Una cesta dell’Ottocento fatta dal proprio bisnonno, il vecchio galleggiante della barca di un pescatore portato dagli Usa, uno strumento musicale messicano in terracotta, una maschera-autoritratto in cuoio, un portapenne di vetro soffiato, una pietra portata via dalla Guerra, dei piccoli bicchieri per occasioni speciali, contenitori di spezie profumate. Sono questi e molti altri ancora gli oggetti esposti ne “Le simmetrie dei desideri”, personale di Ilaria Turba promossa da MAD Murate Art District nell’ambito del Progetto MADxCOMMONS a cura di Valentina Gensini, direttore artistico di MAD e Giorgio Bacci, professore di Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Firenze, grazie al sostegno di Regione Toscana con ToscanaIncontemporanea e Fondazione CR Firenze, che dal 4 novembre 2022 al 14 gennaio 2023 sarà visitabile a Firenze nello spazio del Comune di Firenze gestito da MUS.E.
È il concetto di desiderio la base della ricerca artistica di Ilaria Turba, un’indagine che parte da lontano, da un’esperienza maturata nei quartieri periferici a nord di Marsiglia, dove l’artista ha lavorato per quattro anni stabilendo un contatto con gli abitanti del luogo e realizzando – insieme a loro – una collezione di “pani del desiderio”. Pani rituali cotti in un forno tradizionale algerino in terra e paglia costruito dagli abitanti del quartiere con dell’argilla locale, dalle forme astratte o figurative, collegati ciascuno al desiderio di chi lo ha plasmato e realizzato, raccolti poi in una mostra al Mucem - Museo delle Civiltà dell’Europa e del Mediterraneo nell’estate 2021 a Marsiglia, in Francia.
Ma il percorso di Ilaria Turba non poteva considerarsi esaurito con l’esperienza francese. Così, invitata da MAD per una residenza d’artista, si è calata nel contesto fiorentino, mettendo in moto lo step successivo della sua ricerca, ovvero utilizzare i pani prodotti in Francia come “attivatori di desideri” nello sfaccettato microcosmo dei rioni di Sant’Ambrogio e Santa Croce.
Durante il periodo fiorentino l’artista ha utilizzato dunque per la prima volta questi “pain du désir” (pani del desiderio) come scintille di un nuovo percorso partecipativo e di dialogo con gli abitanti della città.
Il risultato è una mostra che tesse connessioni e crea simmetrie nuove tra oggetti e persone, storie e relazioni. Artigiani, cuochi, mediatori culturali, negozianti, persone che lavorano nel quartiere, persone di passaggio e persone che ci vivono da decenni, rifugiati politici e profughi ucraini: Ilaria Turba ha raccontato il progetto agli abitanti che ha incontrato lungo un percorso di passaparola e di sinergie attivate un passo dopo l’altro, mostrato la collezione dei pani del desiderio, dopodiché ha chiesto alle persone di scegliere degli oggetti affini per forma, tematica, natura e di poterli ricevere in affido per il tempo del progetto. Oggetti privati e d’affezione che diventano veicoli altrettanto forti di desideri, storie, ed immaginari, attivando una sorta di corrispondenza a specchio, una simmetria.
Questi oggetti, affidati alla cura dell’artista e a quella di MAD, sono accompagnati da desideri collettivi, messaggi rivolti alla comunità e esposti assieme ai pani negli spazi al primo piano di Murate Art District per la durata della mostra.
Alcuni oggetti che non è stato possibile esporre o spostare sono stati fotografati dall’artista in un set costruito appositamente ed esposti al MAD sotto forma d’immagini. L’artista collocherà progressivamente negli spazi espositivi oggetti, pani ed immagini fotografiche man mano prodotte, creando un percorso in cui si alterneranno vari elementi. Questi saranno inoltre accompagnati da testimonianze orali, desideri e tracce del processo di ricerca ricomponendo il percorso e dando così al visitatore la possibilità di carpirne tutte le suggestioni e le stratificazioni.
Grazie a questi oggetti MAD si trasformerà in uno spazio di riflessione sul senso di comunità, un luogo d’incontro intimo, dove desideri, immaginari e storie raccolti a Firenze saranno in dialogo con i pani di Marsiglia e collegati tra loro per affinità formale, sensibile e di senso.
“Una residenza artistica che si allarga alla città, che esplora un quartiere, questo il processo del quale contempliamo oggi il frutto – commenta Cristina Giachi, Presidente della commissione cultura del Consiglio regionale della Toscana - È veramente un’occasione preziosa questa di vedere il lavoro di Ilaria Turba e soprattutto il risultato di questa residenza condotta presso le Murate da un’artista partecipativa come lei. Il nostro territorio è sempre stato patria di artisti, e culla di ispirazione, e si presenta oggi ancora abitato da un genius loci che non smette di svolgere la sua funzione”.
“Una ricerca artistica portata avanti in Italia e all’estero e che ora prende forma a MAD Murate Art District, calandosi nella realtà fiorentina e mettendosi in dialogo con la città e i suoi luoghi più caratteristici. - ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini - La personale di Ilaria Turba si snoda tra linguaggi espressivi differenti, un percorso che si racconta ai visitatori attraverso oggetti quotidiani, ricordi, frammenti, destando stupore e emozione. Ancora una volta MAD si conferma luogo della contemporaneità, della contaminazione, della sperimentazione, elementi su cui vogliamo puntare sempre di più e che a Firenze possono e devono trovare casa e terreno fertile”.
“L’esperienza maturata dalla comunità fiorentina insieme a Ilaria Turba è stata unica all’interno dei numerosi percorsi partecipativi da noi accompagnati in questi anni – ha detto Valentina Gensini, direttore artistico di MAD e curatrice della mostra - se finora MAD ha invitato i fiorentini coinvolgendoli in progetti, racconti, workshop, stavolta Ilaria Turba è andata a cercare i protagonisti di questa mostra direttamente nelle loro case, negli spazi artigiani o commerciali, nel mercato e per la strada, bussando all’interno delle comunità e delle redazioni, delle università straniere e dei ristoranti, delle associazioni e di ateliers. Ne emerge un ritratto incredibile di questo complesso quartiere, costruito grazie alle voci, le immagini e gli oggetti che i vari esponenti delle comunità che caratterizzano Sant’Ambrogio hanno voluto in mostra: finalmente l’attività del centro di arte contemporanea penetra gli spazi del quartiere e il quartiere entra negli spazi dell’arte per ridisegnarli con la propria vita, la propria sensibilità, i racconti e i desideri”.
“Le simmetrie dei desideri è il titolo di una mostra che in realtà va ben oltre l’aspetto binario della simmetria, per creare un fitto tessuto di memorie, aspirazioni e desideri, partendo da una riconsiderazione della stratificazione storica del territorio – ha aggiunto Giorgio Bacci, curatore della mostra -. Ilaria Turba è un’artista attenta alle complessità antropologiche delle comunità indagate, restituite in una forma d’arte che partendo da una profonda consapevolezza storico-artistica, la innerva di riflessioni sociali, politiche, etnografiche. Nel caso fiorentino, l’artista ha creato una serie di dialoghi a partire da quello, centrale e fondamentale, con gli abitanti del quartiere di Sant’Ambrogio, che le hanno consegnato, ma sarebbe meglio dire affidato, oggetti cari e risonanti di memorie”.
«Sono arrivata nel quartiere di Sant’Ambrogio e al MAD Murate Art District portando con me una collezione di un centinaio di pani rituali del desiderio creati con gli abitanti dei quartieri nord di Marsiglia. Sono pani dalle forme particolari, ciascuno rappresenta il desiderio di una persona. Durante la mia residenza negli spazi carichi di storia delle Murate ho utilizzato questi oggetti e i desideri marsigliesi come attivatori di un percorso di ricerca e di esplorazione delle strade e dei luoghi del quartiere. Quello che viene presentato al MAD è la restituzione di un complesso percorso di dialogo e relazione con questo ricchissimo microcosmo – spiega Ilaria Turba -. Ho coinvolto una quarantina di abitanti a cui ho chiesto di affidarmi un oggetto privato che potesse collegarsi in modo «simmetrico» con un pane, un desiderio, i contenuti e la natura del mio lavoro. Ogni oggetto scelto è una storia, è un mondo che si apre, il risultato di un incontro e la reazione delle persone coinvolte è stata straordinaria. Una delle partecipanti ci ha raccontato che in arabo la parola pane ha la stessa radice della parola vita. I pani e gli oggetti visibili in mostra sono veicoli di storie, desideri, molta vita. Nella complessità di questo tempo presente sento necessario e urgente, muovermi e agire, essere presente con la mia pratica artistica nei luoghi del quotidiano. È un modo concreto per mettermi in discussione e misurare l’utilità e il senso di quello che faccio».
Ilaria Turba è un artista visiva. Utilizza come media privilegiati la fotografia, il video e l’animazione per la creazione di opere, installazioni, progetti territoriali, site specific e progetti di comunicazione. I suoi lavori sono il risultato di un percorso personale che intreccia sperimentazione visiva con altre discipline: scienze sociali, arti performative e storia orale, spesso in collaborazione con altri artisti, artigiani e professionisti.
Le tematiche principali del suo percorso sono: identità e immaginari collettivi, rapporto tra presente e memoria attraverso oggetti, fotografie, storie e luoghi.
Lavora spesso in contesti sociali difficili e complessi integrando in varia forma, in fase di creazione o nella diffusione della sua opera, processi partecipativi e workshop rivolti ad un pubblico generico o a gruppi di persone in contesti specifici.
Nel 2018 viene invitata a diventare artista associata al le ZEF- scène nationale de Marseille. Nel contesto difficile dei quartieri nord della città l’artista sviluppa un progetto quadriennale dal titolo Le désir de regarder loin (Il desiderio di guardare lontano) con l’idea di raccogliere i desideri degli abitanti e restituirli in varie forme al quartiere e alla città attraverso una serie di azioni, eventi e atelier. Nel 2022 inizia a creare relazioni tra l’esperienza italiana e quella francese approdando al MAD Murate Art District come prima tappa italiana nella partnership con MUCEM di Marsiglia.