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mercoledì 25 dicembre 2024
"Rachel Feinstein in Florence", mostra a Palazzo Medici Riccardi, musei Bardini e Marini
09-06-2023
'Rachel Feinstein in Florence', una mostra monografica di Rachel Feinstein (Fort Defiance, Arizona, 1971) che presenta una serie di opere esposte per la prima volta a Firenze in alcuni dei luoghi simbolo della città: Museo Stefano Bardini, Palazzo Medici Riccardi e Museo Marino Marini (dal 9 giugno al 18 settembre 2023). La mostra – promossa da Città Metropolitana di Firenze e Comune di Firenze, organizzata da Mus.e – a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la prima monografica dedicata all’artista americana all’interno di istituzioni museali italiane.
“Ancora una volta Firenze diventa ‘pioniera’ del contemporaneo, con la prima monografica in ambito museale in Italia di Rachel Feinstein, una delle figure più innovative e interessanti della scena attuale. – evidenzia la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini – Questo progetto espositivo mette a confronto i lavori di questa straordinaria artista con le collezioni già presenti nei tre luoghi che li andranno ad ospitare, costruendo un dialogo ideale e innovativo tra autori diversi. Significativo poi andare a valorizzare in questi contesti una voce femminile di prim’ordine dell’arte dei giorni nostri”.
"Rachel Feinstein ha elaborato una sintesi originale tra personaggi rinascimentali, architettura dai tratti neoclassici, così come è caratteristico in importanti località statunitensi, veicoli della contemporaneità” dichiara Letizia Perini, consigliera della Città Metropolitana di Firenze delegata alla Cultura. “Questo dialogo che si esprime all'interno delle sue opere, sia pittoriche che nelle sculture, viene a concretizzarsi direttamente in Palazzo Medici Riccardi tra le opere e gli ambienti da lei richiamati. I suoi specchi si riflettono significativamente negli spazi del percorso museale, così come le sue statue si collocano quasi naturalmente in quelli aperti della Limonaia”.
“Anni fa, prima della pandemia, ho percorso le sale del Museo Stefano Bardini insieme a Rachel Feinstein, artista che ammiro da tempo” afferma Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento. “La sua concentrazione e il suo entusiasmo di fronte alle opere presenti nella straordinaria collezione del Museo Stefano Bardini, mi hanno fatto capire quanto bisogno abbiamo dello sguardo di un artista per rigenerare la nostra percezione del patrimonio, che troppe volte consideriamo come mero oggetto del passato. Invece, proprio grazie all’arte contemporanea, questi manufatti tornano a essere cose vive, presenti, che dialogano con noi e ancora oggi ci ispirano. E Rachel è un artista che riesce a stare dentro alle avanguardie, al modernismo, ma al tempo stesso non è ideologicamente e formalmente chiusa a un confronto generoso con la tradizione iconografica del passato. In questo senso, la mostra instaura una sorta di osmosi e dialettica con ognuno dei tre musei, cogliendo in ciascuno di essi qualcosa di peculiare e risvegliando in noi interessi sopiti e meno approfonditi: la linea anticlassica del rinascimento e del manierismo al Museo Bardini; l’influenza della scultura primitiva e policroma al Museo Marino Marini; il sofisticato e fantastico mondo rococò a Palazzo Medici Riccardi. Così continua il viaggio fuori dalle mura delle ex Leopoldine del Museo Novecento”.
Rachel Feinstein (Fort Defiance, Arizona, 1971) è tra le artiste contemporanee più interessanti del panorama internazionale. I suoi lavori, che spaziano dalla scultura alla pittura, hanno una dimensione onirica che trae ispirazione tanto dall’arte classica e dalla pittura rinascimentale quanto dalle favole moderne e dai cartoons. “Sono sempre stata interessata a rappresentare un mondo fiabesco, per poi mostrare che quel tipo di narrazione è completamente costruita” ha dichiarato l’artista. “Ci sono sempre messaggi oscuri nascosti dietro la bellezza, e l'atto di scolpire significa ascoltare quella voce interiore che ti avverte che qualcosa si nasconde sotto la superficie”. Nelle sue opere, infatti, il mondo immaginifico del fantasy si fonde con riferimenti all’arte medievale e moderna, al barocco e al rococò, all’iconografia religiosa e alla letteratura. In questo modo i riferimenti al sacro si intrecciano al profano, il romanticismo al pittoresco e il sobrio al kitsch, divenendo la cifra stilistica di un linguaggio unico nel suo genere che affonda le sue radici tanto nella rilettura delle espressioni artistiche del passato quanto nella lezione delle avanguardie storiche, una tra tutte il surrealismo. I curatori hanno scelto di mettere in dialogo le opere di Rachel Feinstein con le collezioni del Museo Stefano Bardini, di Palazzo Medici Riccardi e del Museo Marino Marini, inaugurando così un dialogo serrato tra i capolavori custoditi all’interno di questi luoghi e le opere realizzate dall’artista americana: “Sono molto entusiasta di esporre a Firenze perché Donatello è il mio riferimento assoluto” ha dichiarato Feinstein. Vengono quindi presentate una serie di opere pittoriche e scultoree, alcune di esse di nuova produzione, che guardano alla tradizione gotica e rinascimentale, a quella fiorentina e nordica e traggono ispirazione dalle collezioni dei tre musei, giocando sul confronto generoso e aperto con capolavori dei maestri del passato da Donatello a Michelozzo, fino alle sculture di Marino Marini.
