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sabato 02 novembre 2024

Conferenza "Rothko a San Marco" a cura di Marco Cianchi alla Biblioteca di Michelozzo

07-06-2022
Martedì 7 giugno 2022, alle ore 17.00, presso la Biblioteca di Michelozzo del Museo di San Marco a Firenze (Piazza San Marco, 3) si terrà la conferenza dal titolo "Rothko a San Marco" a cura di Marco Cianchi (professore emerito dell'Accademia di Belle Arti di Firenze). Introdurrà il Direttore del museo, Angelo Tartuferi.

La conferenza è dedicata all'artista Markus Rothkowiz, poi anglicizzato in Rothko, nato nel 1903 in Lettonia e ben presto emigrato negli Stati Uniti dove dal 1923 fino al 1970, data della sua morte, intraprese una carriera artistica di successo. La conferenza ripercorrerà, con l’ausilio di immagini, le varie fasi della pittura di Rothko ed il contesto americano dalla quale essa nacque, approfondendo il rapporto dell'artista con l’arte italiana del Rinascimento ed in particolare con l’Angelico e Michelangelo. Proprio l'arte del frate pittore, a lungo attivo nel Convento di San Marco, lasciò un segno profondo sull'espressione artistica di Rothko: nei suoi tre viaggi in Europa (1950, 1959, 1966), infatti, Rothko tornò ogni volta a visitare il Convento, stabilendo con l'Angelico un rapporto particolare. I puri accordi di colore e la speciale luce che emana dai dipinti del frate sicuramente lo colpirono. Ma è stato certamente l'ambiente monastico a toccare le sue corde più profonde, in particolare le celle dei frati, pensate come luogo di meditazione, dove si compie lo scambio spirituale tra un individuo sensibile e un'immagine dipinta. Di pari rilevanza è stata per Rothko, nei suoi soggiorni a Firenze, la visita della Biblioteca Laurenziana di Michelangelo.

L'ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Biografia
Markus Rothkowiz (anglicizzato MARK ROTHKO nel 1940) è nato nel 1903 a Daugavpils in Lettonia, allora parte dell’impero russo. Di famiglia ebrea-lettone, emigrò negli Stati Uniti nel 1913. Lettore vorace e studente brillante ottenne nel 1922 una borsa di studio alla Yale University. Lasciata Yale nel 1923 cominciò la sua carriera di artista ed all’inizio degli anni Trenta entrò a far parte del gruppo che ruotava attorno a Milton Avery.

L’arte di Rothko è suddivisa in tre principali periodi: 1) il primo periodo (1924-1939) è caratterizzato da filiformi figure e scene urbane 2) nel secondo periodo (1940-50), di transizione, realizza astrazioni mitologiche tratte principalmente dalla cultura greca, ma anche da quella assiro-babilonese, influenzato dalla lettura della “Nascita della tragedia” di Nietzsche. Allo scadere degli anni Quaranta dà vita alla serie “Multiforms” che prelude alla fase matura 3) il terzo periodo, della maturità o classico (1950-1970), vede prendere forma la sua più tipica pittura fatta di campi rettangolari, sfrangiati e saturi di colore, sovrapposti orizzontalmente uno su l’altro, con il dichiarato scopo di sollecitare la risposta emotiva dello spettatore.

Il successo ottenuto in quest’ultimo periodo gli valse importanti commissioni, come (1958) la pittura murale nella sala da pranzo del ristorante Four Seasons nel Seagram Building di New York, progettato da Mies van der Rohe e Philip Johnson; commissione senza esito, per motivazioni soprattutto personali, le cui fasi realizzative sono comunque visibili nella sala appositamente predisposta alla Tate Gallery di Londra oltre che nel museo Kawamura (Giappone) e alla National Gallery di Washington.

Nel 1963 Rothko realizzo una serie di pitture murali per l’Università di Harvard e nel 1964 ricevette dai coniugi De Menil la commissione per allestire una cappella meditativa ad Houston, Texas. Considerata il suo lascito principale questa cappella, composta da 14 tele di grande formato con varie sfumature di nero-viola, è nota come Rothko Chapel. L’allestimento finale della cappella non potè essere visto dall’artista morto suicida nel 1970.

Da allora la fama internazionale dell’artista è costantemente cresciuta, ed anche il valore di mercato dei suoi quadri, uno dei quali ha superato in un’asta del 2021 la cifra di 80milioni di dollari.

Il Museo di San Marco
Il museo occupa la parte monumentale del convento domenicano di San Marco, capolavoro architettonico di Michelozzo voluto da Cosimo de’ Medici e costruito tra il 1437 e il 1443. Custodisce la più grande collezione al mondo di opere del Beato Angelico, uno dei massimi pittori del primo Rinascimento, che lavorò nel convento tra il 1438 e il 1445.  La visita al museo si snoda tra gli splendidi spazi del convento attraverso il chiostro di Sant’Antonio, la sala dell'Ospizio, la sala del Refettorio, la sala del Capitolo e le celle dei monaci. Gli spazi museali convivono con l’attigua chiesa di San Marco e le parti adiacenti al chiostro di San Domenico ancora riservate alla vita conventuale. Tra le opere principali dell’Angelico si ammirano l’Annunciazione, capolavoro della pittura rinascimentale, la Deposizione, il Trittico di San Pietro martire, la Pala di Annalena, il Giudizio Universale, la Pala di San Marco e il Tabernacolo dei Linaioli. Le opere su tavola dell’Angelico furono qui raccolte negli anni venti del secolo scorso, dopo che il convento era stato dichiarato monumento di importanza nazionale, nel 1869, e trasformato in museo. Al secondo piano del convento si conservano gli affreschi che decoravano le celle dei monaci realizzati dal Beato Angelico fra il 1438 e il 1445.

Nel museo sono esposte altre opere di inestimabile valore storico-artistico, prime fra tutte il Cenacolo del Ghirlandaio, la Madonna col Bambino di Paolo Uccello, dipinti di Fra Bartolomeo e di Giovanni Antonio Sogliani, terrecotte dei Della Robbia e il famoso ritratto di Girolamo Savonarola, dipinto da Fra Bartolomeo che nel convento soggiornò a partire dal 1489. L’eccezionale patrimonio del museo è arricchito dall’esposizione di alcuni reperti architettonici recuperati durante le demolizioni ottocentesche del centro cittadino e dalla Biblioteca di Michelozzo costruita per espresso volere di Cosimo de' Medici e arricchita della straordinaria raccolta di testi appartenuti all'umanista Niccolò Niccoli. Fu la prima biblioteca “pubblica'' del Rinascimento, dove, in epoca laurenziana, si incontravano personaggi come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola.