Venerdì 18 novembre 2022, alle ore 17.00, Tomaso Binga. Tra poesia visiva, performance e femminismo: la pratica dell’artista, poetessa e performer Tomaso Binga, al secolo Bianca Pucciarelli Menna, sarà oggetto di una tavola rotonda che si terrà nella Sala Cinema del Museo Novecento di Firenze, in piazza di Santa Maria Novella 10. L’incontro, moderato da Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento, vedrà alternarsi gli interventi di: Ilaria Bonacossa, Direttrice del neo costituito Museo Nazionale di Arte Digitale; Raffaella Perna, Professoressa di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Roma La Sapienza; Chiara Portesine, Ricercatrice presso la Scuola Normale Superiore di Pisa; Stefania Zuliani, Professoressa di Teoria della critica d’arte e Teoria del museo e delle esposizioni in età contemporanea all’Università di Salerno.
Tomaso Binga, Tra poesia visiva, performance e femminismo nasce dalla volontà di fornire un approfondimento intorno all’installazione dell’opera PAX che campeggia sulla facciata esterna delle ex Leopoldine, presentata in occasione della diciottesima edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI e in collaborazione con Frittelli arte contemporanea e con la Galleria Tiziana di Caro.
L’opera rimanda infatti alla serie dell’Alfabetiere murale (1976), altrimenti nota come Scrittura vivente, che l’artista aveva realizzato proprio nel capoluogo toscano, con l’aiuto dell’amica, artista e fotografa, Verita Monselles. La serie, composta da 26 immagini che immortalano Tomaso Binga mentre compone con il corpo nudo le lettere dell’alfabeto, è concepita in stretta relazione con le precedenti sperimentazioni sulla materialità della parola. Per mesi l’artista dovette frequentare lo studio fiorentino di Verita Monselles, provando e riprovando ogni posa per riuscire a realizzare quest’opera che oggi è tra le più conosciute della stagione dell’arte femminista degli anni Settanta.
In un momento storico in cui il mondo è scosso dalle guerre e più che mai sono all’ordine del giorno molteplici atti di violenza (ideologici e non) nei confronti delle donne, il Museo Novecento si conferma come istituzione sensibilmente sintonizzata sulle emergenze e i tragici conflitti del nostro tempo. In questo senso, l’installazione di PAX assume un potente e duplice valore. Da un lato, il grido di tutta l’umanità perché l’odio si plachi e i conflitti si appianino; dall’altro, in continuità con le idee sviluppate dai movimenti femministi, l’opera di Tomaso Binga rappresenta la richiesta di pace per tutte le donne vessate, intrappolate, uccise da uomini e regimi, e allo stesso tempo è un grido di libertà, affermazione del diritto delle donne di riappropriarsi del linguaggio, della propria identità e del proprio corpo, di pensarsi e di rappresentarsi come soggetti attivi della storia. “Non vogliamo più sentirci entità astratte, ma persone fisicamente, socialmente, politicamente umane”, dice Binga. Un pensiero che è sicuramente specchio dello slogan che sta incendiando in questi giorni le strade dell’Iran, “Donna, vita, libertà”, e che riecheggia nelle piazze di tutto il mondo.
Per maggiori informazioni: www.museonovecento.it