Home > Webzine > Lettura > "Rose" e "Orfeo. Euridice. Hermes": incontro su Rainer Maria Rilke al Libraccio di Firenze
sabato 02 novembre 2024
"Rose" e "Orfeo. Euridice. Hermes": incontro su Rainer Maria Rilke al Libraccio di Firenze
15-02-2022
Martedì 15 febbraio 2022, alle ore 18.00, le Edizioni Press e Archeos presentano l'incontro dedicato allo scrittore e poeta Rainer Maria Rilke alla libreria Libraccio di Firenze (Via de' Cerretani 16R), in occasione della pubblicazione dei volumi "Rose" e "Orfeo. Euridice. Hermes" nella nuova traduzione di Mario Aiazzi Mancini. Interviene insieme al traduttore Nicola Mariotti, letture di Cinzia Calamai.
Le "Rose" scritte direttamente in francese, tra il 1924 e il 1926, dopo la grande esperienza delle Elegie Duinesi e dei Sonetti a Orfeo, tornano dichiaratamente sul mistero del canto che sorge dal “cuore segreto della Terra”. In esse racchiuso e manifestato come una “unità” dei discordi. Contraddizione tanto “pura” quanto apparente, infinita presentazione senza esaurimento. Aperte e chiuse, prossime e lontane, piene e vuote, morte e vive … Le rose fioriscono e si sfogliano come centro orfico inaudito, in quanto se ne ascolta oltanto l’eco remota che sancisce la nascita del poema per un ascolto che rinnova sia pure al limite estremo la scrittura poetica, esentandola dalla responsabilità soggettiva, per affidarsi soltanto alla traccia infinita del dio perduto, come a un evento di natura: “un altro fiato, un respiro nel Dio, un vento”. Questa nuova traduzione cerca di seguirne l’istanza sorgiva, sulla scorta dell’intima vibrazione che anima l’originale, massimamente testualizzato, nello speranzoso tentativo di lasciarla risuonare in proprio come identica e sommessa. Perché è dal silenzio che si leva; dal passo pudico con cui ogni lingua si accosta al proprio indicibile, differenziandosi da ogni altra. Appena un’incrinatura, un palpito lieve – un canto a bocca chiusa – dove si segna quella frontiera intima al poter dire che, ogni volta, si tratterebbe di riprodurre in traduzione.
"Orfeo. Euridice. Hermes" nelle parole di Mario Ajazzi Mancini: «Riprendere Orfeo. Euridice. Hermes in traduzione, dopo alcune splendide versioni che hanno caratterizzato con risolutezza l’impatto di Rilke in Italia – da Leone Traverso e Vincenzo Errante, a Antonio Prete, passando per l’ammirevole Giaime Pintor e molti illustri germanisti – sarebbe impresa vana, addirittura sfrontatezza, se non si avvertisse un’urgenza ulteriore, simile a quella che ha animato una versione dei Sonetti qualche anno addietro. Rinnovato interesse che mette in relazione l’elaborazione rilkiana con alcuni tratti del pensiero psicanalitico in merito non solo all’impatto della pulsione di morte, la distruttività insita nella vita – di cui la narrazione del poemetto è illustrazione–, ma soprattutto ad un motivo orfico che Freud non aveva traguardato con la solita attenzione, trattandosi, se vogliamo,di un amore – potremmo dirlo di transfert – tanto reale da mancare la presa e divenirne emblema (...)».
Rainer Maria Rilke (Praga 1875 – Valmont 1926). Sperimentatore e innovatore del linguaggio poetico, ha impresso svolte decisive alla sua produzione, passando dal soggettivismo neoromantico a quella “poesia oggettiva” che ne ribalta lo statuto, a vantaggio di una rappresentazione della realtà. L’incontro a Monaco con Lou Andreas Salomé gli consentì di aprirsi alla filosofia e alla psicanalisi (conoscendo personalmente Freud) e di intraprendere viaggi formidabili – matrice forse di continue peregrinazioni, fino all’approdo al castello di Muzot nel 1922, dove portò a compimento l’opera di una vita: le Elegie Duinesi e i Sonetti a Orfeo. Di questa grande avventura si ricordano soprattutto le tappe fondamentali delle Nuove Poesie (1907), dei Quaderni di Malte Laurids Brigge (1909), dei Requiem dello stesso anno, nonché delle ultimissime raccolte scritte in francese, Verzieri, Rose, Quartine Vallesane. Riposa nel cimitero di Raron, sotto una lapide che reca l’epitaffio scritto di proprio pugno: Rosa, pura contraddizione. Piacere di essere il sonno di nessuno sotto infinite palpebre.
Mario Ajazzi Mancini, psicanalista, traduttore e scrittore a Firenze. Si occupa di psicanalisi e poesia; di teoria e pratica della traduzione, con particolare riguardo all’opera di Freud e alla poesia di lingua tedesca (Hölderlin, Trakl, Kafka, Rilke, Celan); al pensiero francese contemporaneo (Lacan, Derrida, Blanchot). È socio fondatore, con Alexander Lonquich e Cristina Barbuti, di Kantoratelier – arte psiche musica teatro e direttore, con Matteo Bonazzi e Silvia Vizzardelli, di SKIA. Summer School di Estetica e Psicanalisi. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, L’esordiente innamorato, presso l’editore Castelvecchi.