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martedì 24 dicembre 2024
"Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2024" in mostra alla galleria Tornabuoni Arte
30-11-2023
Dal 30 novembre 2023 al 22 novembre 2024 la galleria Tornabuoni Arte presenta nella sede di Firenze (Lungarno Benvenuto Cellini, 3) l’Antologia scelta 2024, che, immancabilmente, raccoglie le opere di Arte moderna e contemporanea più significative e importanti che la galleria ha selezionato nel corso dell’ultimo anno. Le opere del catalogo, frutto dell’attento lavoro di ricerca della Tornabuoni Arte e del suo staff durante tutto il 2023, saranno presentate nella sede istituzionale di Firenze (Lungarno Cellini, 3) e durante l’anno nelle altre sedi italiane di Milano, Roma e Forte dei Marmi.
L’Antologia scelta 2024 è accompagnata da una pubblicazione con un saggio dal titolo Cronistoria, a firma della storica dell’arte Sonia Zampini, che introduce al ricco apparato fotografico, oltre che alle accurate schede delle singole opere. La mostra segue idealmente il percorso tracciato da Zampini nel suo testo, un percorso che attraversa il Novecento fino ai giorni nostri, scandito in periodi definiti, che tiene conto di come “la storia dell’arte sia espressione diretta del divenire dei tempi, in grado di persistere e mantenere vivo il suo respiro nel trascorrere degli accadimenti.” La Storia d’altronde “determina il contesto in cui crescono e si affermano le definizioni del pensiero e le espressioni intellettuali e artistiche ad esso collegate.”
L’esposizione nella sede fiorentina inizia con Rientro dal lavoro, un dipinto del 1918 di Plinio Nomellini che, meglio di altri, ha saputo ritrarre l’Italia di un tempo, in particolare la Toscana, sua terra d’origine, con un realismo idilliaco e rarefatto, grazie alla pennellata luminosa e cangiante, caratteristica di questa fase della sua carriera. Da Nomellini passiamo agli anni che hanno visto l’avanzata del Fascismo in Europa e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ne sono testimoni personaggi come Pablo Picasso, presente con Tasse et paquet de tabac, un olio su tela del 1922, rivoluzionario, dove le linee e i volumi della natura morta raffigurata assumono una dimensione grafica e cromatica bidimensionale, che farà da apripista alle nuove sperimentazioni del secolo. Sul fronte italiano, invece, troviamo esempi di artisti come Mario Tozzi con Donna e musica, del 1931, oppure Fausto Pirandello che, a pochi anni di distanza, nel 1939, eseguiva Le Bagnanti, esposto alla XXII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. In entrambe queste opere, dove è centrale il corpo femminile, anche se in una diversa declinazione, c’è un’esaltazione e un ritorno al classicismo.
Procedendo in questo excursus cronologico, parallelo allo scorrere della Storia, ci soffermiamo su altri capolavori come Nascita di Venere che Alberto Savinio dipinse nel 1950 - in mostra ci sono altri dipinti dello stesso autore più o meno coevi - dove la classicità del Mito viene reinterpretata e filtrata attraverso le suggestioni surreali e metafisiche che lo contraddistinguono. Gli fa da contraltare Ottone Rosai con Strada, della metà degli anni ’50, che ci ricorda uno degli scorci tipici di via San Leonardo a Firenze, dove Rosai ha avuto la sua casa studio dal 1933 al 1957.
A segnare il passaggio agli anni ’60 è una tela emblematica di Giorgio de Chirico, Ettore e Andromaca, dove come il fratello Savinio, l’artista si appropria di un tema greco, qui l’Iliade di Omero, e lo mette in scena secondo i canoni della pittura metafisica. Del 1960 è anche Volume, una delle idropitture in nero di Dadamaino, dove è evidente la sua rottura con la pittura tradizionale verso una fase di sperimentazione e di ricerca. In mostra anche Gradazione 15N nero bianco su nero, 1966-1972, di Marina Apollonio una delle artiste italiane più rappresentative del movimento Ottico-Cinetico internazionale che iniziò la propria ricerca creativa di comunicazione visiva proprio agli inizi degli anni ’60. Tra le donne che hanno avuto un ruolo incisivo nella storia dell’arte, non poteva mancare Carla Accardi, con più lavori, come il bellissimo Senza titolo, vernice su sicofoil, del 1967, rarissimo per le sue dimensioni (4 metri).
L’ultima parte dell’Antologia 2024, di cui abbiamo citato solo alcuni, tra i tanti maestri italiani e internazionali in esposizione, si concentra sui movimenti e le correnti che hanno segnato l’arco temporale dal 1980 al 2000, dalla Transavanguardia con Mimmo Paladino e Sandro Chia, all’Arte Povera con Jannis Kounellis, Gilberto Zorio, Michelangelo Pistoletto che, qui, è rappresentato da uno dei suoi quadri specchianti famosi, del 1988, dove ritrae Marisa Palazzolo sorridente, appoggiata a un prezioso mobile antico. Un piccolo e significativo nucleo di opere è dedicato alla poetica di Alighiero Boetti, tra cui Lavoro postale (Permutazioni con calligrammi), 1989, dove ha combinato francobolli e buste da lettera, secondo tutte le possibili variabili, come fossero colori e pennelli. E ancora Arman, Alberto Burri, Enrico Castellani, Christo, Tony Cragg, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Mario Schifano, Emilio Vedova, Arnaldo Pomodoro le cui grandi sculture abitano molte delle piazze nel mondo, esempio ne è in questa sede Ruota I, 1995, in bronzo. Qui, come nelle altre, Pomodoro analizza il rapporto tra materia e segno con un linguaggio ricco di suggestioni arcaiche.
Questa incredibile rassegna si chiude con quelli che sono gli esempi più contemporanei della produzione artistica, con una recentissima delocazione di Claudio Parmiggiani del 2023, Senza titolo, una meravigliosa “scultura d’ombra”, così come il filosofo e storico dell’arte Georges Didi-Huberman ha definito questi lavori realizzati con fuoco, fumo e fuliggine, che lasciano il ricordo, l’impronta come in un negativo, dei corpi e degli oggetti che lì esistevano.
Infine, tra le opere scelte da Tornabuoni Arte, si colloca Pezzi di Pace, realizzata nel settembre 2023 da Felice Limosani, esperto di avanguardie espressive e delle Digital Humanities, (ricordiamo che il primo esemplare di questo ciclo di opere è stato presentato ed è tuttora esposto nella corte di Palazzo Bartolini Salimbeni a Firenze, sede della Collezione Roberto Casamonti): un obelisco in lamina d’acciaio rotante, che si erge verso il cielo, una congiunzione tra la dimensione umana e il luogo delle idee.
Tornabuoni Arte Firenze - Lungarno Benvenuto Cellini, 3 orari apertura mostra: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 / 15.00-19.00; ingresso libero