L'attenzione e l'indugio sono virtú da coltivare per i loro effetti positivi. La velocità porta con sé un'erosione culturale di cui ancora non siamo in grado di valutare le conseguenze. Meglio seguire l'aureo motto «affrettati lentamente»: soprattutto davanti ai messaggi che la lingua dei testi ci comunica.
Un elogio della lentezza. Questo è un elogio della lentezza, intesa come elogio della lettura e della scrittura attenta. Se scrivere è indugio intorno al «fare», e leggere un restare in totale compagnia di se stessi, percorrendo un percorso individuale, il testo in quanto oggetto privilegiato deve di conseguenza assorbire ogni attenzione. E l’attenzione e l’indugio sono virtú da coltivare per i loro effetti positivi soprattutto in un’età come la nostra, l’età della velocità. E la velocità porta con sé, insieme ai notevoli agi, un’erosione culturale di cui ancora non siamo in grado di valutare le conseguenze.
Gian Luigi Beccaria, linguista e critico letterario, ha pubblicato per Einaudi i seguenti titoli: L'autonomia del significante (1975 e 1989), I nomi del mondo (1995 e 2000), Tra le pieghe delle parole (2009), Il mare in un imbuto (2010), Mia lingua italiana (2011), Alti su di me. Maestri e metodi, testi e ricordi (2013), L'italiano che resta (2016), Il pozzo e l'ago. Intorno al mestiere di scrivere (2019), In contrattempo (2022); ha curato il Dizionario di linguistica e filologia, metrica, retorica (1994, 1996 e 2004).
Per ulteriori informazioni: www.leggerepernondimenticare.it