Un vero e proprio vademecum per sovvertire le regole del sistema al grido di “fanculo il patriarcato” quello di Mona Eltahawy, che la rivista Newsweek ha nominato tra le "150 donne senza paura del 2012", e il Time una delle attiviste più influenti al mondo. La scrittrice dal 21 al 26 maggio sarà in tour Italia per presentare il suo libro, edito da le plurali editrice, creando momenti di incontro con ospiti e talk. Il tour arriva a Firenze il 24 maggio.
La tappa di Firenze si terrà presso il cinema La Compagnia (via Camillo Cavour 50R) alle ore 19. Mona Eltahawy dialogherà con l’assessora alle Pari opportunità del Comune di Firenze Benedetta Albanese, l’attivista e politica Antonella Bundu e Claudia Morini di Tocco di CinematograFica. L’evento ha avuto il sostegno del Comune di Firenze. A seguire ci sarà l’aperitivo multietnico (6 euro) “Peccati di gola”, con un simpatico gioco a premi, organizzato dall’associazione Nosotras, e la proiezione (6 euro) del film Born in flames (1983), con un messaggio video della regista Lizzie Borden e un’introduzione a cura di CinematograFica. L’incontro con Mona Eltahawy è a ingresso libero. L’iniziativa si tiene all'interno della rassegna di cinema e dialoghi femministi "Mai Mute", creata da CinematograFica e organizzata grazie al contributo di Fondazione CR Firenze. Il tour (che toccherà anche Torino, Milano, Bologna, Pisa, Napoli e Roma) è organizzato dall’associazione Uniche ma plurali Odv e dalla casa editrice le plurali. L’autrice sarà ospite nelle principali città italiane dove incontrerà il pubblico e dialogherà con ospiti, associazioni e istituzioni per sensibilizzare sui temi dei diritti delle donne, della violenza di genere e dell’attivismo delle donne nel mondo.
Mona Eltahawy è una pluripremiata editorialista e relatrice pubblica internazionale su questioni arabe e musulmane e sul femminismo globale. Nata in Egitto, ha vissuto nel Regno Unito, in Arabia Saudita e in Israele, ora vive tra il Cairo e New York. È autrice di Perché ci odiano (Einaudi, 2015) e collabora alle pagine di opinione del New York Times. Durante la rivoluzione di 18 giorni che ha rovesciato il presidente egiziano Hosni Mubarak, è apparsa sulla maggior parte dei principali media, portando il sito web femminista Jezebel a descriverla come “La donna che spiega l’Egitto all’Occidente”. È diventata leader di un vero e proprio movimento contro l’oppressione femminile nel mondo arabo, quando sull’onda del #MeToo, salito alla ribalta per il coinvolgimento di Hollywood, ma nato dalle proteste delle donne afroamericane contro la violenza razziale di genere, ha lanciato l’hashtag #MosqueMeToo, per denunciare le violenze subite da lei e da tante altre donne in ambito religioso. Durante le rivolte di piazza Tahrir in Egitto, ha fatto conoscere al mondo le violenze subite dagli attivisti arrestati per mano della polizia egiziana, di cui lei stessa è stata vittima, riuscendo a salvarsi la vita grazie a un tweet e alla solidarietà internazionale. Eltahawy è stata giornalista in Medio Oriente per molti anni, di cui sei come corrispondente Reuters e ha lavorato per vari media da Egitto, Israele, Palestina, Libia, Siria, Arabia Saudita e Cina. Nel 2012, la Missouri School of Journalism le ha conferito la medaglia d'onore per il servizio distinto nel giornalismo. Nel 2009, l'Unione europea le ha conferito il premio Samir Kassir per la libertà di stampa e Search for Common Ground l'ha nominata vincitrice del premio Eliav-Sartawi per il giornalismo mediorientale. Si definisce un'orgogliosa musulmana liberale. Nel 2005 è stata nominata Leader musulmana di domani dall'American Society for Muslim Advancement e fa parte del Communications Advisory Group for Musawah, il movimento globale per la giustizia e l'uguaglianza nella famiglia musulmana.
Sette peccati necessari, pubblicato in lingua originale nel 2019, dopo un successo internazionale, arriva in Italia grazie alla casa editrice indipendente le plurali, nata nel 2021 con l’obiettivo di valorizzare la voce autoriale e la professionalità delle donne, in un’ottica intersezionale e internazionale. Quali sono i sette peccati che le donne devono commettere per essere libere? Rabbia, attenzione, volgarità, ambizione, potere, violenza, lussuria. Mona Eltahawy ribalta il punto di vista delle donne attraverso la consapevolezza, elenca dati, numeri e avvenimenti simbolo della violenza di genere in tutto il mondo, racconta la storia e l’ispirazione di attiviste, che hanno sfidato il sistema in Cina, India, Uganda, Brasile, ma anche nel mondo Occidentale, negli Stati Uniti in primis. Mona Eltahawy, come scrive nella prefazione al libro l’autrice Igiaba Scego, candidata quest’anno al Premio strega, «costruisce non solo un vocabolario di lotta e rivoluzione, ma crea un nuovo linguaggio dove i corpi, qualsiasi sia la propria concezione di sé come genere, appartenenza o geografia, costruiscono una rivoluzione personale che è pronta a diventare universale».
Per maggiori informazioni: www.lepluralieditrice.net