatrici Maria Paternostro e Silvia Minelli raccontano “Avremmo voluto presentare la nostra mostra ispirata a Barbie in un momento diverso, anche perché dopo due anni di pandemia avevamo voglia di salutare la primavera con leggerezza, stavamo quasi per rinunciare, ma poi abbiamo pensato che se a guidare il mondo ci fossero tante bambine, tante donne, tante Barbie sicuramente ci sarebbero meno guerre!”.