Accanto ai capolavori del Museo Stefano Bardini, sede della collezione dell’omonimo antiquario e connoisseur che tra i suoi tesori conserva opere di Donatello, Della Robbia, Tino da Camaino, Tintoretto e molti altri, sono esposti alcuni lavori che riflettono sulla figura femminile o sono ispirati a santi e icone, parte dell’indagine dell’artista sul consumo delle immagini religiose. Queste figure, all’apparenza scolpite a bassorilievo su legno, paiono ispirarsi tanto alle madonne della tradizione fiamminga quanto a quelle donatelliane esposte proprio all’interno del museo. “Come un artefice del Cinquecento, eccentrica e manierista, Feinstein è in grado di cogliere la relazione tra Donatello e gli artisti del Rinascimento nordico, quali ad esempio Baldung Grien, Gregor Erhart o Tilman Riemenshneider” spiega Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e curatore della mostra. “Un tipo di abbinamento che fecero anche artisti come Pontormo o Rosso Fiorentino. E come quegli artisti eretici anche la Fenstein prende di mira le strutture ideologiche che ingabbiano la sensibilità e la passione, il corpo e lo spirito”. Partendo da disegni a carboncino che riproducono i dettagli di alcune sculture, Feinstein sviluppa pastelli in scala reale su pannelli di legno, per poi dipingere le immagini su superfici specchiate, rappresentando queste figure sia singolarmente che in gruppo. Gli occhi non vengono appositamente dipinti, evocando così l'inquietante sensazione di diventare un tutt'uno con lo sguardo dello spettatore, lasciando lo spazio per l’empatia e l’identificazione.
A Palazzo Medici Riccardi, luogo simbolo della dimora principesca rinascimentale e sede della prima residenza della famiglia Medici, gli ambienti del giardino e delle sale accolgono alcune sculture in ceramica e una serie di dipinti che ben dialogano con la dimensione artistica tardobarocca del museo, legata al gusto dei Riccardi e agli artisti dell’epoca, tra cui Luca Giordano. Fiore all’occhiello dell'edificio, il giardino mediceo - un tempo luogo di ritrovo, svago e centro pulsante della vita di palazzo - vede allestite quattro sculture in maiolica di Rachel Feinstein che richiamano alla mente atmosfere rococò che ci calano nella dimensione cortigiana di una vita fatta di sfarzi, banchetti e conversazioni cortesi. Nelle sale degli appartamenti medicei, invece, una serie di dipinti su supporto specchiante raffigurano sontuose ville immerse in rigogliosi giardini dove uomini e donne conversano amabilmente. All’interno di questi paesaggi l’artista accosta elementi molto distanti fra loro, come architetture moderne ispirate a ville lussuose della West Coast, dame e cavalieri in abiti medievali, cortigiane e macchine sportive.Di fronte a questo spettacolo, lo spettatore prova un senso di straniamento e finisce per essere trasportato in una dimensione onirica. Questo ambiente, quasi immersivo, evidenzia ulteriormente gli effetti distorsivi del desiderio legato al consumo che l'artista intende evocare. Tra questi paesaggi si inseriscono anche due ritratti di signora dal sapore rococò, come testimoniano le grandi capigliature, gli abiti e le pose che suscitano al contempo un senso di meraviglia e di grottesca anacronia.
Nella cripta del Museo Marino Marini vengono presentate alcune sculture che testimoniano l’intensa sperimentazione anche materica di Rachel Feinstein, poste in dialogo diretto con i capolavori dello scultore toscano. All’interno del suggestivo allestimento museale in cui si alternano cavalli e cavalieri, figure femminili di danzatrici e le celebri Pomone – figure mitiche e archetipiche che incarnano un ideale di femminilità ripreso dall’iconografia della dea della fertilità etrusca – si inserisce una serie di sculture policrome dalla femminilità dirompente e dalla bellezza grottesca, quasi disturbante, a tratti pasticciata. Gli Angels sono ispirati alle omonime modelle del famoso marchio americano di lingerie, Victoria's Secrets, e appaiono come sacerdotesse di un nuovo canone di bellezza. In luogo delle forme ideali delle figure classiche o delle linee altrettanto irraggiungibili dei corpi da passerella, l'artista presenta nuovi angeli che cannibalizzano le nozioni di bellezza convenzionale attraverso un linguaggio plastico esuberante e potente. Fanno da compendio a queste opere due sculture in maiolica, che nelle forme sinuose ricordano architetture tardobarocche, e una Danzatrice in gesso di Marino Marini. Al carattere primitivo e quasi tribale di quest’ultima, caratterizzata da segni policromi, sembrano guardare i corpi dipinti, materici e colorati, delle figure di Feinstein.
In un dialogo serrato con gli spazi dei tre musei, da sempre deputati alla celebrazione e alla memoria del poter maschile, esercitato nei secoli ed evocato nella magnificenza delle opere del passato, le opere di Rachel Feinstein creano una rottura senza precedenti. La loro carica espressiva rompe l’equilibrio delle forme, portando a riflettere su temi come il pathos e l’eros attraverso la rappresentazione del corpo femminile e l’impudente confronto tra spiritualità e desiderio.
La mostra è accompagnata dalla terza puntata del podcast di Letizia Fuochi Labirinto900. L’episodio è intitolato Rachel Feinstein - La perturbante esperienza della visione ed è ascoltabile su Spreaker.