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mercoledì 25 dicembre 2024
Online il patrimonio artistico e documentale delle collezioni del Museo Ginori
12-09-2023
Il Museo Ginori è ancora chiuso, ma ha già tante storie da raccontare. Per leggerle e ascoltarle, da oggi è online il sito https://museoginori.org, che rende fruibile a tutti il ricchissimo patrimonio artistico e documentale delle collezioni.
“Il museo – spiega il Presidente della Fondazione Museo Ginori, Tomaso Montanari – è temporaneamente inaccessibile al pubblico, ma è vivo e pronto a condividere conoscenza. Lanciare un sito a museo chiuso è una sfida, ma è anche e soprattutto un’occasione per promuovere un’altra idea di museo e per portare in primo piano quello che comunemente rimane nascosto, ovvero il suo essere un centro di ricerca e di produzione culturale e una comunità impegnata a sviluppare un dialogo critico sul passato, sul presente e sul futuro”.
Il sito https://museoginori.org racconta la storia del museo, cominciata nel Settecento insieme a quella della fabbrica di porcellane creata a Sesto Fiorentino dal marchese Carlo Ginori, e il suo presente: la campagna di restauro delle opere condotta dall’Opificio delle Pietre Dure, con cui è stato siglato un patto di collaborazione; le mostre realizzate a Sesto Fiorentino e a Firenze in collaborazione con il Dipartimento SAGAS dell’Università; i convegni internazionali dedicati agli specialisti e le giornate di studio per gli studenti; le attività didattiche e laboratoriali rivolte ai bambini e agli adulti; l’impegno dei volontari che permettono al giardino del museo di essere già aperto ogni giorno e le passeggiate teatrali nei luoghi dell’antica Manifattura di Doccia.
“Lo staff del museo -annuncia Montanari- ha appena terminato l’inventario digitale di oltre 10.000 opere e il loro trasferimento in un luogo sicuro. Un’apposita sezione del sito documenterà anche l’avanzamento dei lavori di ristrutturazione della sede, che prenderanno finalmente il via questo autunno”.
Nelle pagine dedicate alle Collezioni, il sito presenta le opere più significative del museo, con ampie schede critiche scritte dalle conservatrici Oliva Rucellai e Rita Balleri. Accanto alle celebri ceramiche per la tavola, compaiono sculture in porcellana; modelli in cera, gesso e zolfo; oggetti di uso comune come le targhe per i numeri civici e gli isolatori per le reti elettriche; disegni e prototipi che testimoniano metodi di lavoro e di ricerca; maioliche artistiche e capolavori del Liberty.
Nel Magazine del sito la narrazione si fa trasversale, con articoli di taglio editoriale che raccontano di decori floreali nati dalla passione di Carlo Ginori per le piante esotiche, coltivate in una grande serra nei pressi della manifattura; di sperimentazioni vicine all’utopia per far crescere i coralli sulle porcellane depositate in mare al largo della colonia Ginori di Cecina; di un company profile ante litteram scritto dal Collodi quando il fratello Paolo Lorenzini dirigeva la fabbrica Ginori.
Nel podcast di Tomaso Montanari, la missione e l’identità del museo sono raccontate anche attraverso le parole di don Lorenzo Milani, che alla Ginori fu particolarmente vicino negli anni critici del dopoguerra, quando -per scongiurare i licenziamenti di massa -un nutrito gruppo di operai della manifattura affrontò un memorabile viaggio in bicicletta da Sesto Fiorentino a Milano.
“La cosa più bella di questo sito – racconta Consuelo de Gara, responsabile della comunicazione del Museo Ginori – è che riesce, e riuscirà ancora di più in futuro, a raccontare a tutti un’infinità di storie. Storie di arte, di artigianato, di collezionismo, di gusto, di committenze volubili e stravaganti, di tentativi riusciti e fallimenti, di lavoro creato e perso, di talento e di passione. Storie di persone che in fabbrica hanno imparato un mestiere, costruito comunità solidali in grande anticipo sui tempi e permesso alla Mission, governance, visual identity and a website: the Ginori Museum tells its story Ginori di sopravvivere e di essere la più antica manifattura ceramica italiana ancora in attività e al suo museo (uno dei primi musei d’impresa d’Europa, ora patrimonio dello Stato Italiano) di avere –ancora oggi –una voce”.