Dal 28 settembre all'8 ottobre 2023, la Galleria Il Ponte, in via di Mezzo 42/b, riaprirà la stagione espositiva con "Motherboard", la mostra personale di Zoè Gruni, in occasione della II edizione della "Florence Art Week", il festival dell’arte che pone la città al centro della produzione artistica contemporanea. L'esposizione si articola attraverso tre diversi progetti presentati mediante video-installazioni, video-performance, stampe lambda su alluminio e tecniche miste su stampa fotografica: Segunda pele, Fromoso, Motherboard.
“La mia ricerca artistica nasce dal bisogno di esorcizzare la paura del diverso. A partire da una riflessione intima che tende a una dimensione collettiva, il mio corpo è l’elemento catalizzatore che si estende verso gli altri attraverso interazioni di vario genere. Il filo conduttore dei miei progetti è la performance ma le azioni non sono pensate in forma di spettacolo bensì come un processo in costante evoluzione… La multimedialità delle performance, la fotografia, il disegno, la scultura, il video e le installazioni mi permettono di spaziare fra i vari mezzi espressivi lasciando che questi si sovrappongano. Prediligo i lavori manuali e artigianali che mi connettono a una dimensione popolare. La ricerca antropologica e socio-culturale è diventata per me un elemento sempre più importante. Anche la partecipazione degli altri nel mio lavoro è fondamentale. Accolgo l’altro nel progetto e lo invito a interagire, talvolta come protagonista, altre volte come partner con cui creare una temporanea collettività. È molto complesso lavorare con il proprio ego ma nonostante le difficoltà è esattamente quello che voglio: sperimentare la vita attraverso l’arte” (Zoè Gruni).
SEGUNDA PELE
Il progetto “Segunda pele” sorge dalla necessità di ampliare il mio universo di ricerca artistica individuale verso una dimensione collettiva. Ormai da diversi anni progetto e produco lavori basati sull’interazione fra corpo e oggetto, performance e scultura. Oggetti performativi pensati come protesi del corpo, sculture che possono essere vestite o abitate, usando materiali di riciclaggio. Queste “seconde pelli” diventano una sorta di filtro fra il mio proprio corpo e il mondo aiutandomi ad affrontare territori sconosciuti e ad esorcizzare le difficoltà. La necessità di riflettere sulla società contemporanea solleva inevitabilmente temi quali: memoria, identità, paura…e l’obiettivo è diventato trasformare questo dialogo in azione performativa e politica. Ho deciso allora di lanciare questa stessa proposta ad altri artisti, attraverso un corso chiamato “Seconda pelle: ibrido, memoria, riciclaggio” che ho amministrato presso la EAV (Escola Artes Visuais) del Parque Lage, a Rio de Janeiro, durante due anni fra il 2017 e il 2019. Gli incontri sono avvenuti in un ambiente di scambio e convivenza ed il progetto ha aggregato spontaneamente giovani artisti e attivisti che usano il corpo come linguaggio. Trattasi di esperienze contemporanee nell’era della comunicazione. Identità mutanti che hanno bisogno di urlare contro l’oppressione e imporsi in una città estremamente violenta e transfobica, in un paese colonizzato che continua razzista, in una società globalizzata ogni giorno più malata. Trattandosi di immagini in movimento è stato necessario ricorrere al mezzo audio-visuale, così è nato il desiderio di una collaborazione con il cineasta Alexis Zelensky per produrre video tratti da questo lavoro. Il set delle azioni dei performers è la foresta del Parque Lage (foresta urbana di Rio de Janeiro), anch’esso un elemento pulsante e vivo che lotta per sopravvivere nel contesto urbano della città. Ogni performance è un lavoro autoriale sviluppato a partire dalle pulsioni del proprio individuo ma il mosaico di tutte queste azioni diventa un lavoro collettivo. Le differenze soggettive si incontrano, si rafforzano e si uniscono nella lotta contro questa “paura liquida” che permea la società contemporanea e che ci vuole divisi per controllarci. Nonostante le difficoltà esiste ancora speranza per chi crede nell’arte, e nella cultura in generale, come veicolo di resistenza.
