Albedo o chiardiluna racconta, come sottolinea Mirco Marini nel testo in catalogo (collana NOLINES, a cura di Rory Cappelli), la delicata relazione tra spazio e tempo attraverso la storia dell’arte, la scultura e il montaggio. Al centro di questa serie fotografica, Daniela De Lorenzo pone l’iconografia di un’opera quattrocentesca quale San Giorgio e la principessa di Paolo Uccello, un’opera dalla rigida struttura prospettica ma permeata di un’atmosfera onirica, dal sapore fiabesco. Le tre figure principali - la principessa, a sinistra, il drago, al centro, e il san Giorgio a cavallo, sulla destra, concatenati dal guinzaglio e dalla lancia, che li legano indissolubilmente - si muovono, come su un palcoscenico, all’interno di quinte teatrali, create dalle diagonali che definiscono la geometria dello spazio e creano la profondità del paesaggio. Una rappresentazione caratterizzata da una dimensione surreale, sospesa, dominata dal riverbero misterioso del cielo, in cui il chiarore della falce di luna si contrappone alla nuvola a spirale che minaccia una tempesta. De Lorenzo si muove all’interno del quadro, taglia, rimonta, sostituisce, fa slittare i piani sottostanti, alterando i personaggi e gli elementi paesaggistici, come in un montaggio cinematografico. Non vuole re-interpretare o quanto meno raccontare, piuttosto si interroga su cosa sta sotto la superficie, cosa ne possa emergere. Così Albedo è la parte più interna dell’agrume, quella bianca e spugnosa che vedi solo se ne togli la buccia ma è anche, in fisica, la luce riflessa da un corpo, rispetto a quella che lo colpisce, come lo è d’altronde, quella che emana la luna.In ognuna delle dodici fotografie, di cui si compone questo progetto, l’artista “evoca un tempo instabile all’interno della narrazione lineare dell’opera di Paolo Uccello”, alza il velo sul visibile e sul rappresentato, ne scompone l’ordine, i campi visivi, ci mette davanti a una lettura diversa, a un’altra percezione, ne illumina le parti nascoste, a dimostrare che il reale, o quello che crediamo tale, non è mai uguale.
La ricerca di Daniela De Lorenzo, sin dai primi lavori, è sempre stata associata alla pratica del fare, all’uso di materiali diversi che plasma nel profondo, dalle prima sculture, della fine degli anni ’80, a quelle realizzate successivamente con il feltro, dai ricami alle ceramiche, dai video alle performance, alla fotografia che, nel suo percorso, si confronta costantemente con la scultura stessa. E anche qui, in Albedo o chiardiluna, San Giorgio e il drago, le immagini disposte sulle pareti, si relazionano e si completano con sonni, un’opera composta da due piccole sculture in gesso con cera e pigmenti, collocate al centro della stanza, quasi fossero il punto di fuga dell’intera visione del progetto, il luogo da cui si genera. Sonni è il ricordo di un lavoro in gommapiuma, a cose fatte, del 1998, e sulle sue superfici si individua ancora la memoria di ciò che è stato, di un tempo che non è più e che l’artista rielabora per infondergli una nuova vita e un nuovo senso. Così le opere della De Lorenzo raccontano la propria instabilità, riflettono sullo spazio, sulla memoria, sulle possibilità interpretative delle immagini e del tempo.
Albedo o chiardiluna rimarrà aperta fino all’11 marzo 2023.
Daniela De Lorenzo vive e lavora a Firenze. Attiva dalla metà degli anni ‘80, inizia la sua ricerca ponendosi ai margini della scultura. Alla luce della consapevolezza della crisi del ‘progetto’ i materiali diventano effimeri e il suo lavoro avanza dentro alla propria provvisorietà.
Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1988, inizia un percorso, volto ad un’analisi temporale ed identitaria, supportata innanzitutto dalla scultura, ma che a partire dal 1995 instaura un rapporto costante con la fotografia, al punto che i due poli vivono di un continuo gioco di rimandi e corrispondenze segrete. Fotografia prima, video e performance dopo, generano tangenze e sovrapposizioni di linguaggi che le permettono di seguire i passaggi attivando un tempo/movimento sospeso, una specie di durata istantanea che sottrae il tempo alla logica di un cambiamento irreversibile.
E’ presente in numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero ed ha esposto in prestigiosi spazi espositivi su territorio nazionale ed internazionale come il Kunstverein di Kassel, la Neue Galerie di Graz, il Museo Pecci di Prato, Galerie im Martin Gropius Bau di Berlin, Le Papesse di Siena, il Mart di Rovereto, il Mambo di Bologna, la Triennale di Milano, la Galleria Nazionale di Roma e il Maxxi l’Aquila. La Fondazione Olivetti di Roma, La Gallera di Valencia, il Museo 900 e il Museo Marini di Firenze. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni private e pubbliche, tra queste: Galleria d'Arte Moderna di Bologna, Museo Luigi Pecci di Prato, PAC di Milano, Neue Galerie di Graz, Masi di Lugano, Centro del Carmen di Valencia, Museo degli Uffizi di Firenze, la Galleria Nazionale e il Maxxi di Roma.
Crumb Gallery è stata fondata nel 2019 da Rory Cappelli, Lea Codognato, Adriana Luperto e Emanuela Mollica. Crumb Gallery #womeninart nasce come spazio esclusivo per artiste donne. Promuove, divulga, sostiene ed espone pittura, sculture, fotografie, installazioni e performance di artiste. Le gallerie che espongono solo donne, nel mondo, si contano sulle dita di una mano e Crumb Gallery #womeninart vuole dare il suo piccolo contributo per ridurre il gap tra uomini e donne nel mondo dell’arte contemporanea.
Per maggiori informazioni: www.crumbgallery.com