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venerdì 27 dicembre 2024
"Faccende culturali", la mostra di Marinai, Matti e Pantani al Conventino di Firenze
14-03-2023
Dopo l’inaugurazione nel dicembre 2022, prosegue l’attività del nuovo spazio dedicato alla creatività e all’espressione artistica Laboratorio 13 - Spazio d’Arte, un progetto a cura di Olivia Turchi per Il Conventino Caffè letterario di Firenze, in via Giano della Bella 20, all’interno degli ambienti che affacciano sul Chiostro e che un tempo ospitavano il laboratorio artigianale di Giovanni Laudato, calzolaio fiorentino che qui ha condotto la sua attività dal 1967.
Da martedì 14 marzo a mercoledì 12 aprile 2023 lo spazio ospiterà la mostra “Faccende culturali”, nuovamente a cura di Rosanna Tempestini Frizzi - La Corte Arte Contemporanea.
Quando usiamo la parola cultura, e tutti i termini derivati, ci stiamo riferendo a tutto quello che ci circonda, visibile e invisibile: le persone, le cose, lo spazio della città, gli animali che ci fanno compagnia e quelli che ci figuriamo in un ambiente lontano, selvatico, e la natura essa stessa, quella parte di mondo che immaginiamo opposto all’urbanità, all’asfalto, all’elettricità. Neanche questo si sottrae al culturale, niente, nemmeno uno scoglio remoto affiorante nel Pacifico che nessuno vede, nemmeno quel poco che rimane delle foreste vergini, né il fondo della tana di una talpa in Tennessee o i picchi inviolati dell’Himalaya. Ogni paesaggio, come ha chiarito Marc Augé, è un fatto culturale. Qualsiasi cosa viene vocata alla dimensione culturale nel momento stesso in cui la nominiamo, basta anche solo pensarla e la sua presunta alterità rispetto alla nostra sfera precipita decade, e diventa una faccenda culturale. L’esperienza più diretta che possiamo fare di questa inevitabile condizione dell’esistenza umana è l’arte. Che è anche la suprema espressione del desiderio di procedere nel non necessario, nel non funzionale, in un dominio che non è alternativo alla realtà ma che include altre realtà, nuovi orizzonti e terre e propaggini mai viste, mai visitate, e infine condotte a questo, al modo in cui la mente si figura l’universo e lo trasmette, lo traduce, lo condivide con altre persone con i linguaggi che ha a disposizione.
Così, le “Faccende culturali” di Aroldo Marinai, Luca Matti ed Enrico Pantani includono le questioni naturali, quelle spirituali, le meccaniche e le spontanee e anche, evocando e contraddicendo una memorabile scena del cinema di Giuseppe Bertolucci, quelle ricreative, fuse assieme senza sospensioni. Ma è proprio in questa declinazione ricreativa, parola in cui guarda caso è già inscritta, anche se apparentemente neutralizzata, la tensione creativa, che si incontrano i tre artisti.
Tra i molti registri che ognuno adopera è comune una vena ironica (intesa come espediente narrativo, come modo non allineato per guardare il mondo), di volta in volta espressa secondo le diverse personalità, corrosiva e coltissima quella di Marinai, amara quella di Matti, spudorata e candida quella di Pantani.
È l’ironia, ma anche una sensibilità per i meccanismi sottili della lingua italiana, riprende l’ambiguità interpretativa legata al termine ‘cultura’ che fino a qualche decennio fa veniva utilizzato tanto per la dimensione intellettuale quanto per quella più terrena, terricola direi, della coltivazione (per la quale oggi è invece frequente l’uso di ‘coltura’), sulla scia della medesima etimologia dal latino. Le faccende culturali slittano così, senza troppi scossoni, in un ambito di riferimento del tutto inaspettato – anche se, come si è detto, la cultura include e riguarda anche la cultura, l’altra, la coltura insomma. E con l’ausilio di un manuale Hoepli di quasi un secolo fa apprendiamo che le operazioni culturali si riassumono in “piantagione, potatura, concimazione e annaffiatura” e i tre si sono assegnati un ruolo ciascuno, lasciandone uno anche a chi scrive.
Il che ci porta all’altro tratto condiviso da Marinai, Matti e Pantani: quello di una manualità affaccendata, un fare le cose con le loro mani, tutti e tre sono artisti che dipingono, disegnano, tagliano, incollano, scalciano, battono e sanno come fare quello che vogliono fare.
E di queste chiavi la cultura, la coltura, l’ironia e la manualità, tra le tante possibili, si può far uso per esplorare le regioni in cui si articola questa mostra che è corale, perché conoscendosi da anni e non essendo alla prima esposizione condivisa i tre artisti si guardano con ammiccamenti e riflessi; ma è pure, questa mostra, una serie di assoli, date le spiccatissime personalità artistiche di tutti e tre gli autori. (Pietro Gaglianò)
Per tutto il 2023 sono previsti appuntamenti e mostre d’arte, con artisti affermati e nuovi talenti, per riconfermare questo spazio quale luogo dedicato all’espressione e ai linguaggi della creatività.