FROMOSO
“Fromoso” è una video-performance ispirata al concetto di antropofagia. L’azione è stata realizzata in una discarica di carri del carnevale nell’area portuaria di Rio de Janeiro. Il corpo della ballerina cubana Ana Kavalis si abbandona ad un rituale esoterico nel quale viene assorbita fino a scomparire. La colonna sonora, realizzata appositamente per il progetto, è del musicista polacco Jeff Gburek.
MOTHERBOARD
La “scheda madre” è responsabile della trasmissione e temporizzazione corretta di centinaia di segnali diversi, tutti ad alta frequenza e sensibile ai disturbi tra processori, schede di espansione e periferiche esterne. La sua buona realizzazione è quindi un fattore chiave per le prestazioni e l'affidabilità dell'intero circuito. “Motherboard” è un progetto sulla maternità. Si tratta di una una serie di immagini fotografiche realizzate con l'autoscatto durante momenti di gioco con mio figlio. La “maschera pittorica” attuata su di esse porta alla continua trasformazione dei personaggi e talvolta all'inversione del ruolo madre-figlio. Ironia e drammaticità si confondono come anche gli elementi simbolici presi in prestito dalla memoria collettiva: antichità, mitologia, cultura pop, tecnologia digitale e temi sociali.
Zoè Gruni nasce nel 1982 a Pistoia. Vive e lavora tra Firenze, Rio de Janeiro e Los Angeles. Il suo lavoro é rappresentato in Italia dalla Galleria Il Ponte (Firenze) e in Brasile dalla Progetti Gallery (Rio de Janeiro). Dopo il diploma nel 2000 all’Istituto d’Arte di Pistoia, nel 2006 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove frequenta la Scuola di Pittura di Andrea Granchi. Qui vince il Premio Studenti Eccellenti, mostrando il suo lavoro all’Accademia delle Arti del Disegno a Firenze. Durante la ricerca di tesi sul lavoro di Carol Rama, Zoè Gruni si trasferisce a Torino dove incontra di persona l’artista. Nello stesso anno apre lo Spazio d’Arte Contemporanea Studi8 a Pistoia in collaborazione con altri artisti. Attraverso il Centro di Documentazione per l’arte contemporanea di Pistoia mostra i suoi lavori in molte mostre, eventi e open studios nella sua città natale e presenta la sua prima personale Balì Balle Baloo a Palazzo Balì, curata da Silvia Lucchesi. Nel 2010 il suo lavoro viene comprato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e presentato a Palazzo Fabroni all’interno della mostra 1910 –2010: un secolo d’arte a Pistoia, curata da Lara Vinca Masini. Lavora in alcune rappresentazioni teatrali e le sue sculture diventano l’elemento drammaturgico di Conversazione con la pietra, uno spettacolo creato in collaborazione con l’attore e musicista Piero Corso e l’attrice Tania Garribba (Festival Via Cava, Roselle 2007). Nel 2007 inizia la collaborazione con la Galleria Il Ponte di Firenze, che attualmente rappresenta il suo lavoro in Italia, esibendolo in molte Fiere di Arte Contemporanea Internazionali. Tra il 2008 e il 2010, con il curatore Enrico Pedrini, presenta la sua personale metato/metacorpo alla Galleria Il Ponte di Firenze; alla Galleria Depardieu di Nizza (Francia); alla Galleria Entropyart/In/Progress di Napoli e al Teatro Sala Umberto di Roma. A Firenze lavora con C.C.C.S. Strozzina nell’ambito di Open Studios 2009, che fa parte del progetto Toscana In Contemporanea, in collaborazione con il Centro d’Arte Luigi Pecci di Prato. In questa occasione l’artista tiene alcune conferenze per le Università Americane a Firenze. Nel 2010 si trasferisce in California e inizia la collaborazione con la Galleria Fu Xin di Shanghai che mostra il suo lavoro per la prima volta a Los Angeles. Tra il 2010 e il 2012 Zoè Gruni sviluppa Urban Jacklope che, attraverso lo Spazio d’Arte F_AIR di Firenze e il FUA (Florence University of America) curato da Lucia Giardino, coinvolge musicisti e giovani scrittori. Nel 2011 diventa artista-membro della comunità O.C.C.C.A.(Orange County Center for Contemporary Art) in Santa Ana, dove prende parte a Ufora, progetto internazionale di arte relazionale, dove viene invitata come “luminaries artist”. Nel 2012 è artista residente in Raid Project a Los Angeles, dove sviluppa Metropolitan Legend Project che presenta a LA Artcore. Durante i due anni negli Stati Uniti, partecipa a numerose mostre collettive in California (Los Angeles, Santa Monica, Torrance, Irvine, Santa Ana) e il suo lavoro viene selezionato per alcune Biennali (Biennale Giovani Monza, curata da Franziska Nori; 54° Esposizione d’Arte Internazionale La Biennale di Venezia – Lo stato dell’arte, Padiglione Accademie a Venezia; MexiCali Biennial nel Vincent Price Museum a Los Angeles; Sur Biennal nel TAM Museum a Torrance). Nel 2012 Zoè Gruni si trasferisce in Brasile. Mentre vive a Rio de Janeiro, inizia a studiare la cultura brasiliana e il tema del Nomadismo e realizza il video La Mérica in collaborazione con la video-maker Lyana Peck, che presenta all’Ambasciata Italiana in Brasile. Nel 2013 partecipa alla mostra Projeto Identidade, dove il programma d’arte Estudio Movél della TV brasiliana la invita per un’intervista. Nello stesso anno è artista residente al FAAP in San Paolo, dove sviluppa il Projeto Boitatà. L’opera multimediale include una performance musicale, in collaborazione con il gruppo di musicisti sperimentali Tek Tek Gerbelier & Spitz e la ballerina euritmica Marcia Ferriera, che è stata eseguita nella Kunsthalle di San Paolo. Dopo la residenza, la Galleria Progetti invita Zoè Gruni a presentare Boitatà in una personale a Rio de Janeiro. Durante la mostra inizia a collaborare con gli artisti Bernardo Damasceno e Xico Chaves per la realizzazione di Palavrorio, un dibattito aperto tra antropologia e politica. Nel 2014 il suo lavoro viene selezionato in Germania per il Premio Artistico Fondazione VAF, XI edizione: Posizioni attuali dell’arte italiana e la Galleria Il Ponte di Firenze la invita per la seconda volta a tenere una mostra personale dal titolo Le Americhe. In questa occasione viene pubblicato il catalogo Zoè Gruni. 2004-2014 Mitopoiesi, sui suoi ultimi dieci anni di lavoro, con testi di Franziska Nori e Xico Chavez. Nel 2016 crea la scultura intercontinentale Boto Rosa, che viene esposta contemporaneamente in Brasile per Intervenções Bradesco di ArtRio al Museu da Republica di Rio de Janeiro e in Italia per La Torre di Babele a cura di Pietro Gaglianò alle Fabbriche Ex Lucchesi di Prato in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. Nel 2017 Zoè reinterpreta Carmen pra rua una riproposizione della performance Carmen (2007) al Centro Cultural Justiça Federal di Rio de Janeiro in collaborazione con Galeria Transparente. Nello stesso anno inizia ad insegnare alla EAV Parque Lage. Il suo progetto Segunda Pele: Híbrido, memória, reciclagem (Seconda pelle: ibrido, memoria, riciclo) è un corso su performance e scultura.
Per maggiori informazioni: www.galleriailponte.com